Ecco chi c’è dietro alle liste che si contendono banca Carim

Ecco chi c’è dietro alle liste che si contendono banca Carim

Tre i raggruppamenti in gioco ma la Fondazione Carim oltre ad esprimere la lista 1 è anche presente in maniera massiccia nella numero 3. E quella di Unindustria schiera pure le cooperative rosse. Domani l'assemblea della banca e in molti sperano di andarsi a sedere su quelle poltrone.

Fino ad oggi sono stati resi noti solo i candidati in lizza per il rinnovo del cda di banca Carim. L’assemblea è in programma domani mattina alle 10.30 e, al di là delle dichiarazioni ufficiali all’insegna della concordia, non sarà una passeggiata. Ognuno dei contendenti schiererà truppe agguerrite per conquistare la roccaforte, anche perché le poltrone sono di quelle che contano.
Se le prime linee sono note (si veda il box in fondo), anche per forza, chi c’è nelle retrovie? Chi ha sottoscritto le liste 2 e 3?
Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati e alla banca ma gli elenchi, a quest’ora della giornata, non ci sono stati consegnati. Eppure circolano e i nomi si conoscono. A leggere i sottoscrittori di “Cassa 1840” (quasi cento, pari a 1.156.697 azioni) si ha l’impressione che la Fondazione Carim abbia ramificazioni anche in questa lista (numero 3), che ha in Renzo Ticchi il suo leader. Compaiono infatti familiari del presidente della Fondazione, Massimo Pasquinelli, realtà collegate alla Diocesi, alcuni storici esponenti di Cl e persone molto vicine allo stesso Pasquinelli e al vecchio management della banca.
Molto meno lungo l’elenco di chi ha messo la firma a sostegno della lista 2 “Carim insieme per il futuro”: 14 in tutto (azioni per 1.302.159 euro) ma di un certo “peso”. Sbagliato però pensare che comprenda solo il mondo degli industriali, che pure sono presenti ai massimi livelli. Ci sono notai, grosse cooperative di Legacoop, cooperative sociali e pure una multiutility.

C’è poi qualche curiosità. Nella lista 1 è presente Matteo Guaitoli, nel cda della Fondazione Carim dal 2009 al 2012 e da quest’ultimo anno nel consiglio di amministrazione di Carim. A scorrere il suo curriculum pubblicato sul sito della banca ci si imbatte in tante importanti esperienze professionali, compresa quella di “fondatore e componente il consiglio di amministrazione della cooperativa Diapason”, la stessa che fra l’altro gestisce la mensa del Circolo ricreativo aziendale di Carim in via Dante. “Non ci sono rapporti fra Diapason e Carim – dicono dalla Banca – e il Crad è un ente autonomo con un suo direttivo, che vive delle quote dei soci aderenti e agisce in autonomia anche rispetto alla selezione dei fornitori”. L’attività del Crad compare però nel bilancio 2013 di Carim dove si legge che “nel corso dell’anno, con la convinta e fattiva adesione delle Organizzazioni Sindacali, sono stati riqualificati i locali del Circolo Ricreativo Aziendale”. A quanto pare con una somma nemmeno piccola e alla quale ha fatto fronte banca Carim. Così come nel bilancio 2013 di Diapason fra le “prestazioni rese ad utenti non rientranti nelle categorie di cui all’oggetto sociale” si parla della “gestione circolo ricreativo Crad Cassa di Risparmio di Rimini con mensa aziendale” e di una “convenzione con Uni.Rimini”, l’ente di sostegno all’Università che ha nella Fondazione Carim l’azionista di maggioranza.

Il generale Enrico Cecchi, ex comandante provinciale della Guardia di finanza, che coi suoi esposti ha fatto mettere sotto la lente della procura i passati vertici della banca, è già sul piede di guerra e annuncia per domani in assemblea un intervento di fuoco per denunciare intrecci e regie occulte.
Parla invece già oggi Renzo Ticchi: “Guardo al futuro della banca e mi auguro che tutti vogliano mettere da parte la lunga stagione degli attriti, che non giovano alla reputazione dell’Istituto di credito”, spiega a Rimini 2.0. “Oggi occorre essere propositivi e io credo che un grosso aiuto possa venire guardando alle origini, ai principi fondanti, e non è un caso che la nostra lista si chiami Cassa 1840”.
Fra le priorità che il nuovo cda dovrà affrontare, Ticchi indica “un piano industriale in grado di rispondere alle sfide che abbiamo davanti, in un’ottica di nuovo risorgimento economico, e una particolare attenzione ai giovani e all’economia del territorio”.
C’è chi rivendica maggiore autonomia della banca dalla Fondazione, lei cosa ne pensa? “Ritengo sia un dibattito superato, anche alla luce del protocollo d’intesa già sottoscritto dall’Associazione di Fondazioni e Casse di risparmio e dal ministro Padoan, che avvia il processo di dismissione delle partecipazioni bancarie possedute dalle Fondazioni”.
C’è chi sostiene che lei abbia rassegnato le dimissioni dalla Fondazione appena una settimana fa proprio per dar vita alla lista “Cassa 1840”: “E’ da più tempo che sono uscito dalla Fondazione – risponde Ticchi – e non credo sia un peccato esserne stato socio. Peraltro il mio percorso personale non è solo legato alla Fondazione visto che sono stato presidente del Collegio dei geometri di Rimini e della Consulta interprofessionale”. E quindi perché ha maturato la volontà di uscire dalla Fondazione? “Perché rischiava di essere un limite dal punto di vista della partecipazione alla vita della città, per tutta una serie di incompatibilità”.
Lei ha detto che la sua lista, pur avendo cercato un confronto con quella di Unindustria, non è riuscita a trovare l’accordo per cui ognuno è andato per la propria strada. Perché? “Non c’è stata cattiva volontà da parte di nessuno. Ho incontrato Paolo Maggioli e ne abbiamo discusso ma Unindustria ha optato per una lista di professionisti e tecnici ed ha chiesto a noi di lasciare spazio a queste figure. Ma la nostra lista ha il sostegno di 97 azionisti, espressione di settori economici assai variegati, e molte persone che hanno firmato mi hanno detto “noi ci siamo se nella lista ci sarà il tuo nome”.”
Ticchi spezza una lancia a favore della Fondazione (“ha fatto tanto per la città ed è un patrimonio di Rimini”) ma critica la decisione di convocare l’assemblea di martedì: “Spero sia l’ultima volta che questo accade perché chi lavora non è di certo facilitato a partecipare”.

 

Tutti i nomi in campo

Tre le liste, dalla n. 1, che ha ufficialmente alle spalle il socio di maggioranza (oltre il 56% del capitale sociale), Fondazione Carim, e che vede la riconferma di tre dei componenti del consiglio di amministrazione in carica della banca, dal presidente Sido Bonfatti a Matteo Guaitoli e Vera Negri Zamagni (escono invece di scena Attilio Gardini, Michele Marconi, Paolo Conti e Enrico Montanari), più Patrizia Albano, Fabio Pranzetti, Anna Cicchetti, Giovanni Protti. Per il collegio sindacale: Giuseppe Savioli, Mauro Nini e Gianluca Giunchedi (effettivi) e Marco Migani e Danila Torroni (supplenti).
Alla lista n. 2 (“Carim insieme per il futuro”), presentata da soci che esprimono il 2,645% delle azioni e che si catalizzano attorno a Unindustria, si riconducono i candidati Maurizio La Lampa, Tiziano Carubbi e Giuseppe Leogrande (con prestigiosi curriculum nel settore bancario), mentre per il collegio sindacale ci sono Gian Luca Nanni Costa e Marco Petrucci.
Infine la lista n. 3 (“Cassa 1840”) presentata da soci che esprimono il 2,349% del capitale sociale e che per il cda propone Renzo Ticchi, Massimo Giusti e Stefano Bagli, componente effettivo del collegio sindacale Paolo Casadio Pirazzoli e Claudio Travaglini supplente.

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