«Tutti senza distinzioni sono stati colpiti economicamente dal periodo pandemico, bar e locali, imprese e semplici cittadini, e sarebbe quindi giusto riconoscere universalmente gli stessi diritti riservati oggi solo a certe categorie». Lettera.
Si riparte. Manca solo una manciata di giorni al termine del mese di marzo in cui decade il periodo emergenziale pandemico, e già le amministrazioni delle principali città italiane hanno palesato idee chiare e ben precise riguardo la concessione degli spazi pubblici a titolo tuttora gratuito per lo stazionamento di tavoli e sedie di bar e ristoranti.
In verità si preparavano da tempo perché responsabilmente avevano affrontato questo aspetto, scienti che lo stesso avesse la chiara caratteristica di provvisorietà.
Occorre premettere che il decreto “Mille Proroghe” prevede un prolungamento fino al 30 giugno delle misure di semplificazione, per la presentazione delle domande per l’ottenimento di nuove concessioni per l’occupazione di suolo pubblico o di ampliamento delle superfici già concesse. Ma ciò significa che gli interessati potranno continuare ad occupare porzioni di suolo non più gratuitamente, bensì versando un canone come nell’era pre-pandemica. Cosa succede quindi altrove?
A Bologna si è posto fine al proliferare selvaggio di tavoli e sedie nel centro storico, concedendo, a pagamento ovviamente, una superficie massima di dieci metri quadrati; circa la metà, ma anche meno, di quanto possibile finora.
A Bari invece non si parla del centro, ma solo in zone periferiche, su richiesta soggetta ad istruttoria e a pagamento.
A Roma, Torino e Milano invece si potrà continuare a sfruttare lo stesso spazio esterno occupato, ma pagando un canone regolarmente ricalcolato sulla base reale della sua superficie. Firenze applicherà uno sconto del 20% sul dovuto dell’area impegnata, mentre a Genova è prevista la gratuità fino al 31 dicembre prossimo. E a Rimini, cosa si è finalmente pensato per affrontare questo tema, al netto del comunicato divieto di continuare ad utilizzare l’Antica Pescheria, importante monumento locale, per utilizzi impropri?
Ed ecco la “novità” di questi giorni, anche se di carattere quasi “scontato”; inteso come “ovvio e prevedibile”, ma anche come “riduzione di prezzo” come poi vedremo.
Il Comune di Rimini ha deciso di applicare uno sconto del ben 30%, posizionandosi tra le benevole Firenze e Genova, fino al 31 dicembre prossimo. Data “l’onerosità”, si annunciano anche probabili riduzioni di spazio di quegli esercizi commerciali che finora ne hanno fruito; non credo, anche perché questo modo costituisce la ghiotta occasione di aumentare le superfici commerciali anche se non le si hanno a disposizione nella naturale sede. Ma comunque si possono anche consolare con la riduzione del 100% della Tari, per aree occupate per tutto il 2022. Le categorie beneficianti di tale elargizione sono quelle degli ambulanti, dei pubblici esercizi e varie altre.
Ma siccome il Governo a seguito della succitata decretata fine del periodo emergenziale, non rimborserà più i Comuni dei mancati introiti derivanti da questi canoni, questi grandi benefici saranno di fatto a carico di tutti i cittadini indistintamente; e qui alcune considerazioni in merito.
Tutti senza distinzioni sono stati colpiti economicamente dal periodo pandemico, attività commerciali, imprese e semplici cittadini, e sarebbe quindi giusto riconoscere universalmente gli stessi diritti riservati oggi solo a certe categorie. Pertanto allo stesso modo, sarebbe equo che anche i costi delle occupazioni temporanee del suolo pubblico per opere edili fossero equiparati al ribasso, come pure il costo dei parcheggi, specie quelli – pochi ormai – nella zona della marina nel periodo estivo, dove molti dei quali sono finora concessi senza alcun onere economico alle solite attività commerciali, e continueranno ad esserlo a prezzo scontato; magari sarebbe pure gradita una riduzione di quello per dei mezzi pubblici. Oltre all’attenzione per quegli esercizi che, per posizione, non possono disporre dell’opportunità di utilizzare gli spazi pubblici.
Nell’articolo di in quotidiano locale in cui si tratta l’argomento, si riferisce anche di congiunture negative che rallenterebbero la ripresa di quegli esercizi commerciali; date dagli aumenti dei costi energetici ed altre, per via degli eventi internazionali correnti, come se le stesse non pesassero incisivamente su tutta la comunità che, peraltro, lontana dal concetto che comunemente si chiama “rischio d’impresa” tipico delle attività imprenditoriali. Poi a margine dello stesso, un trafiletto riportante il borsino della Coldiretti, che certifica l’aumento dei generi alimentari che oggi pesano incisivamente sulle famiglie tutte indistintamente.
Sarebbe, ed è, un atto di giustizia sociale dovuto da un’Amministrazione attenta ai propri cittadini; perché diversamente si creano discriminazioni incomprensibili, tanto da pensare che il “partito dello spritz”, dopo quello passato del mattone, sia preminente rispetto il resto; e che vi sia chi è degno di attenzione e chi no.
Dopodiché ci si aspetterebbe anche un ritorno alla normalità, nell’uniformare i dehors a proposito delle loro forme e materiali costruttivi, ed al decoro cittadino da ciò discendente. Al contrario non assisteremo al progetto “open space”, ma al “kaos space” come è attualmente.
Saremo tutti cittadini della stessa categoria e importanza? I fatti parleranno presto.
Salvatore de Vita
COMMENTI