Sul Sigismondo d’oro abbiamo un problema

Sul Sigismondo d’oro abbiamo un problema

Si sono appena conosciuti i nomi dei due nuovi prescelti. Il problema non sono loro. Però se si scorre la storia di questo riconoscimento non si possono non notare le tante occasioni perdute. Gli assenti che avrebbero meritato più e meglio di qualche premiato.

C’è chi sostiene che quest’anno una candidatura naturale al Sigismondo d’oro sarebbe stata quella dell’associazione “Basta plastica in mare”, se… non si fosse opposta alla centrale eolica.
C’è chi pensa che la cultura a Rimini esprima una platea di personalità che fanno onore alla città con la loro ricerca, studi e pubblicazioni: per dirne alcuni, Alessandro Giovanardi, Giulio Zavatta, Moreno NeriGiovanni Rimondini, quest’ultimo anche “prof” di frotte di riminesi. Però costoro si sono macchiati del delitto di lesa maestà, cioè hanno osato discutere e in alcuni casi opporsi con energia alle scelte compiute nell’ultimo decennio in tema di manomissione dei beni culturali della città.
C’è chi è convinto che un conoscitore e innovatore nel campo del turismo come Mauro Santinato abbia tutti i titoli per meritarsi il Sigismondo d’oro, per il curriculum che può vantare, per la promozione dei club di prodotto, per l’attività di formatore, per i grandi eventi che ha saputo ideare (Destination Lab e Hospitality Day), perché dalla teoria è passato alla prassi investendo le proprie risorse in un hotel innovativo di cui si è occupata tutta la stampa specializzata. Però ama anche dire pane al pane e vino al vino e spesso e volentieri infilza con coraggio le piaghe turistiche della nostra città, gli scenari e i timonieri ingessati al tempo che fu.
C’è un editore che ha dato molto alla cultura e risponde al nome di Mario Guaraldi. Ma si è candidato con Gloria Lisi ed ha il difetto di dire quel che pensa, liberamente, come ha fatto davanti alla inaugurazione del Fulgor.
Naturalmente stiamo tirando in ballo tutti costoro, scusandoci anticipatamente, a loro insaputa.
Si potrebbe continuare con un lungo elenco, partendo da Gessica Notaro. In un periodo storico che segna la drammatica ricomparsa della guerra nel cuore dell’Europa, c’è anche una testimonianza di pace che nasce dal basso, da una piazza di Rimini, da dove è partita otto anni fa, che avrebbe meritato uno sguardo di riconoscenza da parte di chi assegna il Sigismondo: si tratta del Comitato Nazarat che ha contagiato con l’iniziativa dell’Appello all’umano circa trenta città in Italia e all’estero.
C’è Alda Gemmani che nel 2009 ha lasciato l’Ospedale Infermi, dove era in servizio come anestesista, ed è partita per la Nigeria, dove dirige il centro ospedaliero St. Kizito di Lagos.
E poi, un rappresentante delle forze dell’ordine mai? E l’esigenza di lanciare un messaggio forte sulla qualità della ricettività turistica dopo l’esperienza mediaticamente devastante dell’hotel fantasma e delle truffe in serie ai danni dei vacanzieri, non l’ha avvertita nessuno? Ad esempio premiando una figura di albergatore capace di unire al Dna del pioniere anche la creatività fresca del rinnovatore.
Si sarà capito che il problema non sono tanto i due prescelti per il Sigismondo d’oro 2022. Chi siamo noi per giudicare due persone e due vite? Però se si scorre la storia del premio dal 1994 ad oggi non si può fare a meno di notare le tante occasioni perdute. Gli assenti che avrebbero meritato più e meglio di qualche premiato. Con il sospetto che il metro della “permalosità” (lui no perché ha criticato la mia opera pubblica) abbia avuto qualche peso. Il problema sta, quindi, nella prospettiva libera e disinteressata, aperta e generosa, che dovrebbe guidare chi sceglie dal mazzo dei papabili. Tra l’altro non si sa bene come funzioni il meccanismo che porta ad individuare i “sigismondini” d’oro e nulla viene spiegato al riguardo sul sito internet del Comune (qui): se ci sia anche una raccolta di proposte “dal basso” oppure se tutto venga deciso all’interno di palazzo Garampi, se ci siano una o più persone ad occuparsene e chi, in quale periodo dell’anno si metta in moto la macchina del premio e in base a quali criteri guida. Che il Sigismondo d’oro sia davvero un premio ai condottieri di Rimini.

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