Nasce la Fondazione Piano Strategico: governance, trasparenza e primo affidamento diretto da parte del Comune

Nasce la Fondazione Piano Strategico: governance, trasparenza e primo affidamento diretto da parte del Comune

Non è stata ancora ufficializzata pubblicamente ma ha già ricevuto 17mila euro dall'amministrazione comunale per la promozione degli eventi culturali del 2023 all'interno del progetto di candidatura della città di Rimini a capitale italiana della cultura. Nel cda della Fondazione l'immancabile Ermeti, il direttore del Meeting e il presidente dell'Ordine provinciale degli architetti.

La rivoluzione è praticamente già avvenuta ma chi ne sa qualcosa? All’interno del Piano strategico di Rimini, quello che il prof. Stefano Zamagni ama definire «forum di cittadini» e al quale attribuisce effetti “miracolosi”, come lo scampato allagamento, è avvenuta una mutazione importantissima. In un «forum di cittadini», i cittadini dovrebbero essere i primi a sapere. Dovrebbero.
Ecco i fatti. Con una Determinazione Dirigenziale del 6 settembre a firma del responsabile settore “Sistemi culturali di città”, è stato deciso un affidamento diretto alla Fondazione Piano Strategico di Rimini per 17mila euro. Lavorerà al progetto di candidatura della città di Rimini a Capitale italiana della cultura, vedremo poi i dettagli. La Fondazione è ancora un mistero per i più ma già opera e incamera risorse pubbliche.
Alla data del 6 settembre la suddetta Fondazione era uccel di bosco per la cittadinanza. In pochi ne avevano sentito parlare, né sul sito internet del Piano strategico c’era (e non c’è nemmeno oggi) traccia del nuovo soggetto. Online ci si può imbattere in un sito registrato ma ancora “scatola vuota”: fondazionepianostrategico.it.
Così il 15 settembre Rimini 2.0 invia una richiesta di chiarimenti al Piano strategico. Facendo riferimento alla Determinazione Dirigenziale, fa presente che non sembra risultare l’esistenza “pubblica” e l’operatività della Fondazione e si chiedono delucidazioni: quando è stata costituita, chi ne fa parte, quali sono gli organi e le finalità statutarie e se è possibile ricevere qualche documento ufficiale riguardo l’esistenza e l’operatività della Fondazione.
Quattro giorni dopo ecco arrivare la risposta. Ci informano che «la Fondazione Piano Strategico è nata come trasformazione dell’Agenzia Piano Strategico S.r.l., con atto notarile stipulato nel novembre 2022. La notizia della trasformazione era stata anticipata da un’intervista del Sindaco pubblicata dalla stampa locale il 18 settembre 2022. A seguito dell’atto notarile, sono stati necessari alcuni mesi per svolgere tutti gli adempimenti necessari per rendere esecutiva la trasformazione nonché per l’ottenimento del riconoscimento giuridico prefettizio, ottenuto nello scorso maggio 2023, oltre a due ulteriori mesi previsti dalla procedura di riconoscimento per la presentazione di eventuali osservazioni. In tal senso, la trasformazione è diventata esecutiva dallo scorso mese di luglio 2023 ed è attualmente in corso il conseguente adeguamento dei nostri strumenti di comunicazione».
Quindi il «forum di cittadini» per comunicare all’esterno, alla città di Rimini, la volontà di trasformare la governance del Piano strategico (non proprio l’ultima delle decisioni) si affida al sindaco? E comunque, in quanti avranno avuto occasione di leggerla quell’intervista? Ricordiamo che stiamo parlando del Piano strategico «forum di cittadini», tanto sbandierato dal prof. Zamagni e anche, addirittura, da Cl nel suo organo di informazione ufficiale. Vedremo anche questo tra poco.

Le parole del sindaco, sotto il titolo «Il Piano strategico diventa Fondazione» (Corriere Romagna, 18 settembre 2022) furono abbastanza generiche. «Come enti territoriali abbiamo deciso di far fare a questa realtà un salto di qualità e di proporre la trasformazione del Piano strategico in una Fondazione di partecipazione». Aggiungeva che «si tratta di uno strumento in qualche modo ibrido tra fondazione tradizionale e forme associative, che si differenzia dalle normali Fondazioni specificamente perché prefigura una collaborazione tra gli enti pubblici e le strutture private per fini di interesse pubblico. L’individuazione della Fondazione di comunità per la “nuova era” del Piano strategico è stata determinata dal fatto che si tratta di uno strumento utilizzato soprattutto dagli enti pubblici per realizzare progetti e iniziative volti al benessere della collettività, che prevedano il coinvolgimento di privati e siano in grado di incanalare risorse per fini di pubblica utilità». Poche righe, che davano tutto per acquisito e che rimandavano alla ratifica all’interno del Forum.
Due domande: perché non portare a conoscenza dei cittadini in maniera diretta i motivi alla base dell’importante cambiamento? Perché, magari, non interpellarli nel merito? Va ricordato che fu il consiglio comunale di Rimini, nel 2010, ad approvare con voto unanime l’atto d’indirizzo del Piano strategico, definito «strumento di riferimento per la costruzione di una visione partecipata e condivisa sul futuro della città». Di fatto, invece, i riminesi vengono a conoscenza della trasformazione a fatto compiuto.
Ma vediamo quello che rende noto il Piano strategico rispondendo alle nostre domande. «Al momento, il socio della Fondazione è, come era per l’Agenzia Piano Strategico, il socio fondatore, Associazione Forum Rimini Venture, che ha deliberato la trasformazione all’unanimità. La governance della Fondazione ha un cda, attualmente composto da Maurizio Ermeti, Emmanuele Forlani, Gabriella Filomena Marangelli, e che sarà integrato nei prossimi mesi».
Non esiste una vera e propria sezione “trasparenza” né sul sito del Piano strategico e né su quello dell’Agenzia, che sarebbe invece molto opportuna, trattandosi di «forum di cittadini», anche se non obbligatoria. Sul primo si trova un documento sulla “trasparenza” per il solo anno 2018 e per le sole notizie relative a «sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e a vantaggi economici di qualunque genere ricevuti dalle pubbliche amministrazioni», sul secondo esclusivamente «bandi e avvisi». Convocazioni di assemblee, verbali, decisioni ratificate, bilanci, nulla di nulla. Dunque la deliberata «trasformazione all’unanimità» va accolta a scatola chiusa.
Maurizio Ermeti è stato il presidente dell’Associazione e l’amministratore unico dell’Agenzia, che era nata nel 2013 con un capitale sociale di 10mila euro come braccio operativo dell’Associazione. Ermeti è l’eterno presidente del Piano strategico: se è vero che l’Associazione Forum del Piano Strategico è stata ufficialmente costituita nel 2008, a guidarla c’è stato sempre lui per 15 anni. Negli ultimi 10 anni è stato anche a capo dell’Agenzia. Ora è il pilota della Fondazione. Emmanuele Forlani è il direttore del Meeting dal 2019, il terzo componente è l’attuale presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Rimini.
Alla presentazione del Meeting il sindaco Jamil Sadegholvaad disse: «Sono certo che il Meeting sarà parte attiva del percorso di candidatura e oltre la candidatura, così come Rimini continuerà a essere amica del Meeting per il futuro». Ma al Meeting si è fatto vedere solo in occasione della messa inaugurale ed era in Cina quando nel quartiere fieristico è atterrato il presidente della Repubblica. Ora, alla luce della presenza di Forlani nel cda della Fondazione, appare più chiaro il filo diretto teso tra palazzo Garampi e il Meeting.

Non è passato inosservato un articolo comparso sulla rivista di Cl, si chiama Tracce, numero di luglio-agosto 2023. Il significato della presa di posizione si può leggere sul sito del movimento ecclesiale: «Rimini, una storia di sussidiarietà». Ne prendiamo il succo dal sommario: «Non è un caso se la città di Fellini è stata risparmiata dall’alluvione. Tutto inizia nel 2008 con la nascita di un forum delle realtà sociali che lavora per disegnare il futuro della città. Poi un alleanza con il Comune e le imprese. Ecco come è andata». E come è andata lo sappiamo perché la tesi è la stessa uscita dalla bocca del prof. Zamagni, di cui ci siamo già occupati, e diffusa dal quotidiano cattolico Avvenire. In più l’organo informativo di Cl ci aggiunge un tocco di ideologia sussidiaria mal riposta perché avrebbe fatto molto meglio a indirizzarla sulla candidatura di Capitale della cultura calata dall’alto: «La città di Fellini salvata dalle acque grazie al dialogo e alla collaborazione tra le associazioni e le istituzioni: una bella lezione per chi teorizza che lo Stato deve provvedere a tutto. Ma anche a chi sostiene che non è possibile prevenire certi eventi eccezionali».
Com’è noto a chi conosce la materia, i veri interventi strutturali che hanno messo in sicurezza la città dal punto di vista degli allagamenti sono stati concretizzati ben prima che Ermeti & C. facessero la loro apparizione e sono da ascrivere soprattutto alla realizzazione del deviatore Marecchia e del deviatore Ausa e Mavone. Tra l’altro nell’articolo di Tracce vengono riportate dichiarazioni che lasciano immaginare che l’iter del progetto sulla separazione della rete fognaria sia stato avviato dal Piano strategico, quando invece nasce durante la giunta Ravaioli sotto la spinta di una protesta accesa (“Basta merda in mare”) e di provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Sta di fatto che il «Piano generale della rete fognaria del Comune di Rimini» che ha posto le basi del Psbo reca la data «febbraio 2006» ed è anche figlio di un “tavolo permanente di lavoro” costituito nel 2004. Poi arrivò la Delibera Consigliare n. 22 del 18 febbraio 2010 “Atto di indirizzo in materia di fognature e depurazione” che sostanzialmente raddrizzò il tiro: non più solo la separazione della rete fognaria nell’area di Rimini Nord e mantenendo il sistema di tipo misto per la rimanente parte della città, ma separazione totale delle reti fognarie tramite la posa di nuove condotte per le acque nere e la trasformazione delle condotte di rete mista in condotte di rete bianca, ad esclusione del centro storico. Altri ritocchi seguirono, ma la strada era segnata.

Andiamo avanti riferendo quanto ci è stato comunicato dal Piano strategico a proposito della nuova Fondazione: «Le finalità statutarie sono quelle che hanno contraddistinto da sempre l’attività del Piano Strategico quindi, in estrema sintesi, advisoring agli enti in tema di pianificazione e progettazione strategica, progettazione internazionale, attività di co-progettazione, facilitazione e partecipazione, supporto alla realizzazione, promozione e comunicazione di progetti strategici, elaborazione di documenti strategici. L’esigenza di trasformare Agenzia Piano Strategico S.r.l. in Fondazione di Partecipazione è maturata alla luce di diverse considerazioni che hanno riguardato, essenzialmente, la volontà di rafforzare il Piano Strategico in termini di governance, attraverso il consolidamento del senso di appartenenza degli enti promotori e degli stakeholders territoriali e l’ulteriore ampliamento della rete dei promotori. Il tutto allo scopo di potenziarne l’operatività e garantirne una continuità nel tempo che lo renda ancora più efficace nell’azione».
Ma i documenti ancora non sono pubblici, alla faccia del forum dei cittadini, «lo statuto della Fondazione sarà reperibile in rete non appena ultimato l’aggiornamento del sito».

Veniamo alla determina che assegna 17mila euro alla Fondazione. La premessa è che «siamo nel vivo del percorso di candidatura della città di Rimini a Capitale italiana della cultura 2026» e c’è la «necessità di potenziare l’attività di promozione della candidatura, in particolare incrementando la comunicazione degli eventi e delle iniziative del 2023 ad essa collegate, attraverso adeguate strategie di marketing e l’utilizzo di strumenti di diffusione digital». Da qui la volontà politica di «affidare ad un soggetto esterno, di comprovata esperienza nel settore, la definizione della strategia di comunicazione e la direzione della linea editoriale dei contenuti promozionali, in sinergia con i referenti delle istituzioni culturali e degli organizzatori degli eventi e coinvolgendo nella comunicazione anche altri soggetti utili alla promozione delle iniziative», delegando «allo stesso soggetto esterno la promozione degli eventi e delle iniziative legate al percorso di candidatura, attraverso idonee attività di comunicazione quali: la creazione e gestione di apposite pagine social “Rimini cultura 2026”; la produzione e diffusione di video; la progettazione e realizzazione di materiale grafico promozionale degli eventi e delle iniziative (manifesti, immagini per siti web, altri materiali grafici necessari per la promozione)». Avanti, ma ha ancora senso scomodare il «forum di cittadini»?

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