Stupri di Miramare: via dall’Italia il padre e la madre dei due marocchini

Stupri di Miramare: via dall’Italia il padre e la madre dei due marocchini

Rassegna stampa: la bella notizia sul Carlino di oggi

Non merita il rinnovo del permesso di soggiorno. E con lui anche la moglie. Il tribunale dei minori di Ancona li vuole a casa loro, in Marocco. Sia il padre Mohammed che la madre Sana di 50 e 44 anni avevano presentato la richiesta di rinnovare il permesso di soggiorno per «stare accanto ai loro quattro figli in modo di educarli ed inserirli nella comunità».

(Il Resto del Carlino, Rimini cronaca) Via dall’Italia. E’ il destino che attende il cinquantenne marocchino, padre dei due fratelli di 15 e 17 anni, finiti in carcere per il duplice stupro e le rapine compiute dal ‘branco’ il 26 agosto a Rimini. Non merita il rinnovo del permesso di soggiorno. E con lui anche la moglie. Il tribunale dei minori di Ancona li vuole a casa loro, in Marocco. Sia il padre Mohammed che la madre Sana di 50 e 44 anni avevano presentato la richiesta di rinnovare il permesso di soggiorno per «stare accanto ai loro quattro figli in modo di educarli ed inserirli nella comunità». ll problema è che il tribunale di Ancona, tenuto conto anche del parere della procura non favorevole al provvedimento, non crede più ad una parola di ciò che dicono i due coniugi. I giudici sono convinti che il padre Mohammed sia ormai irrecuperabile al normale convivere sociale visto, scrivono i giudici, che «…risulta gravato nel corso degli anni da una serie di condanne per oltraggio a pubblico ufficiale, furto, falsa attestazione sull’identità propria, guida in stato di ebbrezza alcolica, detenzione e vendita di sostanze stupefacenti, porto abusivo di armi, evasione, violazione del divieto di rientrare nel territorio italiano tanto da essere agli arresti domiciliari per espiare una pena residua».
Difficile pensare che rinsavisca, tenuto conto che «…non ha mostrato nonostante il passare del tempo alcuna capacità educativa dei figli, in special modo con i più grandi, già inclini alla perpetrazione di condotte illecite verosimilmente anche a causa dell’esempio paterno e dall’avallo ricevuto in tal senso dalla madre Sana, posto che l’uomo e i suoi familiari si pongono verso le istituzioni con un atteggiamento spesso polemico e con un’ottica di puro assistenzialismo, nell’attesa di un sostentamento proprio e dei figli, principalmente sotto il profilo economico, senza mostrare alcun sincero e concreto interesse ad una sana ed armonica integrazione nella società. L’assoluta inidoneità genitoriale della figura paterna – scrivono i giudici – è dimostrata dal fatto che anziché ergersi ad esempio per i figli, con la sua condotta di vita istiga i minori a non integrarsi nella realtà italiana e a non rispettare le regole di convivenza comuni. Per questo si respinge il ricorso a salvaguardia dell’interesse pubblico alla sicurezza nazionale». E non ha avuto successo il ricorso per la moglie Sana, giudicata dal tribunale dei minori come una figura «aggressiva, arrogante, pronta a minacciare di abbandonare i figli». Ora l’avvocato Marco Defendini ha fatto appello. Intanto, il figlio 15enne in carcere a Bologna è rimasto coinvolto in una rissa tra detenuti con lesioni (per gli altri). Finirà a processo anche per questo.

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