Quanti soldi buttati nell’impianto di calcetto e skate

Quanti soldi buttati nell’impianto di calcetto e skate

Sono stati spesi 75mila euro per realizzarlo, ce ne vorranno altri 50mila per sistemare il fondo del campo da gioco e la recinzione, già ridotti e brandelli. Ma senza una vera gestione quello spazio pubblico continuerà ad essere un pozzo di San Patrizio.

Su una rivista specializzata, nel 2013 si legge che «inizialmente era un “mini park” ormai in totale stato di degrado, poi dopo praticamente 7 anni di richieste e insistenze da parte dei locals (per noi di banale ascendenza etrusca: “gente del posto”; ndr) e di un tatuatore, il Comune di Rimini si è deciso a riqualificare l’area, facendo costituire un’associazione sportiva “ASD Parkino Skateboarding” per la gestione del nuovo impianto». Averlo saputo prima, mannaggia, chissà quanti riminesi sarebbero ricorsi alla decisiva influenza dei “locals” e a quella del tatuatore, anziché affidarsi inutilmente a una schiera di storici dell’arte e associazioni culturali per fare desistere il Sindaco dal florilegio di piazza Malatesta, ca… cchio! Ma basta. Bisogna che la smetta di pensare a quel mare di cemento dove, quando arriverà il caldo, le “azdore” andranno a cuocere le uova per risparmiare il gas e mi concentri sul piccolo centro sportivo del parco Fabbri. Almeno per il momento, là di alberi ce ne sono ancora. Diciamolo piano. Speriamo non se ne accorgano. Comunque, per riportare in vita la vasca di cemento e il campo da calcetto, all’epoca vengono spesi 75.000 euro.

L’impianto nel parco Ausa versa ancora in uno stato pietoso.

A un lustro appena dalla “riqualificazione” realizzata da Anthea, scrivo un articolo dove denuncio il disgraziato stato dei due impianti. E lo documento con varie immagini. A quasi tre anni di distanza da quella fine agosto 2018, torno nel parco per fotografare nuovamente le strutture sportive all’ombra della torre Telecom. Sacchi neri non se ne vedono più. Rimane qualche maceria, ma giusto per onore di firma. Le rampe, funzionali a chi pratica skateboard sono, com’è naturale, in continuo mutamento di colore e di forme. Ora ne noto un paio in costruzione. Un senso di moscia provvisorietà pervade comunque e in modo globale, la scena.

Recinzioni divelte, reti sfondate, un cartello stradale imbrattato in un angolo, una catena avvinghiata a una rete con una serratura arrugginita, in sostanza, il consueto italico rispetto della cosa pubblica. La fila di sedie da cinema all’aperto è sparita così come quasi tutta la recinzione che all’epoca era in buona parte presente. Per contro, al confine tra i due campi di gioco si nota una consistente proliferazione di “scarpe volanti”, fenomeno importato dagli Stati Uniti: scarpe da tennis lanciate a cavallo di fili. Uno sport dal gravoso impegno cerebrale.

La lacerazione dello strato sintetico sul campo di calcetto, rispetto a tre anni fa si è allargata a mo’ di buco dell’ozono. Invece, i lucchetti a guardia di porte e reti sfondate sono lustri e ordinatamente al loro posto. Ci sarà qualcuno addetto esclusivamente a questo. Ci mancherebbe altro. Un tocco di (co)stringente attualità lo danno mascherine e bottiglie di plastica planate al suolo con indolente noncuranza, ma tuttavia sufficiente per illuminare una spia di segnalazione che denuncia lucida e cosciente inciviltà. Con quello sconsolato fardello di immagini ancora negli occhi, scrivo una e–mail al competente ufficio comunale per chiedere se e come si intenda sistemare il piccolo nucleo sportivo che si trova nel parco, appena dietro a molti uffici del Comune. A volte, avere un bene sott’occhio, potrebbe facilitarne la sorveglianza. Ma questo ingenuo pensiero lo cestino in fretta. Dopo qualche giorno ricevo la risposta. Prima di renderne conto devo però effettuare un piccolo passo temporale all’indietro.

Nel 2013 l’assessore Gian Luca Brasini, nel giorno dedicato all’inaugurazione del centro sportivo, in un breve filmato a cura di Arengo Video del comune di Rimini, tra le altre cose afferma che «La gestione farà in modo che quest’area sia sempre presidiata, aperta tutti i giorni, ma allo stesso tempo, con una manutenzione e un’attenzione che altrimenti, lasciando semplicemente uno spazio aperto al pubblico, non ci sarebbe» e che «la gestione è assegnata all’associazione sportiva “Il Parkino”» e conclude sostenendo che «semplicemente l’associazione si occupa della manutenzione e degli aspetti diciamo di sicurezza… perché questo, ricordiamo, è un parco pubblico e quindi ci vuole questo aspetto legato alla manutenzione e alla sicurezza che sono gli elementi fondamentali per permettere ai ragazzi di andare a fare sport in queste aree. […]». Ciò premesso, vengo alla risposta della dirigente del settore Sistemi Culturali di città dipartimento Città Dinamica e Attrattiva del comune di Rimini, Silvia Moni. Questa la nota della dirigente, di cui riporto gli stralci più significativi: […] «si informa che gli impianti di skate e calcetto sono per definizione impianti “zonali”, al pari dei playground (volendo usare l’idioma indigeno, li si potrebbero definire come “campi da gioco all’aperto”; ndr) e dunque di libera frequentazione da parte della cittadinanza. […] Per come sono state pensate e concepite, queste strutture non vengono chiuse perché la loro funzione è proprio quella di garantire la libera e gratuita accessibilità a spazi pubblici attrezzati. […] Come noto l’anno trascorso è stato un anno particolarmente impegnativo durante il quale tuttavia è stata garantita la manutenzione ordinaria, peraltro con una frequenza maggiore dovuta al fatto che a fronte della maggioranza dei cittadini che riconosce il valore di questi luoghi c’è ancora chi non dimostra di averne cura (su questo siamo tutti d’accordo; ndr). Per quanto riguarda la manutenzione straordinaria, i due impianti saranno oggetto, nel corso della prossima estate, di una riqualificazione per una spesa prevista di 50.000 euro con affidamento dei lavori entro la fine di giugno. Tale riqualificazione comprende il rifacimento del fondo in erba sintetica del campo da calcetto e delle recinzioni dell’intero impianto e avranno una durata di circa 3 settimane. Saluti».

Dunque, mentre per l’assessore la circostanza vincolante è che l’area, seppur aperta tutti i giorni e a chiunque, sia necessariamente sempre presidiata e curata da manutenzione e attenzione, condizioni indispensabili per uno spazio aperto al pubblico, per la dirigente il presidio non ha ragione di esistere e la manutenzione ordinaria, seppur ultimamente rafforzata (?) è stata inficiata dalla solita minoranza incivile. Che fosse per questa ragione che l’assessore Brasini parlava di affidamento del bene pubblico in oggetto a un’associazione che se ne assumesse la responsabilità? Quali siano i motivi per cui il primigenio progetto sia naufragato non mi è noto, ma quanto al prodotto dell’improvvisata auto (mala; ndr) gestione di quello spazio, credo non vi siano dubbi: un fallimento.

Non so se la citazione ai “playground” della dottoressa Moni sia riferito alla filosofia architettonica di Isamu Noguchi (1904 – 1988), scultore e architetto paesaggista “Nisei” (bambino giapponese nato in un Paese straniero) o alla più generica interpretazione americana ai progetti dell’architetto, statunitense di nascita, ma “nipponicamente” ortodosso, nella concezione teoretica di spazi e “modus vivendi” dei frequentatori. Di certo il “Parkino” non è stato nulla di tutto questo. Purtroppo siamo ancora molto lontani da quell’archetipo culturale e comportamentale. E riciccia la riqualificazione. La qual cosa, tradotta in euro, ne vale 50.000. Che negli otto anni, sommati ai 75.000, diventano 125.000. Che sia il caso di tornare a considerare una “vera” gestione del piccolo impianto o intendiamo gettare ciclicamente risorse economiche per flebili rappezzamenti temporanei? E poi, la recinzione da rifare è sperabile che sia unicamente quella del campetto da calcio per scongiurare pallonate ai passanti e non anche quella, nei fatti inutile, della pista da skateboard. Insomma, dato che i lavori cominceranno a fine giugno, auguriamoci che questa volta la spesa sia definitiva e indirizzata al meglio.

Quando ho scaricato le foto scattate al Parkino, mi sono accorto che uno dei tanti graffiti presenti nella vasca, nella “nuvoletta di dialogo” riporta la parola “BUTTATI”. Il fascino della nostra bella lingua, indiscussa musicalità a parte, risiede pure nel fatto che a volte un semplice accento può cambiare radicalmente il senso di una parola. Per questo motivo, quando l’accento manca, si entra nel raggio di pertinenza della libera interpretazione. Dunque il verbo nel fumetto è “bùttati”, quindi imperativo che esorta a lanciarsi senza timori nella vasca di cemento e prodursi in evoluzioni oppure è “buttàti”, inteso come futuro anteriore relativo alla previsione che anche quei 50.000 euro li avremo gettati in un tombino?

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