Viaggio in una eccellenza ospedaliera: la chirurgia dell’Infermi di Rimini

Viaggio in una eccellenza ospedaliera: la chirurgia dell’Infermi di Rimini

Millecinquecento interventi l'anno. Nella sola chirurgia oncologica addominale se ne contano circa 400: colon, fegato, pancreas, stomaco. Ed è questa la mission specifica del reparto guidato dal dottor Gianfranco Francioni, dove Rimini svetta come un’eccellenza nel panorama nazionale.

chirurgia-riminiCos’è la sanità? In termini di spesa pubblica quel mostro che toglie il sonno ad amministratori locali, governatori e governi e che entra in gioco ogni volta che si parla di tagli. Se ne hai bisogno ti auguri che non sia malasanità e che tutto funzioni come al pit stop della Formula 1. Anzi, meglio. Se Alonso “buca” un gran premio perché ai box qualcuno sbaglia, scatta la delusione e la Ferrari non porta a casa il trofeo, ma se qualcosa va storto in sala operatoria il danno può essere irreparabile. La malattia è l’esempio principe della vita come dipendenza da altro e da altri. Se medici e infermieri dai quali dipendi non sono all’altezza, è quel che abbiamo di più prezioso che si annienta.
Come se la passa la sanità a Rimini? Dietro alle notizie di cronaca che mettono in croce qualche disfunzione, c’è un mondo che scopri solo attraversandolo di persona e che è fatto di professionalità e dedizione quotidiane. Molto di più di quella cortesia che l’Ausl di Rimini ha pensato di far diventare il proprio biglietto da visita: “la cortesia è l’anima della cura”. Non solo perché richiama altre anime molto meno nobili (la pubblicità è l’anima del commercio) ma perché cortesia evoca una prestazione che ha a che fare con la benevolenza e la buona educazione. Deriva da cortese e da corte, modi gentili e affabili. La dedizione, invece, è la decisione di mettersi a disposizione di qualcuno: l’intelligenza, la competenza, l’energia, le qualità, il cuore, tutto. Praticamente significa impegnarsi totalmente per l’ammalato. Non è un mestiere ma una missione.
Grand Hotel Infermi. Magari non l’avevi mai frequentato ma l’occasione per soggiornare in qualche camera prima o poi arriva. A me è capitata l’unità operativa di chirurgia generale. Avrei scelto volentieri un altro hotel ma è li che mi ha condotto il mio colon.
La chirurgia dell’ospedale di Rimini è come un esercito che non arretra mai dal campo di battaglia. La giornata inizia presto e finisce tardissimo, non solo per rispondere alle esigenze dei ricoverati, che sono tantissimi, ma anche per tutte le emergenze che si presentano. C’è stato un accoltellamento in città e il malcapitato finisce in chirurgia. C’è l’incidente grave e alle 2 di notte la sala operatoria è pronta di nuovo. Ogni giorno si sa cosa c’è di programmato ma si ignora l’imprevisto.
In un anno la chirurgia effettua 1500 interventi. Uno più, uno meno. Indossare il camice non è come andare in ufficio: le pratiche non si possono ammucchiare e rinviare. La malattia non osserva le feste segnate in rosso sul calendario. C’è l’appendicite ma ci sono anche i cosiddetti interventi di media e alta complessità. Nell’ultima categoria rientrano anche quelli legati alla chirurgia oncologica addominale (circa 400 l’anno): colon, fegato, pancreas, stomaco. Ed è questa l’eccellenza del reparto guidato dal dottor Gianfranco Francioni, che vede impegnati fra gli altri Giuseppe Alfonzo (responsabile della chirurgia d’urgenza), Luigi Veneroni, Matteo Montesi, Vittorio Corso e Massimiliano Todaro. Una squadra affiatata, che è consapevole della responsabilità che porta, e che sa rendere palpabile un clima sereno e improntato alla cordialità sia fra il personale medico e infermieristico e sia con i pazienti.
Per fegato, pancreas e chirurgia epatobiliopancreatica in generale sono un centinaio l’anno gli interventi messi in calendario e realizzati. Per il tumore del pancreas la chirurgia attua un protocollo ad hoc che sta dando esiti ottimi. Un’eccellenza nell’eccellenza. Per lo stomaco i chirurghi intervengono su un’ottantina di casi l’anno, 220 riguardano il colon.
personale-chirurgiaE se la sala operatoria è la punta di diamante, il reparto inteso come personale infermieristico non è da meno. La malattia rende fragili come bambini e oltre a medici bravi ha bisogno delle cure instancabili e del sorriso delle infermiere. Chi ti lava e t’imbocca, chi si abbassa sulle tue ferite, poco o tanto profonde, non solo per pulirle (e spesso ci vuole stomaco robusto) e sanarle, ma per trasmetterti la sensazione che puoi farcela, è un angelo prestato dal cielo.

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