«Percorso archeologico in piazza Malatesta e recupero del fossato»: quando in Comune non cementavano i beni culturali

«Percorso archeologico in piazza Malatesta e recupero del fossato»: quando in Comune non cementavano i beni culturali

Il «mega progetto» che annunciava «via i parcheggi e il mercato» e la riscoperta di «case e strade romane», il restauro della Rocca e la riapertura del fossato, venne ufficializzato dagli amministratori comunali nel 1997. La decisione di «liberare» la piazza non è stata dunque un'invenzione recente, come hanno cercato di farci credere, mentre gli elementi di novità risiedono nella cementata sopra i resti archeologici e nella occupazione del Castello di Brunelleschi con il museo felliniano. Sai che progresso!

Un mio saggio amico, amante della storia e dell’arte, una volta mi fece notare una grande differenza tra Rimini e Bologna. Disse che entrambe le amministrazioni comunali, di simil colore politico, avevano agito diversamente riguardo la salvaguardia dei propri beni culturali.
Mentre a Bologna si conservava e si restaurava, a Rimini si dava seguito alle distruzioni belliche cancellando quel poco o tanto che era rimasto incolume. È una tradizione tutta nostrana pervenutaci fino ad oggi ma nel 1997, durante una breve “interruzione” di quella continuità politica degli odierni eredi, sembrava che qualcosa potesse cambiare.
In quell’anno il Resto del Carlino, maggiore mezzo d’informazione locale, diede notizia della volontà dell’allora amministrazione cittadina di porre una degna sistemazione della Piazza Malatesta, affrontando le problematiche e le criticità che questo avrebbe comportato specie nelle abitudini riminesi.

L’articolo dal titolo “Centro rifatto in sei tappe”, si occupava del mega–progetto che doveva ultimarsi nell’anno 2002, di cui la descrizione era entusiasta ed entusiasmante. L’allora assessore alle attività economiche Mario Ferri illustrò, assieme al dirigente dottor Pierro, il piano ai rappresentanti delle associazioni di categoria economiche cittadine.
L’iter, ben definito, prevedeva innanzitutto la costruzione di due parcheggi a raso ed interrati, in Via Italo Flori ed ex area Scarpetti; ebbene, il primo fu realizzato in tal modo, il secondo restò – ahinoi – privo di quel piano sotterraneo che lo avrebbe completato. Con ciò evitando il sacrificio del Borgo – infelice – S. Andrea. Ma proseguiamo.
La seconda fase era quella di ricollocare il mercato degli ambulanti, ed il recupero delle mura storiche di Via Bastioni Occidentali. E così arriviamo al punto cruciale, ovvero alle successive e ben più importanti tappe.
L’intenzione era quella di realizzare un “percorso archeologico tra strade e case romane, la Domus Bizantina e la Cattedrale di S. Colomba”; ma anche il recupero del fossato del Castello quale era nel ‘700 e quello della Rocca Malatestiana. Infine il completamento del Teatro, ribadendo la predetta tempistica. Tale progetto veniva ovviamente corredato da una precisa indicazione a proposito della fattibilità economica e finanziaria, e della sua concretizzazione.
Bellissimo quel momento, un lampo che squarciò il cielo plumbeo della storia della considerazione che gli amministratori locali, chi più o chi meno, avevano avuto, ed hanno tutt’ora, dei nostri beni culturali. Ma come ogni lampo esaurisce presto il suo effetto, questa straordinaria idea fece la medesima fine.
Poi venne l’epoca del cessato sindaco e tutto cambiò. Ci fu raccontato che sotto la piazza non c’era nulla di pregevole da porre in evidenza, ma neppure il fossato. Non si poté dire altrettanto del Castello perché era troppo evidente, ingombrante, difficile da negare quindi, e scomodo; definito un contenitore, lo diventò veramente, di fatto, di cose avulse dal contesto con la definizione di museo. Ma poiché, come ci fu detto, non c’era null’altro, si pensò bene di cementificare tutta la piazza e creare una sorta di pacchiano “lavapiedi”, oltre a qualche estemporaneo orpello. Quanto ai parcheggi e al mercato degli ambulanti, beh, la situazione è sotto gli occhi di tutti.
Evidentemente chi annunciò quel progetto nel 1997, aveva fantasticato nell’affermare che nel sottosuolo ci sarebbe stata la storia della città; ma si sa, come spesso accade, i politici spesso enfatizzano le cose. Posso però solo affermare che negli anni ’80 prestavo servizio in un’importante impresa edile riminese che, assieme ad una società del nord, valutava la possibilità di costruire un parcheggio interrato in Piazza Malatesta. Ebbene, dopo eseguiti i primi sondaggi archeologici in cui emerse di tutto, l’idea venne ovviamente e necessariamente abbandonata; chissà perché.
Ma quando si tratta di questo argomento mi sovviene sempre quel prosieguo dell’affermazione del cessato sindaco che, oltre a dichiarare che sotto la prevista e poi realizzata cementata non c’era nulla, concludeva dicendo che in sostanza non c’era la tomba di Dracula, tanto per rafforzare quel suo dettame.
Quindi cari concittadini attenti a questi temi, non abbiate biasimo nei confronti di questi amministratori, ma verso Dracula che non si è fatto seppellire a Rimini in Piazza Malatesta, sebbene non si sappia neppure dove, perché ci ha fatto perdere una straordinaria occasione. Si sa, questi strani personaggi sono piuttosto bizzarri e dispettosi.
Questo episodio, nato da un fatto reale, serve a comprendere che non è vero che, come tanti affermano, chi disapprova ciò che è stato realizzato rimpiange l’asfalto e il traffico precedente; con ciò dimostrando l’esistenza di altre soluzioni che avrebbero risaltato più degnamente e sicuramente le peculiarità della nostra città.

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