Al comizio di Salvini il candidato Pecci resta senza voce

Al comizio di Salvini il candidato Pecci resta senza voce

Si temeva un pomeriggio ad alta tensione in piazza Tre Martiri ma, grazie da un imponente servizio d’ordine, tutto si è risolto in piccoli episodi no

Si temeva un pomeriggio ad alta tensione in piazza Tre Martiri ma, grazie da un imponente servizio d’ordine, tutto si è risolto in piccoli episodi non gravi. La pioggia ha tenuto lontano le grandi folle, veloce show di Salvini, consumata star televisiva, alle prese soprattutto con i selfie. Il candidato sindaco si è limitato ad un saluto di cortesia, non una sua parola su programma e contenuti locali.

Pomeriggio alternativo al consueto struscio del sabato in piazza Tre Martiri. Si temevano ore ad alta tensione, visto che erano state preannunciate manifestazioni degli antagonisti al comizio del leader della Lega Nord Matteo Salvini. Per gli amanti del sangue diciamo subito che, per fortuna, non si sono registrati episodi di particolare gravità. Due petardoni gettati sotto i portici, una poliziotta scaraventata a terra, un altro agente morsicato ad un braccio da un ragazzo evidentemente affamato. I due agenti sono stati portati in ospedale per controlli (auguri ad entrambi), due antagonisti sono stati fermati e trasferiti in questura. Come si dice in questi casi: seguiranno i particolari in cronaca. Un nutrito cordone di forze dell’ordine ha impedito contatti diretti. I giovani che si definisco rappresentanti dell’antifascismo a Rimini hanno contestato per tutta la durata del comizio il segretario della Lega Nord. Qualche insulto, alcune canzoni (immancabile “Bella Ciao”) e tante prese in giro. Salvini, che queste situazioni le conosce bene, ha replicato con qualche blando insulto (“sfigati, drogati, fannulloni…”) e con parecchia ironia.
Resterebbe da fare il solito pistolotto sul fatto che Salvini non possa parlare nelle piazze italiane senza il solito cordone di polizia, ma ve lo risparmiamo visto che riteniamo che ogni persona civile convenga che è assurdo dover schierare dei battaglioni di tutori dell’ordine (con notevole dispendio di risorse) per tutelare un diritto sacrosanto. Ma questo è. Per fortuna è andato tutto abbastanza bene e di questo vanno ringraziate le forze dell’ordine.
Detto dell’ordine pubblico resterebbe da parlare di politica. E qui si fa un po’ più di fatica a trovare qualcosa di significativo.
La giornata uggiosa non ha favorito una partecipazione oceanica e sotto il piccolo palco allestito non c’era certo una folla, nonostante, oltre ai leghisti, ci fossero gli esponenti delle altre liste che danno l’appoggio al candidato “padano” Marzio Pecci. Presenti i gazebo di Fratelli d’Italia, Uniti per Rimini e quello della lista di Poggi. I leghisti sfoggiavano le felpe bianche con scritta Rimini d’ordinanza. I sostenitori di Uniti per Rimini hanno indossato una rustica e ben visibile “t-shirt” gialla, garrivano diverse bandiere dei renziani (tendenza Gioenzo naturalmente); labilissimi segnali da Forza Italia: in piazza c’era Carlo Rufo Spina, responsabile del partito nel Comune di Rimini con bandiera tricolore.
Per quel che riguarda il comizio Matteo Salvini, con la consumata abilità oratoria di un rodato personaggio televisivo, ha parlato per una decina di minuti snocciolando i suoi cavalli di battaglia nazionali (famiglia, immigrazione, contrarietà all’Europa e all’Euro, no alla legge Fornero…) inserendo due temi riminesi: l’aeroporto fatto chiudere dalla sinistra di governo e la Fiera che finirà in mani bolognesi. Non poteva mancare anche un richiamo alla celebre ospitalità romagnola che, declinata alla Salvini, vuol dire accoglienza per tutti coloro che sono in regola, porte sbarrate a chi viene in Italia in maniera irregolare e per delinquere. Temi che naturalmente hanno scaldato gli attivisti e un buon numero di curiosi, accorsi per vedere una celebrità nazionale. Il leader della Lega è stato introdotto velocemente dal segretario della Lega Nord Romagna Jacopo Morrone che ha ringraziato attivisti e alleati. Da segnalare che, a parte un saluto di cortesia, non ha parlato il candidato sindaco Marzio Pecci, che si è limitato a seguire, annuendo con la testa e sorridendo, le brevissime parole di Morrone e quelle un po’ più lunghe di Salvini. Dopo 15 minuti di comizio del leader spazio ai selfie con militanti e curiosi, attività che ha preso molto più tempo delle parole e della politica. Del resto siamo nell’epoca dei social e tutto si adegua.
Da notare la presenza sul palco dell’onorevole Gianluca Pini, che nella lega guidata da Matteo Salvini ha una posizione defilata rispetto alla grande popolarità da lui raggiunta nel periodo pre primarie leghiste del 2013 che hanno visto il trionfo dell’attuale segretario.
Tra i canti e gli sberleffi della Rimini Antifascista e i poliziotti che che hanno protetto diligentemente il leader della Lega la piazza si è lentamente svuotata tornando al normale struscio del sabato pomeriggio. Quelli che si interessano delle cose della città sono rimasti a discutere, in piccoli gruppetti, dell’addio alla Fiera dopo pochi mesi del super manager Ugo Ravanelli, questo sì fatto politico significativo, ma ormai la politica vera non ha nulla da spartire con la cittadinanza, ridotta a carne di cannone per i selfie. Per il resto due orette di brivido e poi il solito nulla. Saluti da Rimini. (f.f.)

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