Tre ragioni ingombranti per dire no alla centrale eolica: parla il prof. Battaglia

Tre ragioni ingombranti per dire no alla centrale eolica: parla il prof. Battaglia

«I riminesi farebbero bene ad opporsi con forza perché sarebbe orribile da vedere ed una impresa economica a perdere, con effetti sulle bollette, già salatissime, degli italiani». Intervista a Franco Battaglia.

«I riminesi farebbero bene ad opporsi con forza alla centrale eolica offshore, perché sarebbe orribile da vedere ed una impresa economica a perdere, con effetti sulle bollette, già salatissime, degli italiani». Chi parla è il prof. Franco Battaglia (nella foto), docente di chimica fisica all’Università di Modena e Reggio Emilia, noto per le sue tesi controcorrente che ha argomentato sulla stampa, in televisione e in diversi libri: da Clima, basta catastrofismi a L’illusione dell’energia dal sole. O anche La Natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima, e Non c’è alcuna emergenza climatica. Il 10 ottobre è stato ospite del programma di Nicola Porro Quarta Repubblica ed ha ribadito un concetto di estrema attualità: «Il fotovoltaico e l’eolico sono la causa principale dell’aumento delle bollette energetiche». Un giudizio affatto scontato.
Rimini 2.0 ha intervistato il prof. Battaglia sul progetto che dovrebbe affacciarsi sulla riviera di Rimini e che ha inizialmente scosso le città, ma che ora sembra avanzare silenziosamente senza incontrare più grosse resistenze, nemmeno nel Comune di Rimini: la centrale eolica offshore (qui e qui).

Professore, partiamo da un primo dato decisamente importante, sul quale poggiano le fondamenta del progetto: «La produzione di energia annuale attesa [dalla installazione delle 51 pale eoliche] supera i 710 GWh e consente di coprire per il 43%-47% il fabbisogno di energia elettrica dell’intera Provincia di Rimini (relativamente ai dati 2018/2020) nonché il fabbisogno di elettricità di un territorio urbanizzato corrispondente a circa 120.000 abitanti, considerando un consumo statistico per abitante pari 6000 kWh/anno (comprensivo di consumi residenziali, industriali e altro)». Sto leggendo da un documento ufficiale:  l’avviso pubblico relativo al procedimento di valutazione di impatto ambientale. Lei come interpreta questi dati?
«Dunque, 710 GWh equivalgono a 710.000 MWh, diviso 365 e diviso 24 (le ore di un anno) otteniamo circa 80 MW, che è la produzione attesa di questo impianto. In questo modo si ottiene una migliore comprensione di come stanno le cose, che si riassume così: vengono installati 330 MW per produrre 80 MW. E come mai abbiamo tanta differenza tra quanto si installa e quanto si produce, cioè circa un quarto? Perché il vento non soffia sempre. Ugualmente se si installano 8 GW fotovoltaici, l’esperienza ci dice che la produzione è pari ad 1, perché nelle ore in cui manca il sole la produzione risulta essere zero. In Italia i quasi 24 GW fotovoltaici installati producono meno di 3 GW. Nel caso del vento (soprattutto dell’offshore) le cose vanno un po’ meglio: installi 4 e produci 1. A Rimini la previsione è quella di installare 330 MW e produrre 80 MW. Questo è il punto cruciale di cui rendersi conto. Ma c’è un altro elemento di cui tenere conto».

Quale?
«Se moltiplichiamo 80 MW per 20 anni otteniamo 14 miliardi di kWh. Tenendo conto che 1 kWh fino ad un anno fa aveva alla borsa elettrica un valore inferiore a 10 centesimi, in 20 anni avremo 1.4 miliardi. Ma quanto costa realizzare la centrale di Rimini?»

Secondo i dati diffusi dai proponenti il progetto 1 miliardo.
«Ecco, a Rimini verrà speso 1 miliardo per recuperarne 1.4 in 20 anni (e sto escludendo le spese di manutenzione ed ogni altro costo aggiuntivo). Non sembra un grande affare. È come dire che io investo 100mila euro e ne recupero 140mila in 20 anni, e alla fine dei 20 anni non ho un bene di cui disporre, non ho nulla».

Perché?
«Perché la vita dell’intero impianto è 20 anni».

E allora perché la società proponente si dovrebbe imbarcare in una operazione del genere? Se fosse fallimentare ci penserebbe due volte…
«Ci si imbarca in operazioni di questa portata perché sono previsti degli incentivi. Tutti gli italiani, con i soldi delle loro tasche, anziché vedersi destinare risorse tanto importanti in opere più utili, finanziano questi signori che producono energia dalle cosiddette fonti rinnovabili. Quindi, prima di tutto è chiaro che non ci si sta muovendo in una logica di mercato, ma in un sistema forzatamente dopato. Non è conveniente, a meno che non si “gonfi” il prezzo dell’energia elettrica, che è quello che sta accadendo, facendo apparire “conveniente” questo tipo di impianto: se il kWh invece di avere un costo di 10 centesimi fosse di 50, allora nel caso della centrale eolica non avremmo più 1.4 miliardi in 20 anni ma 7 miliardi, facendo diventare l’intervento più appetibile».

Lei sta dicendo che chi investe nelle energie rinnovabili fa affidamento sull’aumento del costo dell’energia elettrica?
«È quel che sta già avvenendo. E questo in conseguenza delle scellerate scelte di politica energetica adottate negli ultimi 20 anni. Nel 2012 andavo a Bruxelles a tenere una conferenza il cui titolo era, «Le bollette energetiche stanno aumentando: colpa del fallimento delle politiche energetiche della Unione Europea?». E nel 2007 scrivevo «L’illusione della energia dal sole», un libretto (che gode anche della presentazione di Silvio Berlusconi) in cui spiegavo che se ci fossimo imbarcati in questa pazzia di finanziare impianti eolici e fotovoltaici, l’esito necessario sarebbe stato l’aumento delle bollette elettriche. Gli incentivi vengono “spalmati” sulle bollette di tutti, e quando gli impianti aumentano, lievita anche il costo delle bollette degli italiani. Si attribuisce la responsabilità dell’impennata del costo delle bollette alla guerra di Putin, ma il gas aveva cominciato a salire di prezzo già un anno prima dello scoppio della guerra. Se il costo della energia aumenta, comincia ad essere appetibile realizzare gli impianti fotovoltaici ed eolici. Ma dove sta il problema? Anche chi investe in questi impianti ha poco da stare allegro perché vive in una società che si impoverisce sempre di più: mentre in Italia si produce 1 kWh ad un costo sempre più alto, i cinesi lo fanno a 5 centesimi, di conseguenza l’Italia perde competitività».

Fatte queste premesse, torniamo a Rimini…
«I riminesi dovrebbero dire di no alla centrale eolica, non da ultimo perché contribuirà ad alzare il costo delle bollette elettriche».

Però i proponenti dichiarano che con la produzione di energia generata dalle 51 pale eoliche si potrà «coprire per il 43%-47% il fabbisogno di energia elettrica dell’intera provincia di Rimini»…
«È un calcolo virtuale, puramente teorico: conoscendo la produzione ed il dato del consumo in provincia, si deduce che si riuscirebbe a coprire quasi la metà del consumo elettrico del territorio. Ma resta tutto virtuale, a meno che gli abitanti della provincia di Rimini, una volta costruita la centrale, non si vedano arrivare una bolletta elettrica dimezzata. Significherebbe che tutta l’energia prodotta al largo di Rimini rimane a Rimini, ma non è così. In realtà l’elettricità prodotta a Rimini finisce nella rete nazionale e i cittadini di Rimini continueranno a pagare le loro bollette “salate”».

Lei sostiene anche un’altra cosa: il nucleare surclassa la “resa” che si ottiene con le energie rinnovabili e più o meno con la stessa spesa. È così?
«L’impianto convenzionale (e per convenzionale intendo idroelettrico, nucleare, carbone o gas) più costoso è quello nucleare. Un reattore nucleare da 1200 MW costa meno di 5 miliardi e produce 1000 MW, e produce per 60 anni, che è la vita certificata del reattore. L’impianto di Rimini, che costa 1 miliardo, produce 80 MW, ma solo per 20 anni, perché questa è la vita certificata delle turbine eoliche. Se si fa l’aritmetica, a parità d’investimento nell’impianto, la produzione elettrica da nucleare è 7 volte quella da eolico».

Però è anche vero che il nucleare non lo vuole nessuno, le popolazioni si oppongono con tutte le forze.
«Il nucleare è la prima fonte di energia elettrica in Europa. L’Italia ha abbandonato il nucleare ma non ci ha rinunciato, perché importa dalla Francia il 15% del proprio fabbisogno elettrico: come se ci fossero 8 reattori nucleari che in Francia lavorano per l’Italia. E per questa energia che importa l’Italia paga ogni anno alla Francia l’equivalente della costruzione di un reattore nucleare, quindi un terzo del parco nucleare francese lo hanno pagato i contribuenti italiani. Gli abitanti di Rimini farebbero molto meglio a dotarsi di un reattore nucleare posizionato su una sola nave (ce ne sono già in funzione nel mondo), che non darebbe fastidio a nessuno e certamente non sarebbe paragonabile minimamente all’impatto di 51 pale eoliche sparse davanti alla costa fra Rimini e Cattolica. Con un impianto nucleare da 100 MW, quindi un piccolo reattore, messo su una nave, si otterrebbe la stessa energia elettrica della centrale eolica, col vantaggio che sarebbe energia “buona”, costante, non disponibile solo quando soffia il vento».

Lei cosa prevede accadrà in Italia nelle prossime settimane e mesi dal punto di vista energetico?
«Dipenderà naturalmente da cosa farà il nuovo governo, ma non sono ottimista…».

Allora la domanda è più diretta: a suo parere, cosa dovrebbe fare il nuovo governo?
«Alcune cose nel brevissimo termine. La prima: tagliare tutti gli incentivi all’eolico e al fotovoltaico, sono 8 miliardi l’anno e servirebbero già a soddisfare tante imprese che si sono ritrovate con le bollette quadruplicate da un mese all’altro. La seconda: fare funzionare a carbone gli impianti a policombustibile esistenti. Qual è il principio? Che a seconda della convenienza questi impianti, cambiando il bruciatore, possono bruciare o carbone o gas o petrolio. Da anni bruciano solo il combustibile più costoso, cioè il gas. Ma quello meno costoso è il carbone».

Però inquina.
«E chi l’ha detto? Gli impianti a carbone possono essere ben costruiti senza che inquinino affatto. La terza cosa che dovrebbe fare il nuovo governo è intervenire sulla speculazione che ha portato all’aumento del prezzo del gas».

Con il tetto al prezzo del gas imposto dall’Europa?
«Ma no, e su questo Draghi ha sbagliato completamente, mostrando anche una certa incompetenza. Un tetto europeo al prezzo del gas è improponibile per tre ragioni: perché va contro le leggi del mercato che si è data l’Unione europea; perché incontra l’ostacolo dei paesi più ricchi, i quali, in una condizione in cui il gas scarseggia sul mercato, non vogliono avere vincoli in modo da poter accaparrarsi più gas a discapito di coloro che lo possono pagare di meno; perché non si può imporre una soluzione unica per tutta l’Europa in un sistema dove i vari paesi UE hanno adottato politiche energetiche tra di loro non paragonabili. Per esempio, la Francia ha sessanta reattori nucleari, l’Italia nessuno; la Svezia produce la metà della propria energia elettrica dall’idroelettrico, l’Italia per il 15%. Gli altri paesi bruciano tanto carbone, l’Italia ha deciso di azzerare il carbone. Insomma, l’Italia è il paese che se la passa peggio, è stato in ricreazione per 20 anni sui temi energetici e adesso chiede alle nazioni che invece nel frattempo hanno studiato, di ricevere lo stesso trattamento. Io ritengo che per questi tre motivi un tetto europeo al prezzo del gas non ha alcuna speranza».

E quindi non c’è nulla da fare?
«L’Italia può certamente mettere un tetto in casa propria per bloccare la speculazione. Perché non lo fa? Il governo potrebbe dire: per legge, tutti gli importatori in Italia di gas dall’estero, non lo possono rivendere a più del 50% del prezzo di acquisto». Inoltre bisognerebbe ridurre i passaggi intermedi: a fronte di un consumo annuo di gas di 80 miliardi di metri cubi, v’è un volume di scambi di gas pari a 400 miliardi di metri cubi!».

Da ultimo, torniamo a Rimini: mi dice per cortesia sinteticamente un’ultima ragione per dire no alla centrale offshore?
«Perché rovinerebbe la costa di Rimini e farebbe un po’ male all’Italia, dando nuovo impulso per continuare a far crescere il costo delle bollette elettriche. Si sente spesso ripetere che, considerato l’aumento delle bollette, occorre incrementare gli impianti eolici e fotovoltaici perché danno energia gratis. Non è così. Questi impianti sono costosissimi sia in termini costruttivi e sia in termini di incentivi che drenano dalle tasche degli italiani e che sono la vera causa delle nostre elevate bollette».

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