Togliete il Malatesta dalle mani del Comune. Non sanno quello che fanno (basta guardare la parcella di Cacciari)

Togliete il Malatesta dalle mani del Comune. Non sanno quello che fanno (basta guardare la parcella di Cacciari)

Per le celebrazioni malatestiane il superfilosofo è stato pagato 4.421 euro, quanto un bravo prof del liceo guadagna in tre mesi di sudato lavoro. Ma quando va a Misano l’arcangelo della filosofia patria si accontenta di 800 euro. Probabilmente, i nostri amministratori hanno smesso di fare cultura da un bel pezzo.

Gli euro? Sono carta da cesso. 28mila euro in un puf
Aiuto, è ora che intervengano i Caschi Blu della cultura, questi non sanno quello che fanno, e io, no, io non li perdono, sono imperdonabili, hanno l’onore di usare i soldi pubblici, hanno l’onere di giustificare il loro stipendio di fronte ai cittadini e fanno queste pirotecniche ca***te. Non vorrei fare il Puffo Quattrocchi, eppure, ve l’avevo detto io, che lasciare le celebrazioni dei 600 anni di SPM in mano a quelli del Comune era un errore civico, patrio, assoluto. Basta – e siamo solo all’inizio – leggere come hanno speso i soldi per i primi, dimenticabili, eventi. Non bastavano i 12.749 euro per dar fuoco al Castel Sismondo e farci sorbire il testo di Lia Celi ripetuto da Marina Massironi. A implorare vendetta e a impetrare il soccorso dell’Unesco è la Determinazione dirigenziale n. 1305, “per realizzazione eventi nella serata del 20 giugno 2017”. Cosa è successo il 20 giugno, chi se lo ricorda più? Ah, già, c’era il Momus di Leon Battista Alberti, che fa rima con i Motus e che, parafrasando Fantozzi, “è una cagata pazzesca”. Beh, il giochino c’è costato 15.257,69 euro. Devo dire altro? Lo dico. Totale per due serate inutili, al netto dei centesimi: 28.006 euro. Sapete quante cose si fanno con 28mila euro? Tantissime. Ad esempio? Finanziare la prima versione annotata al mondo dei ‘Malatesta Cantos’ di Ezra Pound, lo dirò fino a che schiatto. E poi? Allestire una traduzione del corpus dei testi del cenacolo malatestiano, ridotta in forma accessibile, ‘popolare’. E poi? Invitare i grandi poeti e scrittori d’altrove – chessò, Andrew Motion, poet laureate di Sua Maestà d’Albione, se non Philip Roth – per spiegarci perché ‘Ez’ è decisivo per le sorti estetiche d’Occidente. Così, in un puf, in uno schiocco di dita, abbiamo speso 28mila euro per un evento che nessuno si ricorda più, svanito per sempre. Tanto, sono solo 28mila euro, vi risponderanno gli amministratori dei vostri soldi, per cui gli euro sono carta da cesso.

…bastano pochi chilometri e Vattimo e la Marzano non chiedono un centesimo
Ma c’è un altro dettaglio che narra l’incapacità della malatestiana amministrazione Gnassi Bis. Tra gli “illustri ospiti” – l’aggettivo è dato guardando i curricula o misurando lo share televisivo? – Massimo Cacciari, filosofo di chiara fama, assai filosoficamente, per “commentare le componenti filosofiche dei testi proposti”, s’è portato a casa la non modica cifra di “euro 4.421,82”. Ora, un insegnante di filosofia al liceo classico – pure bravo – quei soldi li guadagna in tre mesi di spossante lavoro. Ma lo scandalo, dicevo, nel libero mercato delle volpi, non sta nella cifra in sé – applausi a Cacciari che riesce a farsi pagare così tanto per un impegno così piccolo – quanto nell’incapacità culturale dell’amministrazione riminese. Non si capisce perché, per dire, quando va a Misano Adriatico – lo scorso anno, ad esempio, quando ha discettato sul “tema del Destino” – Massimo Cacciari si faccia pagare due ore e passa di lezione molto meno che a Rimini. A Misano – così la Determinazione n. 111 del 2 maggio 2016 – Cacciari si è accontentato di 800 euro. A Rimini ne pretende 3.600 in più. Questione di latitudine, di simpatia? Non credo. Penso che il Comune, afflitto dalla svogliatezza, non faccia più cultura da un tot. Sfoglia il catalogo degli spettacoli che ci sono in giro. E li compra. Senza alcuna strategia culturale. Una strategia che il minuscolo Comune di Misano Adriatico ha, evidentemente, visto che a Rimini tutti poppano dalle mammelle di Stato mentre là, addirittura, non si fanno pagare. Resta a imperitura memoria una frase della Determinazione n. 212 del 26 luglio 2016: “il Prof. Gianni Vattimo e Michela Marzano hanno rinunciato al compenso”. Gianni Vattimo e Michela Marzano, intellettuali non inferiori quanto a share a Cacciari, sono andati a dettar filosofia a Misano ‘a gratis’, senza chiedere soldi all’amministrazione pubblica. Tanto di cappello. Chiamatela, se vi va, la strategia della brava azdora, ma avercene di azdore così in un Comune, al posto di tanti, troppi, inutili direttori artistici.

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