Ponte Verucchio, “affrontare l’insieme delle criticità”: il punto di vista degli ambientalisti

Ponte Verucchio, “affrontare l’insieme delle criticità”: il punto di vista degli ambientalisti

Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste del riminese chiede un incontro urgente al presidente della Provincia e pone la necessità di affrontare "le criticità del fiume con una visione organica e non settoriale del suo assetto idraulico". Cosa che è mancata in tutti questi anni e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste del riminese (formato da ANPANA Rimini, dnA Rimini, Fare Ambiente, Fondazione Cetacea, Italia Nostra Rimini, Legambiente Valmarecchia, L’Umana Dimora, WWF Rimini) prende posizione sulla grave situazione in cui versa il fiume Marecchia e che va affrontata nel suo insieme, non solo dal punto di vista emergenziale che interessa il ponte chiuso al traffico, che sta provocando giganteschi disagi. Le associazioni hanno scritto al presidente della Provincia Riziero Santi, all’assessore Difesa Suolo e Costa della Regione Emilia-Romagna, Paola Gazzolo, ai sindaci di Verucchio, Stefania Sabba,
e Poggio Torriana, Ronny Raggini, al direttore tecnico del Consorzio di Bonifica della Romagna, Andrea Cicchetti, e a quello dell’Ente Parchi e Biodiversità-Romagna, Massimiliano Costa. Chiedono fra l’altro un incontro urgente e pongono con chiarezza l’esigenza di affrontare “le criticità del fiume con una visione organica e non settoriale del suo assetto idraulico”. Di seguito il testo della comunicazione.

“Le Associazioni ambientaliste riminesi hanno appreso dalla stampa dell’avvio della progettazione dell’intervento di ripristino della briglia fluviale posta a valle di Ponte Verucchio, sul Fiume Marecchia tra i comuni di Poggio Torriana e Villa Verucchio, dopo il crollo avvenuto nel maggio scorso, e degli interventi previsti per far fronte ai problemi di sicurezza per la stessa struttura del ponte, ora chiuso al traffico con grave danno alla circolazione ed alle attività economiche della Valmarecchia.
Il ripristino della viabilità e delle comunicazioni fra i due lati della valle è certo assolutamente urgente e deve essere quindi una priorità.
Ma a fronte di questa previsione le associazioni scriventi sottolineano la necessità di cogliere questa occasione per impostare una progettazione complessiva più avanzata che vada al di là dello stretto problema briglia/ponte e avvii invece a soluzione, anche con interventi scaglionati nel tempo, l’insieme di criticità che caratterizzano tutto il nodo idraulico del tratto di fiume tra Ponte Santa Maria Maddalena e Villa Verucchio e contempli contestualmente adeguate misure di mitigazione dell’opera, anche con il ricorso a tecniche innovative di ingegneria naturalistica volte a conservare e/o ripristinare importanti elementi di naturalità degli habitat fluviali ed a facilitare con opportune rampe di risalita e permeazione gli spostamenti dell’ittiofauna presente.

Il tratto di fiume di cui sopra risulta infatti molto delicato per il Marecchia e mostra come le scelte del passato, come certe regimazioni e interventi di canalizzazione dell’alveo, lascino oggi situazioni di criticità e degrado che hanno gravemente compromesso l’assetto idrologico e ambientale del territorio.
La stessa realizzazione della vecchia briglia oltre 30 anni fa, da parte del Consorzio di Bonifica, ha finito per aggravare – secondo molti autorevoli pareri – una situazione già gravissima, determinata dalle escavazioni in alveo degli anni 70/80. Il risultato è stato infatti un accumulo di depositi solidi a monte, con alterazione del normale flusso delle acque in alveo, e l’accelerazione della dinamica idraulica a valle con assottigliamento del materasso alluvionale, progressiva incisione dell’alveo ed alterazione dell’equilibrio funzionale del fiume.
Sono errori che non vanno ripetuti, occorre affrontare le criticità del fiume con una visione organica e non settoriale del suo assetto idraulico, con le pratiche ed i metodi elaborati e proposti con chiarezza nel Piano di azione del Contratto di Fiume, frutto di un percorso partecipativo che ha coinvolto tutte le Comunità di vallata, nel quale si prevede tra l’altro di dar vita ad una sperimentazione pilota in una delle aree – quella appunto di Ponte Verucchio – che presentano un maggior grado di criticità, tale da condizionare in maniera significativa la funzionalità e il benessere del fiume nel suo complesso”. E tra gli obiettivi elencati ci sono: “la individuazione delle condizioni di equilibrio dell’alveo fluviale al fine di garantirne la stabilità e la compatibilità funzionale dei prelievi assentiti nel rispetto del D.M.V. (Deflusso Minimo Vitale), il ripristino e aumento della funzionalità idraulica ed ecologica del fiume”, la riattivazione del “…trasporto solido di fondo connesso al regime idrologico/idraulico del corso d’acqua”, la “riduzione e il riequilibrio del processo d’incisione ed erosione del tratto a valle”.

Giusto quindi intervenire nell’immediato sulle criticità del ponte per superare i problemi di sicurezza e recuperarne la funzionalità, ma le soluzioni alle criticità dell’intero nodo idraulico di Ponte Verucchio vanno ricercate ragionando e operando sulla base di un’ottica più complessiva e non più settoriale.
Un intervento di semplice ricostruzione della vecchia briglia non nascerebbe infatti da una visione integrata del territorio e delle sue problematiche, e affronterebbe in modo settoriale e parziale i problemi, perpetuando in sostanza lo squilibrio che la stessa produceva nell’assetto idrogeologico del tratto di fiume e soprattutto a valle per molti chilometri.
Inoltre sul Fiume Marecchia i tanti interventi di sbarramento, escavazione, regimentazione e modifica dell’alveo avvenuti nel tempo hanno prodotto continue frammentazioni degli habitat fluviali a danno delle popolazioni ittiche, causando decrementi demografici ed estinzioni localizzate di molte specie.

Le Associazioni ambientaliste scriventi chiedono quindi che con la progettazione dei nuovi interventi si preveda anche la progressiva rimozione di tali sbarramenti attraverso semplici e ormai conosciute tecniche di ingegneria naturalistica in grado di coniugare le esigenze ecologiche e biologiche di un corso d’acqua con le necessità di difesa del territorio, delle opere civili e degli abitati.
E tanto più si richiede di applicare tali accorgimenti in quanto l’opera in questione si realizzerà all’interno del SIC Torriana Montebello e Fiume Marecchia denominato IT409002 ricadente nelle aree protette di Rete Natura 2000 e pertanto si necessiterà di sottoporre il progetto a opportuna valutazione di incidenza ai sensi delle norme vigenti, in merito all’applicazione della Direttiva Habitat.

Invitiamo dunque la Provincia e tutte le Istituzioni interessate, alle quali si inoltra la presente, a valutare con attenzione le considerazioni e richieste da noi avanzate ed a coinvolgere nella ricerca e progettazione degli interventi più idonei il Tavolo tecnico del Contratto di fiume Marecchia e le Strutture tecniche regionali quali il Servizio tecnico di bacino, l’Ufficio difesa del suolo e quant’altro al fine di approfondire prospettive e possibilità di dare soluzioni innovative e stabili alle criticità del Fiume Marecchia.
Sollecitiamo poi l’Ente Parchi e Biodiversità Romagna a farsi primo promotore, per quanto di sua competenza, delle istanze di cui sopra in sede di valutazione di incidenza.
E chiediamo intanto al Presidente della Provincia un incontro urgente per un confronto sulle soluzioni che si stanno definendo per i problemi idraulici ed ambientali del nostro fiume.
Con la speranza di ricevere un positivo riscontro di interesse nei confronti delle istanze presentate, restiamo in attesa di risposta”.

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