Santarcangelo: sono tornate le colonne dell’antico abbeveratoio

Santarcangelo: sono tornate le colonne dell’antico abbeveratoio

Non provengono (come sospettato da alcuni) dal chiostro del convento di San Francesco andato distrutto a Rimini durante l'ultimo conflitto mondiale, bensì dalla locale chiesa che sorgeva in piazza Ganganelli.

Santarcangelo di Romagna. Dopo una semplice ma documentata investigazione, in un articolo del 13 febbraio 2019 arrivammo ad affermare con buon margine di sicurezza che le colonne sistemate ai lati dell’albio quattrocentesco in via della Costa non provengono (come sospettato da alcuni) dal chiostro del convento di San Francesco andato distrutto a Rimini durante l’ultimo conflitto mondiale, bensì dalla locale chiesa di San Francesco in piazza Ganganelli. Nei giorni in cui scrivevamo, le colonne giacevano temporaneamente in un deposito comunale. L’ultima riga dell’articolo terminava con un interrogativo. Questo: “A proposito: le due colonne torneranno nuovamente a fare da sentinelle al nostro albio?”. Quel “nostro” era riferito al fatto che l’antico abbeveratoio proviene da un ormai datato prestito del Comune di Rimini a quello di Santarcangelo. Sia come sia, ora siamo in grado di dare risposta al quesito.

Sì, le colonne sono tornate, ritte e diligenti, a scortare l’albio. Le sentinelle sono state riposizionate circa 15/20 giorni fa, dopo lunghi mesi di deposito dovuti ai lavori al muro a cui erano assicurate. A quel periodo si è aggiunta la temporanea ibernazione di ogni attività a causa del Covid-19. Ma ora, piano piano, tutto sta tornando alla normalità. Via della Costa, suggestiva ascensione verso la torre del Campanone che svetta nel cuore del medievale centro storico della bella cittadina, sta riprendendo vita.

Ha riaperto anche “La Grotta dei Piaceri” (punto vendita di prodotti tipici locali gestito da una gentile signora di origine tedesca trasferitasi a Santarcangelo da quasi vent’anni). La grotta fa parte delle circa 150 scavate nell’arenaria e nell’argilla del Monte Giove, portate all’attenzione internazionale dall’irresistibile spinta propulsiva impressa al turismo locale dal Cavalier Luigi Pedretti per amore della propria città.

È tornato a far capolino anche il consueto cartellone giallo che indica un vicino ristorante. Per il momento, non è adagiato contro l’albio (come accadeva un tempo). Si spera che non lo sarà neppure in avvenire. Oltre alla rinnovata presenza dei due piantoni lapidei, si avverte una ben gradita assenza: il bigio bidone dei rifiuti. Sparito. Beh, non proprio sparito: migrato verso l’alto. In costante assunzione, pare, verso il Campanone.

È stato traslato davanti al Museo del Bottone. Neanche si trovasse a Campli (Teramo), dove il 21 gennaio del 1772 un “breve apostolico” papale a firma di Clemente XVI (sì, proprio lui, Papa Ganganelli) attribuì ufficialmente il privilegio della Scala Santa alla cittadina abruzzese. Ebbene, escluso che il cestino dei rifiuti raggiunga autonomamente il Sancta Sanctorum in piazzetta Galassi, ci auguriamo che l’Amministrazione stanzi una somma di denaro per acquistare cestini per rifiuti all’altezza (ne esistono di belli) del proprio centro storico. Nonostante non si risieda a Santarcangelo, ci permettiamo il suggerimento solo perché amiamo questa città e la frequentiamo, come molti riminesi, con grande piacere. E non basta. Ben sapendo di ripeterci, la adoriamo anche perché ha dato i natali al nostro santo preferito: Giovese. Prosit!

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