La miglior difesa è l’attacco: e nel caso della querelle sulla "cittadella della sicurezza" la difesa è solo tesa a coprire le proprie lacune.
Ogni volta che il Sindaco di Rimini veste, per le più disparate occasioni, il ruolo di vittima non può che provocare solo un ilare sorriso. Una parte innaturale che non gli si addice, perciò fatica a sostenerla e ad essere credibile.
Ultima circostanza è quella della telenovela della Questura Riminese, per cui egli oggi tuona contro l’annuncio del sottosegretario alla giustizia Morrone, per la decisione di collocare la Questura nel palazzo di Piazza Bornaccini, a discapito della famosa cosiddetta “Cittadella della sicurezza”.
Probabilmente ci si affida nell’auspicato oblio dell’intera vicenda, e degli attori che l’hanno gestita, per via dell’incessante macchina pubblicitaria garampiana. Dopo le tante traversie che segnarono il fallimento della società Da.Ma. e le conseguenze del caso, si è vissuto nella costante speranza che qualche nume tutelare acquistasse i fabbricati di quella “cittadella” e, dopo averne sostenuta l’economicamente pesante ristrutturazione, l’avesse affittata poi al Ministero dell’Interno; tutto semplice e automatico in apparenza, ma complicato da materializzare.
E’ con questi sogni di gloria che qualcuno si beava, fino a quando poi nel dicembre scorso con la firma del patto per la sicurezza con l’allora Ministro Minniti conseguiva roboanti dichiarazioni dei politici di riferimento locali ormai, tranne per il Sindaco, spariti nel nulla. Nell’occasione veniva indicata la sede di piazzale Bornaccini come provvisoria, in attesa del “miracolo”.
Ma, per buona memoria, anche in questo caso l’Amministrazione locale non ottemperò alla scadenza sia della prima che della seconda data per approntare i locali del trasferendo Centro per l’Impiego, che aveva sede proprio in quel di piazzale Bornaccini; e neppure oggi si è raggiunto quel traguardo.
Oggi, cambiata la compagine governativa, si è trovata una soluzione che, data l’incertezza del mancato “miracolo”, può essere sostenibile e mitiga in buona sostanza i disagi a cui sono soggette le forze di Polizia. Un passo importante di fronte a tanti inconsistenti speranze e propositi finiti nel nulla.
Adesso è facile gridare che “trattano Rimini come carta straccia” o che ciò è “un papocchio sulle spalle di Rimini” ed altre simili amenità, dimenticando, o volendo far dimenticare, che nei lunghi anni dei precedenti governi del medesimo segno politico di quello cittadino, ci sarebbe stato il tempo e il modo di gestire e, magari, risolvere la questione. Si vuol fare obliare l’epoca delle passerelle Riminesi di quei politici al governo che venivano a magnificare l’operato locale, portando anche borse di denari per progetti di inesistente qualità culturale come il Museo Fellini.
Ma si vuole fare anche scordare che qualsiasi progetto ostinatamente voluto dall’Amministrazione, ha sempre visto il pronto reperimento dei mezzi economici, e la conclusione in tempi rapidi; tanto da far sembrare quasi che il tema della Questura non era poi così importante per la città.
Ora che qualcuno sembra avere finalmente trovato una soluzione per la Questura, bella o brutta che sia, ma migliore di quella attuale, provoca inevitabili critiche. Ma, specie nella politica nostrana come sempre accade, la miglior difesa è l’attacco; e qui la difesa è solo tesa a coprire le proprie lacune quando, invece, in questo caso sarebbe meglio tacere.
Salvatore De Vita
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