Guerra dei cieli? Anche no. Si apre una fase diversa nella vecchia disputa fra i due scali. Sulla quale la Regione ha gigantesche responsabilità. Ma adesso se la vedranno due compagini private. E a fare la differenza saranno la solidità e il coinvolgimento territoriale delle società di gestione, la partita del mercato russo e la "preferenza" di Bologna. Astenersi anime belle.
Facce di bronzo e il solito dibattito. Sulla “guerra dei cieli” il tempo sembra essersi fermato. Non cambia mai niente in Romagna? In questi giorni stiamo leggendo notizie che escono da copie ingiallite dei vecchi quotidiani o edizioni fresche di stampa? Ormai è difficile capirlo.
Riaprirà (nel 2021) il “Ridolfi” dopo otto anni di chiusura. A Rimini c’è preoccupazione. Il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini non è persona di troppe parole ma a volte ne sgancia che lasciano il segno: «un’oggettiva debolezza di chi le muove». Così ha definito le critiche partite da Rimini, a cominciare dal dossier che tenta di dimostrare che l’operazione forlivese non conviene. Allo Stato costa. Il dato più eclatante appare quello dei 200 milioni di euro a carico dello Stato, appunto, per la durata trentennale della concessione: sono i servizi aeroportuali forniti dai vari enti (Enav, vigili del fuoco, polizia, dogana, ecc.). Uno studio di Unioncamere nazionale circa sei anni fa quantificava per gli stessi servizi 155 milioni per il “Fellini” e circa la metà per lo scalo di Forlì. Ma qualunque siano i numeri reali, l’attacco è debole. La partita si gioca ormai fra privati, sul libero mercato, dopo che la Regione Emilia Romagna ha clamorosamente mancato l’obiettivo, non riuscendo a programmare la minima sinergia fra gli aeroporti. Quello che si sta ritentando adesso, per l’ennesima volta, sul fronte fieristico, cioè il parto del “sistema regionale”, si può dire senza ombra di dubbio che in campo aeroportuale sia stato un fallimento. Ecco perché il lamento degli amministratori comunali di Rimini («una nuova guerra tra due scali così vicini non ce la possiamo permettere») non muove nemmeno a compassione.
Regione allo sbando sul “sistema” aeroporti. Il compianto ex presidente di Aeradria, Gabriele Morelli, uomo di sinistra, scrisse su Rimini 2.0 che “il sistema metropolitano dell’Emilia Romagna su fiere ed aeroporti ce lo siamo giocato di fronte a poteri locali chiusi e di fronte ad una capitale regionale che non é tale, ma solo una delle province, ed una Regione la cui paura di scegliere ha impedito anche la ricerca di soluzioni alternative!”. Anche sul sistema fieristico regionale in questi giorni è ripartito il tam tam, ma ad oggi nessuno è in grado di dire se si tratti del solito rimestare nel calderone, o di qualcosa d’altro.
“Così prima si é inventato e poi distrutto Forlì, poi Rimini e Parma ed infine la potenzialità strategica della piattaforma aeroportuale emiliano romagnola! Politica chiusa e localismi egoistici sono la rovina delle ambizioni di crescita ed innovazione delle nostre città e dei nostri territori! Speriamo bene, ma sono pessimista per il futuro dell’Aeroporto e non solo per quello di Rimini!”, proseguiva Morelli. Correva l’anno 2014. E in un’altra occasione, quando la sua analisi spaziava in maniera più approfondita, parlava di “un deficit di azione dell’Istituzione Regione, che non ha operato adeguatamente per evitare la proliferazione di investimenti in infrastrutture ripetitive e non coerenti con quell’ambizioso e stimolante (e per quanto mi riguarda, condivisibile) disegno di area regionale “Metropolitana Policentrica”, al quale, purtroppo non si è mai riusciti a dare una guida e fornire delle gerarchie. L’esempio del fallimento del sistema Aeroportuale regionale ne è l’elemento di maggior visibilità. Oltre alla moltitudine di risorse pubbliche mal spese nella concorrenza fratricida degli scali, il risultato è stato quello di restare con un unico aeroporto regionale che ha aumentato i volumi di traffico solamente grazie al suo declassamento competitivo, e cioè aprendo al settore low-cost con tutto ciò che significa questo mercato. Di tutti gli altri scali della regione, oggi resta solamente la testimonianza e poco altro…”. Ragionamenti lanciati sul web circa cinque anni fa, ma avendo tempo e voglia sarebbe anche troppo semplice sfogliare una rassegna stampa trentennale sui soliti temi, le solite sconfitte, i soliti problemi.
La Regione ha dormito sonni profondi e oggi dispone di una scarsa reputazione in materia di aeroporti per lanciare le rassicurazioni che escono dalle dichiarazioni dell’assessore al turismo Andrea Corsini (Carlino di ieri): “Non ci sarà nessuna guerra dei cieli. La Regione garantirà che questo non avvenga”. Non ha mai garantito quasi nulla nemmeno in passato, quando gli aeroporti di Rimini e Forlì si sono sgambettati alla luce del sole. Quando Bologna ha permesso il decollo dei forlivesi e poi deciso il loro affossamento. La Regione è sempre stata a guardare. Cosa potrà fare adesso che non ci sono più nemmeno gli enti pubblici a gestire i due aeroporti, ma solo imprenditori privati?
“Ridolfi” e “Fellini”: nemici di sempre. La botta di vita dell’aeroporto forlivese ha coinciso con un periodo abbastanza breve della sua storia recente: dal 2004 al 2010. E’ legata al dominus assoluto, il “Marconi” di Bologna, che nel maggio del 2004 chiude per lavori e “dirotta” su Forlì. I passeggeri schizzano a 808.031. Più che raddoppiati da un anno all’altro. Segue qualche anno di predominio rispetto a Rimini, ma poi le parti si invertono. Il “Fellini” decolla e nel 2011 raggiunge il suo picco: 916.239 passeggeri. Quindi comincia il calo e alla fine del 2014 cessano i voli a seguito del fallimento di Aeradria.
Airiminum riapre l’aeroporto di Rimini il 1° aprile 2015. Le aspettative del territorio sono alte ma i risultati no. Lasciando da parte il penalizzato 2015 (158.688 passeggeri), nel 2016 se ne conteranno 236.918, 300.774 nel 2017, 304.191 nel 2018 e 394.583 nel 2019 (i dati sono di fonte Enac). Davvero pochini. Airiminum si è aggiudicata il bando Enac con “promesse” ben più sostanziose: oltre 2 milioni di passeggeri fra 2015 e 2017. Ma poi di numeri ne sono sempre circolati molti, assai diversi da quelli a consuntivo di anno in anno. «Noi lavoriamo per far crescere l’aeroporto di Rimini e i numeri ci dicono che ci siamo riusciti». Di questo è convinta Laura Fincato, come riporta il Carlino. Se si parla dei numeri dei bilanci di Airiminum ha ragione lei, se però si parla dei numeri dell’aeroporto è tutta un’altra partita. Deludente.
Con la partenza di Forlì, Airiminum potrà essere messa a confronto con altri privati. E “pesata” ancora meglio.
Le due cordate sono molto diverse fra loro.
Partiamo da Forlì: F.A. srl. 8 milioni di capitale sociale, versato 6.050.000. La compagine societaria è robusta. La quota più alta è in mano al gruppo Villa Maria, seguito da Viktor srl (controllata da Monte Paschi Fiduciaria, amministratore unico Giuseppe Silvestrini), Alexander srl (controllata da Monte Paschi fiduciaria, socio unico Maria Grazia Silvestrini), Consorzio Fruttadoro (Vitroplant, Comex, Orogel, Tecnovie, Sicural e F.A.) e Ponzi alla pari, per finire con Cittadini dell’Ordine (società di vigilanza) e Z2 (capitale sociale 5 euro, rappresentata da Augusto Balestra) con 100 mila euro ciascuno. Ettore Sansavini di Villa Maria è il vicepresidente di F.A. srl, Giuseppe Silvestrini il presidente, Sandro Gasparrini (con una lunga esperienza in campo aeroportuale, soprattutto nella assistenza volo) l’amministratore delegato, e poi ci sono Fabio Pezzani, Maria Grazia Silvestrini e Augusto Balestra.
Rimini: Airiminum 2014. 12 milioni di capitale deliberato, 4 milioni sottoscritto, versato 1.695.723. Tutto ruota attorno a Leonardo Corbucci, amministratore delegato e timoniere vero della società. La matrioska societaria si compone di Armonie srl che fa la parte del leone, seguita da Alquimie 4 Metropolis srl, Synergie 4 Airiminum srl e con poco peso specifico Free Energia spa. Le prime due fanno direttamente capo a Corbucci. Alquimie è interamente controllata da Armonie.
I forlivesi appaiono ben solidi. Esprimono ai vertici della società di gestione un gruppo imprenditoriale perfettamente inserito e sintonico al territorio nel quale opera, “sostenuto” da una rete politica trasversale che va dalla Lega al Pd. A Rimini lo scenario è parecchio diverso. La presidente Laura Fincato ha radici nel Veneto e l’ad a Roma. Hanno “legato” poco con Rimini. Possono contare sulla “simpatia” di una parte del centrodestra (Forza Italia) e di certo su quella del Pd, ma sono stati ad esempio duramente avversati dal movimento 5 stelle.
Con questi elementi di partenza si apre un nuovo confronto sul campo di gioco fra Rimini e Forlì. Non sarà facile per nessuno dei due perché grandi spazi di manovra non ce ne sono. Ma su due fattori “tattici” si stabilirà molto probabilmente a chi andrà la “coppa degli aeroporti” in Romagna.
Primo. La capacità di intercettare il mercato russo. Chi conosce il settore, spiega che la ripresa dei voli dalla Russia ci sarà. Occorre farsi trovare pronti. Sia Rimini che Forlì lavoreranno pancia a terra per catturare quel mercato. Chi avrà più filo da tessere nella terra di Putin? Il “Ridolfi” pur essendo chiuso dal 2013 non parte male, ha buone relazioni col mercato russo e pensa di sfruttare a proprio vantaggio anche alcune “scivolate” che hanno punteggiato i rapporti degli ultimi anni fra il “Fellini” i tour operator e le compagnie russe. E c’è chi sostiene che da questo punto di vista i forlivesi partano addirittura in vantaggio sui riminesi. La gallina dalle uova d’oro del mercato russo sarà decisiva anche per un’altra ragione: potrebbe portare (oppure no) nelle casse delle società di gestione la “ricchezza” necessaria per puntare sull’aumento delle destinazioni e in particolare sull’investimento che conta: Ryanair.
Secondo. A fare la differenza sarà l’aeroporto di Bologna. L’ha già fatta in maniera determinante per Forlì, sia quando ha toccato le stelle e sia quando è finito nella polvere. Il “Marconi” ha visto uno sviluppo vertiginoso e soprattutto in alcuni mesi dell’anno avrà bisogno di “appoggiarsi” su altri aeroporti. E’ più probabile che opti per Forlì, anche solo per ragioni di vicinanza. Se così dovessero andare le cose a mettere le ali sarebbe il “Ridolfi”.
Terzo. Astenersi anime belle.
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