Bilancio del Jova “ecologico”: rifiuti, gas di scarico, traffico e un Fratino in fuga

Bilancio del Jova “ecologico”: rifiuti, gas di scarico, traffico e un Fratino in fuga

La Beach terra promessa modello Jovanotti & Wwf lascia nella zona del concerto i resti ben visibili di un messaggio contraddittorio: lo slogan è stato "no a plastica e rifiuti", la realtà ha mostrato qualcosa di diverso. E nonostante il cordone di sicurezza attorno ai trampolieri, in questo momento all'appello ne manca uno.

Alla fine ha prevalso il fruscìo dei “danè” ovvero dei soldi, se preferite. L’Amministrazione comunale di Rimini non ha voluto sentir ragioni delle ripetute proteste provenienti da più di una associazione ambientalista: Lipu (Lega italiana protezione uccelli), AsOER (Ass. Ornitologica dell’Emilia-Romagna), Fondazione Cetacea Riccione, Italia Nostra Rimini e Legambiente, con la sola eccezione di WWF Italia (World Wildlife Fund) inaspettatamente e clamorosamente comparso tra i partner del Jova Beach Party.

A poche ora dalla chiusura dell’evento tenutosi sulla stessa “spiaggia” che il WWF ha definito “ecosistema unico e prezioso, un habitat soffocato oggi da rifiuti di ogni genere ma soprattutto dalla plastica”, non possiamo che considerare inopportuna la scelta operata dalla più famosa sigla ambientalista mondiale. In pratica, è come se zio Paperone avesse permesso e incoraggiato la Banda Bassotti a fare bisboccia all’interno del suo famoso deposito (The Money Bin). Lasciamo al suo destino il papero più ricco del mondo, ma rimaniamo in tema ornitologico con i Fratini, trampolieri migratori in pericolo di estinzione di cui si è ampiamente detto di recente in diversi articoli.

Ieri li aspettava una modernissima forma di ordalia: la prova dei decibel deflagrati per ore dalle casse acustiche e dalle quarantamila persone presenti al Jova Beach Party. Le quindici fantasmagoriche tappe (isole comprese), dalla sarda Olbia fino ai 2.275 metri dell’altoatesino comprensorio di Plan de Corones, non potevano che toccare anche Miramare di Rimini: un’occasione da acciuffare al volo, naturalmente.

“Il JOVABEACHPARTY”, sostiene Lorenzo Cherubini, “è una città temporanea, un villaggio sulla spiaggia, un nuovo format di concerto, un happening per il nuovo tempo. JOVABEACH è IN SPIAGGIA. C’è il mare, la musica, la gente, la vita. E’ una visione che ho maturato lungo tutto l’arco di oltre 35 anni di musica e di performance live”. Se tanti anni di pensate hanno partorito certe “visioni”, francamente non si vedrebbero ragioni per pagarne noi o altri innocenti, il fio.

Comunque, piaccia o no, il delirio messianico, appagato attraverso il concertone, ormai c’è stato, nonostante il tentativo di sabotaggio tentato dai Fratini con la danza della pioggia. Scherzi a parte, di qui a breve si tireranno le somme dell’evento. Dei ricavi ci daranno ragione i diligenti amministratori della cosa pubblica, quanto ai costi, uno tra quelli percepibili a colpo d’occhio è stata la bolgia da avvicinamento alla “Beach-Terra Promessa”.

I fratini in assetto “danza della pioggia” nel fotomontaggio di Lussi Pagammo su immagine di Roberta Corsi

Traffico, gas di scarico a mille, parcheggi selvaggi di auto, scooter, biciclette. Si può immaginare. Disagi per residenti e turisti, non necessariamente tutti Jovadipendenti. Per il futuro buttiamo là l’idea, come banale suggerimento assai poco “visionario”, di convogliare le migliaia di persone che di solito affollano un concerto, in un posto magari con meno capienza, ma ad esso deputato o in autodromo, luogo solitamente abbastanza distante da centri cittadini, con adeguata logistica stradale e di parcheggio, accessibilità, sicurezza e comfort generale.

Domani si vedranno i risultati del presunto eco-messaggio lanciato da Jova e WWF “No a plastica e rifiuti”. Nel pomeriggio e in prima serata qualche “effetto contrario” probabilmente dovuto a scarsità di bidoni e generale maleducazione, lo abbiamo notato e fotografato.

Già che eravamo là non è sfuggita all’obbiettivo una sfilza di “bagarini” che abbiamo visto agire apparentemente del tutto indisturbati. C’è spazio per migliorare. Mancavano i pallinari. Del resto si è tenuta la prova generale per il RIMINI BEACH ARENA, evento spalmato sui diecimila metri della spiaggia libera (ex) nel periodo tra il 20 luglio al 16 agosto.

Su “riminiturismo.it” si parla di “una location che contribuisce all’opera di rigenerazione urbana delle ex colonie romagnole” e “una line up formata da artisti con milioni di follower, in grado di attirare ancora di più su Rimini l’attenzione di tutto il mondo”.
Bel colpo, se non fosse che l’arenile di Miramare, soprattutto in quel particolare tratto che ancora conserva la parvenza di una certa selvaticità, ci pare totalmente inadeguato per ospitare eventi del genere. Non siamo soli. Riteniamo che il parere sia condiviso dalla (quasi) totalità delle associazioni sopra citate.

Chiudiamo con l’ultimo aggiornamento avuto dopo la mezzanotte per voce di Roberta Corsi (AsOER) e dai volontari di varie formazioni ambientaliste: “Sul campo, come promesso dall’assessore Montini, abbiamo visto addetti dell’organizzazione del JBP e i carabinieri forestali a sorvegliare la zona-cuscinetto dove c’erano i fratini. Al momento, all’appello manca un piccolo. In mattinata, una e-mail del presidente Roberto Tinarelli di AsOER conferma che “gli osservatori hanno verificato la presenza dei 4 pulcini al tramonto il 9 luglio. Ieri, 10 luglio, alle ore 15 i pulcini erano 3 e in tutti i rilevamenti successivi fino a stamattina erano solo 3. I rilevamenti proseguiranno fino al completo smontaggio delle strutture del concerto e informeremo dei risultati gli enti in indirizzo”.

Morale: a prescindere dalla mancanza di uno dei trampolieri di cui verificheranno la sorte, l’enorme palco-totem va bene altrove. Ma molto altrove. In riva al mare, e a qualsiasi mare, vorremmo vedere e sentire suonare, al massimo, un pianoforte. Anche i fratini, apprezzerebbero.

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