La Notte rosa nella mente degli amministratori targati Pd è una specie di sacrario. Praticamente l'unico rimasto. Guai ai disertori. Per fare arrabbiare Corsini è sufficiente non presentarsi al rito della conferenza stampa "unitaria". Ma al fondo del fastidio cosa c'è? Il "modello" riccionese è una pietra d'inciampo.
Perché rosica così tanto il Pd? Perché ce l’ha con Renata Tosi e Stefano Caldari, colpevoli di non avere partecipato alla conferenza stampa della Notte rosa? Per varie ragioni.
Prima di tutto perché la Notte rosa nella mente degli amministratori targati Pd è una specie di sacrario. Praticamente l’unico rimasto. E’ il rito che riempie la loro visione del turismo. L’avesse ideata Maurizio Melucci forse non ci sarebbero tanti teologi pronti a difendere l’ortodossia. Ma siccome il concept è di Andrea Gnassi, allora gli “sgarbi” non sono tollerati. Ogni estate il rito è sempre quello. Se non t’inchini davanti alla Notte rosa e ai suoi sacerdoti che la celebrano con formale ossequio, diventi una sorta di apostata. Il credo della Notte rosa non si può rinnegare. Qual è il reato commesso ieri dai riccionesi? Hanno “disertato” (si legge oggi sulla prima pagina del Carlino) la parata capeggiata dall’assessore regionale Andrea Corsini. Non si può. La Notte rosa non va disertata. Mai. Chi lo dice? Il sommo pontefice del turismo, Corsini.
Invece Riccione non ha nessuna intenzione di concelebrare all’altare della Notte rosa. La considera un evento come gli altri, forse meno utile degli altri ai fini di un turismo che guarda alla sostanza, cioè alle presenze vere. Il 2018 si è chiuso con un +4,3% negli arrivi italiani e +7,4% in quelli stranieri a Riccione. Nei pernottamenti +1,8% per gli italiani e +4,1% per gli stranieri. Al secondo posto si è classificata Cattolica. Rimini al terzo: +2,9% gli arrivi e +1,1% le presenze. Arrivi italiani +3,6%, stranieri +0,9%. Presenze: italiani +1,75, stranieri -0,2%.
La Notte rosa è un anziano che soffre l’età e che viene tenuto in vita con milionate di euro di medicine, concerti costosissimi, fra l’altro a Rimini fatti gestire sempre dai soliti e senza gara.
Ma soprattutto quello che non viene digerito dei riccionesi è il fatto di essere sempre un po’ più avanti. Di non sedersi spaparanzati e troppo a lungo su eventi decotti. Di non accontentarsi di ripetere il cliché. Riccione ama dettare l’andatura. Ha un po’ questo vezzo da sempre, anche quando comandavano i comunisti. Ma ora gli ex comunisti li vorrebbero intruppati i riccionesi, come non sono mai stati. L’autonomia creativa risulta intollerabile per la classe dirigente accentratrice del Pd. Che pensa di essere ancora al centro dell’universo e non sa che rischia di venire spodestata anche dal trono della Regione.
Il Pd proprio non la digerisce la giunta Tosi. Rosica. Perché il modello riccionese è una pietra d’inciampo, gli ex compagni sono costretti a sbattere contro un’altra misura.
La notte rosa è pur qualcosa dentro una riviera ferma per molti versi a 30 anni fa. Ma è qualcosa di piccolo. Nel senso di ripetitivo, decotto, che ha già dato tutto quello che doveva dare. Spremuta come un limone. Ma guai a dirlo. Anzi, guai a pensarlo.
Ormai i riccionesi non devono nemmeno fare lo sforzo di aprire bocca. Anche stando in silenzio, anche solo senza presentarsi ad una conferenza stampa, fanno scattare la rabbia dei piddini. I quali non si accorgono nemmeno che in questo modo svelano la loro coda di paglia. L’invidia li mangia. L’invidia è uno dei sette peccati capitali, Dante usa un’espressione fulminante: «Fu il sangue mio d’invidia sì rïarso,/ che se veduto avesse uom farsi lieto,/ visto m’avresti di livore sparso». L’invidia è uno sguardo ostile, che Dante rappresenta con i ciechi mendicanti. L’invidia fa chiudere gli occhi sulla realtà, che diventa non vista, resa uniforme. I livorosi sono simili a roccia, grigi, come dimostra il girone dantesco.
E’ un pericoloso destrorso Linus? No di certo. Ma è stato lui a spiegare la ragione semplice del nuovo passo deciso da Riccione: “La Notte Rosa è arrivata al 14° anno di età e i quattordici anni sono un’età di passaggio. Abbiamo pensato dunque di fare una cosa nuova, una Notte Rosa diversa dal solito, e Riccione ha sempre un ruolo da capofila in queste occasioni”. Ha invitato i decisori locali e regionali a cercare formule più coraggiose e contemporanee, per evitare di trasformare il «capodanno estivo» in un semplice evento-spot. Ha detto che i soliti concerti della Notte rosa sono anche molto dispendiosi.
Riccione ha deciso di fare questo. Non è obbligatorio dormire tutti insieme. Anzi, se qualcuno si è svegliato dal sonno potrebbe far bene a tutti gli altri che russano. Il pontefice del turismo deciderà di scomunicarli gli svegli? Sabrina Vescovi, Nadia Rossi e tutto il cucuzzaro Pd chiameranno Tosi e Caldari davanti alla sacra inquisizione rosa?
Tutto questo secondo il Carlino è un “muro” alzato fra Rimini e Riccione, che riapre “la solita guerra dei campanili”. Al massimo è un muro alzato dai muratori del Pd, per le ragioni dette sopra. Stefano Caldari se l’è cavata con leggerezza: “Apprendo dagli organi di stampa che l’assenza del Comune di Riccione alla conferenza stampa della Notte Rosa in programma al Grand Hotel di Rimini si sia fortemente avvertita, proprio come generalmente viene registrata in maniera significativa e importante la sua presenza. Riccione nella Notte Rosa c’è e lo fa come sempre da protagonista, con l’obiettivo di regalare ad ogni edizione novità e divertimento originale. Com’è noto partecipiamo al Capodanno dell’estate con un programma pensato su misura per la città e, aggiungo, per la riviera, tra l’altro con una diretta radiofonica di un’emittente come Radio DEEJAY che proprio della riviera e della sua festa racconterà con i due principi della radio, Linus e Nicola Savino”. Fine della caciara. Del livore chissà.
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