Un Fellini (anzi due) mai visto

Un Fellini (anzi due) mai visto

Due belle sculture di terracotta raffigurano un Federico Fellini giovane e uno in età matura. La prima è sicuramente opera di Enrico Panzini, la seconda di autore per ora ignoto. Le conserva gelosamente Federico Benzi, figlio di Titta. Eccole in anteprima.

Nello storico studio legale di Titta Benzi, al primo piano della scala C del palazzo Fabbri in piazza Ferrari, i figli Marina e Federico perpetuano la professione del padre, Luigi. Appena entro vengo intimorito dal piglio deciso dei sopracciglioni circonflessi di Titta. Il più intimo amico di Fellini, in toga con cordiera dorata, nel ritratto che data 2002, mi guarda da un quadro del pittore Tomassetti, attaccato a una piccola parete sulla sinistra.

Titta Benzi in un ritratto di Tomassetti

Poco più avanti, si apre una porta; sono atteso. Quando entro nello studio di Federico (lo stesso che fu del padre) in un lampo di tempo, le pareti, gli oggetti, la poltrona e la scrivania con sopra i fascicoli dei processi e Federico stesso, mi appaiono in bianco, grigio e nero: come in un film degli anni ’60. La breve sensazione svanisce, ma non mi dispiace d’essere piombato nell’atmosfera desaturata che era di Titta e dell’amico “Fellas”, esattamente come nelle innumerevoli immagini che li vede insieme. Federico Benzi si chiude dietro le spalle la porta del “tempio”: sa che “sono in missione per conto della città”. Già, perché l’avvocato Benzi ha il merito di avere considerato che Fellini appartiene a tutti, che non è stato solo ed esclusivamente l’amico di sempre, del padre. E’ stato l’amico geniale, brillante, un po’ bugiardo, sempre pronto allo sfottò che i riminesi avevano a Roma. Generosamente, il penalista (come papà) mette a disposizione della città, aneddoti, documenti, fotografie e ricordi di famiglia. Io sono quindi nel suo ufficio/tempio per avere notizie di due sculture che raffigurano il regista. Le ho notate in una precedente visita, quando per un articolo ho fotografato alcuni degli strepitosi disegni del riminese de’ Roma. Con Federico siamo rimasti intesi che entrambi avremmo fatto ricerche per ricostruirne la storia. Il mio ospite, purtroppo non ha alcuna novità. Eccoci ancora al punto di partenza: molti interrogativi, poche certezze.

Scultura di un giovane Fellini realizzata da Enrico Panzini

Le sculture di terracotta verniciata rappresentano due teste del regista; una in età giovanile, mentre l’altra lo coglie in età decisamente matura. Di entrambe, i fratelli Benzi non ne conoscono la provenienza, mentre la prima, perlomeno porta la firma dell’autore: Enrico Panzini (1876-1944). Nel 1909 (Cfr. Storia di Rimini. Dal 1800 ai nostri giorni, pag. 108, tomo III di Pier Giorgio Pasini e Mario Zuffa, Ghigi Editore, 1978), l’artista riminese partecipa alla “Prima Esposizione Nazionale di Belle Arti e Mostra Nazionale delle Ceramiche” che si tiene al Grand Hotel, appena inaugurato. Molti gli artisti nazionali (168, con circa 600 opere) tra i quali c’è un cospicuo manipolo riminese; il trentatreenne Panzini vince una medaglia d’argento nell’ambito della propria disciplina. Nei primi anni venti, dopo avere trascorso un periodo di studio e lavoro a Roma, lo scultore torna definitivamente a Rimini. Qui si dedica anche al restauro, tanto che nel 1937 gli viene commissionato di recuperare alcune parti del sipario nel Teatro Comunale Vittorio Emanuele II”, magistralmente dipinto nel 1856 dal bergamasco Francesco Coghetti (1802-1875). Panzini muore a Rimini nel 1944, sotto uno degli innumerevoli bombardamenti.

La firma che compare sulla piacevole opera nera del Fellini giovane è leggibile e inequivocabile. Considerando che Federico parte per la Capitale nel ’39 è probabile che la scultura possa essere stata eseguita l’anno prima. Panzini era amico della famiglia del futuro regista, per cui si è trattato di un dono? E quando e perché, presumibilmente diversi anni dopo, Fellini la regala all’amico Titta? Non si sa.

Riguardo all’altra testa felliniana presente in studio, gli interrogativi si moltiplicano. Sempre di terracotta colorata, a imitazione del bronzo, mostra, a fianco della punta del colletto destro della camicia, un paio di sgorbi poco comprensibili. In questo caso non si conoscono l’anno di realizzazione, la provenienza e neppure l’autore. Notte fonda. Con il consenso dell’avvocato Benzi, pubblichiamo la fotografia anche della terracotta in oggetto, sperando che qualcuno possa individuare le iniziali (sempreché quei due graffi siano lettere) o comunque risalire all’autore, dallo stile della scultura. Confidiamo perciò nello spirito e nella conoscenza in campo artistico dei nostri lettori.

Le iniziali sulla testa del Maestro: qualcuno sa a chi si riferiscono?

Ringrazio Federico, lo saluto con l’accordo che ci si sentirà appena ci saranno sviluppi. Mentre sto per varcare la porta d’ingresso, sulla parete di destra avverto lo sguardo energico di Titta. Gli faccio un cenno di saluto.

COMMENTI

DISQUS: 0