E la chiamano estate

E la chiamano estate

Quelli che fino a ieri si lamentavano di un maggio infame...

E la chiamano estate… questa estate senza te… sussurrava Bruno Martino negli anni ’60 su un piagnucoloso e strappalacrime testo del Califfo. Oggi abbiamo il mambo salentino ed una inossidabile Bertè, ma è cambiato tutto. Non è più l’amore, la passione che accompagna i mesi del tradimento, delle corna, della moglie in vacanza, dell’occhio non vede cuore non duole. Il problema, il grande problema è il caldo.
Quelli che fino a ieri si lamentavano di un maggio infame, di un freddo becco, della bolletta del gas, oggi sbuffano come la Locomotiva di Guccini, perché fa caldo, come se la conditio sine qua non della stagione del grano maturo e del girasole, che rende bellissime e fotoniche le nostre colline, fosse quella del freschino, del pulloverino, della maglietta della salute. Aga, aga, aga, dice il Signore col panama fulgido esempio di una generazione di fenomeni. Cosa significhi l’acronimo AGA chiedetelo a lui, io corianese volgare sono uso al caldo e al freddo, inossidabile e buono per tutte le stagioni.
Rurali sempre.

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