Nell’analisi del voto Gnassi fa il bullo, ma al centro destra la lezione di domenica insegna qualcosa

Nell’analisi del voto Gnassi fa il bullo, ma al centro destra la lezione di domenica insegna qualcosa

Gnassi fa il bullo da scuola media quando sostiene che solo i sindaci del centro sinistra sanno stare fra la gente e amministrare bene ... per cui vincono. Ma non sbaglia quando dice che la partita delle amministrative è tutta un'altra gara rispetto al voto nazionale ed europeo. Non si vince senza il candidato giusto. Senza i temi giusti. Senza le alleanze giuste.

«Abbiamo ribaltato il risultato delle Europee. Perché quando contano i fatti, i cittadini non si fanno prendere in giro da felpe, rosari e frottole». Andrea Gnassi non ha vinto nulla il 26 maggio, ed anzi il suo secondo mandato rischia di concludersi molto al di sotto delle aspettative. Eppure la vena polemica e da primo della classe che a volte non riesce a tenere a freno, ha preso il sopravvento, quando avrebbe fatto meglio a tacere. Il suo appoggio al sindaco di Santarcangelo è contato quanto il due di coppe quando comanda denari: Alice Parma avrebbe vinto al primo turno anche senza il sermone a favore pronunciato dal sindaco di Rimini. Non aggiungono nulla le felpe ma nemmeno le chiacchiere fra l’ideologico e il fumus.
Invece, come ha ricordato quel volpone di lungo corso che risponde al nome di Maurizio Melucci, che la politica la mastica molto, ma molto di più del rampante di palazzo Garampi, a Bellaria Gnassi ha tenuto a battesimo il “laboratorio” (con Pizzarotti, altro trombato il 26 maggio, e Nando Fabbri) formato da quei quattro gatti del Pd il cui appeal politico è ormai pari a quello di Flavio Briatore fra i metalmeccanici della Fiom, che è poi approdato al sostegno della candidatura Bucci. Com’è noto, ha rivinto il centro destra.

Andrea Gnassi rischia di terminare il suo secondo mandato, nel quale con un filo di gas avrebbe dovuto realizzare i progetti che Rimini attende da mezzo secolo, senza tagli di nastri sostanziosi. Il parco del mare è un gigantesco punto interrogativo e quel che forse si realizzerà sarà un piccolo bluff rispetto alla sostanza annunciata, ovvero una minuscola porzione di arredo urbano; il megagalattico “piano di salvaguardia della balneazione ottimizzato” per il momento ottimizza i ritardi (vedasi cantiere di piazzale Kennedy) e, strettamente connessi, gli enormi disagi nel cuore di marina centro e le ripercussioni economiche negative su tanti imprenditori del turismo. Ma il Psbo è anche un mistero della fede ambientale: sui risultati effettivi sarà tutto da vedere e comunque necessita già di sostanziali modifiche e integrazioni che comporteranno altri costi (il tutto ad esclusivo beneficio di Hera che incassa senza gare) oltre a quelli ingentissimi già finiti in bolletta.
Sorvoliamo sul Trc, ad oggi da ascrivere al capitolo delle comiche, sulla grana di Acquarena e su tanto altro. Facciamo finta di niente sulle risorse drenate nel centro storico e che ingesseranno i bilanci futuri, lasciando crescere sacche di protesta nelle periferie abbandonate, difficili da gestire alle prossime elezioni comunali per gli eredi di Gnassi. Non sorvoliamo invece sul processo Aeradria, che potrebbe riservare sorprese sgradite anche sul cammino di un sindaco che dopo la parentesi di Rimini lecitamente potrebbe aspirare ad altre poltrone. Ha poco da fare il bulletto, dunque.

Però Gnassi è un furbo e non è uno scalzo. Vive di politica da una vita. La sua vita è la politica. La sua professione è la politica. Ha fiuto. C’è qualcosa da imparare anche da lui. Che cosa? Ha ragione quando dice che la partita delle amministrative è tutta un’altra gara rispetto al voto nazionale ed europeo. Da un candidato sindaco gli elettori vogliono garanzie, serietà, non improvvisazione. Non chiedono che si spari nel mucchio in permanente polemica contro tutto e tutti. Il tema degli immigrati e della sicurezza funziona dove immigrati e sicurezza sono un problema vero. Un esempio è quello di Ferrara, dove non a caso il candidato leghista Alan Fabbri ha chiuso il primo turno al 48,44% contro il 31,75% di Aldo Modonesi in rappresentanza del Pd e di altre forze.

Per il centro destra rischia di essere già tardi mettersi al lavoro oggi per le elezioni del 2021. Figurarsi domani o dopo domani o in autunno. Gnassi ha ragione quando dice «la Lega si tolga l’illusione di vincere a mani basse». Non si vince senza il candidato giusto. Senza i temi giusti. Senza le alleanze giuste.

Gnassi invece racconta balle quando sostiene che il centro destra non vincerà perché la “città sta cambiando”, lasciando intendere che ormai la città ideale l’ha disegnata lui. Ci ha provato, ma con molte falle. Gnassi fa il bullo da scuola media quando sostiene che solo i sindaci del centro sinistra sanno stare fra la gente, interpretare il cambiamento, metterci la faccia, amministrare bene e altre banalità ideologiche. Riccione, Bellaria, Morciano, Coriano eccetera eccetera eccetera, così come il panorama nazionale delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali (l’ultima Regione persa dalla sinistra è il Piemonte) dicono che la verità è un’altra. La città turistica, nei fatti, la sta cambiando Riccione molto più di Rimini.

L’idea di città di Gnassi è nota. Qual è l’idea di città del centro destra? Qual è l’idea di turismo? Inutile nascondere che sarà questo uno dei tavoli principali sui quali si disputerà la Champions del 2021. E ugualmente sarebbe da ipocriti far finta che le alleanze vincenti non vadano cercate fra gli “attori” del turismo.
E’ un dato oggettivo, inconfutabile anche per il bullo, che l’economia principe di Rimini da anni sta perdendo colpi e viaggia verso un impoverimento senza fine. Altre realtà, in Italia e all’estero, stanno facendo la storia del turismo, non Rimini. Purtroppo. Per capirlo bastava essere seduti in platea al centro congressi del Grand Hotel di Rimini alla giornata di studi organizzata da Teamwork di Mauro Santinato il 24 maggio scorso (Destination Lab). Dove si sono ascoltate esperienze straordinarie, dinamiche, innovative, provenienti da destinazioni che non hanno certo il blasone di “capitale del turismo”, che si chiamano ad esempio Arezzo o Slovenia.

Fra due anni a fare la differenza per il centro destra saranno il leader e il suo radicamento sul territorio, dentro la città, fra la gente. Sarà un leader espressione di un sentire comune, di realtà sociali, culturali, economiche. Saranno un leader, e possibilmente anche una squadra, di uomini e donne “vissuti”, con una visibilità e dei ruoli credibili, che abbiano dimostrato la loro credibilità nella professione, nella conduzione dell’azienda e così via. Che abbiano rapporti e relazioni che contano anche fuori Rimini. Che sappiano attorniarsi di figure competenti per disegnare il futuro di Rimini sciogliendo i nodi che zavorrano la crescita della città. Senza polemiche, o quasi, contro i dieci anni passati.

Via Gnassi il Pd sarà alle prese con la difficoltà di mettere insieme un leader spendibile. Rischierà di seguire la strada di un candidato con la felpa di Gnassi. Probabilmente per giocarsela dovrà richiamare al fronte Emma Petitti. Avrà forse arnesi “vecchi” da giostrare. “Esistono posti dove i comunisti vincono ancora, no pasaran!” ha commentato su Facebook la mente del Pd riminese, Lino Gobbi, il risultato del 26 maggio a favore dei sindaci locali del Pd. Congedandosi con un “è tutto dalla Stalingrado sulla riviera!”. Poi però alle amministrative di Rimini, Gobbi s’è dovuto inventare il patto civico per Gnassi insieme ad un ex craxiano ed ex berlusconiano per far vincere i comunisti. Ma questo è fuoco di paglia. Temi da sfoderare a due anni dalle elezioni e da mettere subito in soffitta. Nel 2021 solo leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, coerenza. Come insegna Calvino.

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