Salvatori dell’Arte

Salvatori dell’Arte

Tra lo stupito e l’incredulo per avere appreso che a Sassocorvaro hanno assegnato un riconoscimento al nostro ex sindaco in un campo ... minato, quello dei beni culturali, che addirittura vede anche un processo in corso, Salvatore De Vita ha scritto ai responsabili del premio Rotondi. Ed ha confezionato originali, e a tema, "saluti da Rimini".

Ogni anno, dal 1997, presso la Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro, un’apposita giuria assegna il Premio Rotondi ai salvatori dell’Arte, a quegli “eroi normali” che praticano l’arte di salvare l’arte.
“Il PREMIO ROTONDI ai salvatori dell’Arte nasce nel 1997 e prende il nome dal Soprintendente di Urbino Pasquale Rotondi (Arpino 1909 – Roma 1991) che coordinò l’Operazione Salvataggio dei principali capolavori dell’arte italiana (7.821 pezzi, inclusi quelli delle Marche, secondo il recente conteggio finale effettuato dalla storica Anna Melograni) nel Montefeltro marchigiano durante la Seconda Guerra mondiale.”
Così esordisce la pagina principale del sito internet della meritoria iniziativa, che si rifà ad un personaggio che durante la seconda guerra mondiale salvò numerose opere d’arte dalle razzie dei nazisti.
Nello stesso sito sono elencati i tanti personaggi che, durante il corso degli anni, hanno ricevuto quel riconoscimento per la loro attività nei confronti dell’arte.
Ma arriviamo al 31 ottobre scorso quando tutti i mezzi di informazione locali divulgano la notizia che tra i premiati di quella manifestazione compariva anche il cessato sindaco Andrea Gnassi con la motivazione “per il suo straordinario contributo al turismo culturale del Comune da lui guidato concretizzatosi in operazioni luminose di recupero di gioielli culturali e di memoria come il Teatro Galli, il cinema Fulgor caro a Fellini con una parte del Museo Fellini e la Rocca Malatestiana con il Museo Fellini e anche stanze dedicate a Tonino Guerra”. Così si legge.
Sembra strano. Guardo d’istinto il calendario e non è il primo aprile, giorno tradizionalmente dedicato a scherzi di varia natura, e continuando a interrogare il predetto sito internet emerge anche una pagina con la foto del vincitore nostrano, corredata da una eloquente didascalia:
«Andrea Gnassi
Premio L’Arte che salva l’umanità 2022
Per il suo straordinario contributo al turismo culturale del Comune di Rimini, da lui guidato, concretizzatosi in operazioni luminose di recupero di gioielli culturali e di memoria.»
Mentre tutti allineati riportano la notizia in un modo tra l’asettico e l’enfatico, a seconda del caso, qualcuno ha – giustamente – qualcosa da obiettare (qui).
Rimasto anch’io tra lo stupore e l’incredulo, mi pongo alcune semplici domande tra cui una per tutte; ma costoro che hanno assegnato il riconoscimento, conoscono quel che è accaduto ai monumenti ed ai luoghi identitari di Rimini nell’ultimo abbondante decennio? Ritengo di no e, quindi, il primo dello spirato scorso mese, scrivo una missiva all’indirizzo di riferimento di quella manifestazione. In sostanza chiedevo se ciò che è accaduto a Rimini fosse in verità noto al di fuori della città; inoltre elencavo punto per punto una breve storia della sorte dei monumenti cittadini, e del merito spettante ad altri soggetti per le poche cose buone realizzate. Concludendo infine che l’operato praticato a Rimini, non poteva essere assimilato ad altri importanti personaggi che avevano ricevuto quel premio.

Il testo della lettera inviata agli organizzatori del premio Rotondi

In verità, dato l’interlocutore credevo di ottenere una risposta a questa mia, magari con argomentazioni tali da potere confutare le personali osservazioni; non era certamente obbligatorio, ma ritengo che ciò faccia parte di una certa deontologia per una manifestazione che persegue nobili scopi. Invece no, nessuna risposta anche dopo avere atteso il ragionevole periodo di trenta giorni previsto per dare riscontro alle istanze ricevute; del resto è quello che applicano le amministrazioni pubbliche.
Peccato, sarebbe stato bello ed utile saperne di più e ciò – purtroppo – lascia tutti coloro desiderosi di approfondimento, nella condizione di esprimere una soggettiva interpretazione di questa circostanza. Una delle tante; che si tratti di politica più che di arte? Illazioni infondate ovviamente, ma non c’è altro.

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