I poteri forti di Rimini avevano una banca. Ora arrivano i banchieri di Macron. Per l'occasione mettiamo una coccarda sulla cravatta di Sido Bonfatti: blue, blanc e rouge.
Oggi è il giorno della firma. Credit Agricole acquisisce “tre Casse dell’Italia centrale in difficoltà”, come ha scritto Il Sole 24 Ore Radiocor Plus. Meglio chiarirlo subito, perché invece ci sono dei fenomeni che sono convinti di averla gestita bene la banca e fino all’ultimo. Ma come scrive la testata già citata, “per la soluzione della crisi delle tre piccole banche dell’Italia centrale Banca d’Italia e ministero dell’Economia hanno svolto un ruolo molto attivo anche per evitare di ritrovarsi con due nuove liquidazioni (Il destino di San Miniato e Rimini senza ricapitalizzazione era segnato) a pochi mesi da quella delle banche venete”. Eravamo spacciati. Abbiamo trovato una possibilità di risorgere. Probabilmente Credit Agricole-CariParma farà meglio dei banchieri che abbiamo avuto in circolazione, è presto per dirlo, ma non ci vorrà molto a superarli.
Quel che sta succedendo è ormai abbastanza chiaro. Citiamo sempre da chi ne sa di più: “La banca francese sborsa 130 milioni al Fondo interbancario solo per Cesena. Per SanMiniato e Rimini lo Schema Volontario dovrà ricapitalizzarle ciascuna fino a 250 milioni”. Una prima tranche della ricapitalizzazione (50 milioni) è stata deliberata ieri per consentire alle due banche di rispettare a fine settembre i ratio patrimoniali.
Non si sa quasi più nulla dell’andamento di Carim. Che ne è della semestrale, che in passato veniva compendiata ai giornalisti in pompose conferenze stampa e pubblicata sul sito della banca?
CariParma si prende una banca ripulita dalle “sofferenze”, i soci si trovano il valore delle loro azioni ridotto al lumicino, la Fondazione Carim perde il controllo della banca, e per fortuna, verrebbe da dire. Ma le conseguenze saranno evidenti nelle minori risorse che palazzo Buonadrata metterà a disposizione del territorio.
Nel giro di pochi anni, dalla fine del commissariamento da parte di Banca d’Italia, iniziato nel 2010, e nonostante varie iniezioni di denaro uscito dal territorio (e in questo capitolo va inserita anche la morte assistita di Eticredito), Rimini ha perso il controllo locale del principale istituto di credito della provincia. É l’Istituto che un tempo deteneva oltre un terzo del prodotto bancario del territorio. C’è chi dice: bene, ora si spera che i “prenditori” possano trovare meno ascolto in piazza Ferrari.
C’è chi parla di “svendita” di Carim. Di fatto, però, in mani riminesi la banca era destinata al funerale. Non che così non ci sia qualcosa di funereo nell’aria.
L’operazione Credit Agricole, la cui regia è stata in capo a Banca d’Italia, che con Rimini mai ha avuto un grande feeling, l’hanno intitolata “Fellini”. La beffa: al Maestro a Rimini abbiamo intitolato solo fallimenti. L’aeroporto, e ora la banca che in passato ha fatto gonfiare il petto ai riminesi e che poi ha creato imbarazzi.
E’ probabile che tra qualche settimana assisteremo ai soliti pianti collettivi che lasciano le cose come stanno.
Si dirà di un gruppo di amministratori che saranno accusati di essere stati gli affossatori. Si cercheranno i mandanti, si discuterà di un piano pervicacemente proteso a mettere il sistema bancario nazionale in mano a pochi grandi gruppi.
Ci dovrà comunque pur essere una veglia se non funebre quanto meno di commiato. Se ci sarà, dovrà vedere la partecipazione dei sindacati, dei soci azionisti capeggiati dall’omonima Fondazione incapace di svolgere un ruolo degno della quota di controllo in Carim, degli industriali che “avremmo potuto partecipare alla ricapitalizzazione ma…”, di parenti e affezionati dello storico istituto di piazza Ferrari, tutti piangenti e contriti. Se la cerimonia sarà officiata dal Vescovo di Rimini, avrà buone ragioni per dirsi afflitto: sia perché i gruppi di pressione o di interesse da lui evocati nel famoso discorso per il Corpus Domini hanno avuto il sopravvento e sia perché i debiti accumulati dalla curia non riceveranno di certo un aiuto dall’epilogo di banca Carim. Avrà forse di che lagnarsi anche verso i servizievoli baciapile, assai esperti nel mettersi in ginocchio, ma un po’ improvvisati nel ruolo di banchieri. Ma si consolerà pensando all’insegnamento di San Paolo, chi crede di stare in piedi guardi da non cadere. Intanto noi cominciamo ad occuparci di Bitcoin, che non si sa mai.
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