I profughi da libro Cuore e la “bustarella” dell’albergatore

I profughi da libro Cuore e la “bustarella” dell’albergatore

Oggi il vicesindaco e assessore Gloria Lisi decanta un esempio di integrazione che ha per contesto "casa Solferino". Fa scena muta invece sulla notizia del giorno: un albergatore si è presentato in prefettura per "ringraziare" per l’assegnazione dei profughi al suo hotel, munito di 1500 euro. Indagato per tentata corruzione.

Oggi il vicesindaco e assessore Gloria Lisi decanta un esempio di integrazione che ha per contesto “casa Solferino”, la struttura di accoglienza dei profughi gestita dalla Croce Rossa sulla quale in passato il consigliere comunale di Forza Italia, Nicola Marcello, aveva presentato una documentata interrogazione, e noi avevamo raccolto il punto di vista della Cri.

Alla diffidenza e ai timori che aveva toccato con mano un anno fa, quando incontrò i residenti preoccupati dall’arrivo dei nuovi ospiti, Gloria Lisi contrappone la “situazione completamente ribaltata” di oggi, registrata “lo scorso fine settimana, quando mi sono recata, su invito della Croce Rossa, ad una festa della struttura insieme agli ospiti della struttura e alla cittadinanza”.

“Con mio grande stupore, proprio coloro che un anno prima erano tra i più critici e determinati detrattori dell’arrivo dei profughi, erano al mio arrivo tra i protagonisti della festa. Non solo, i figli dei vicini giocavano con i profughi nel giardino, proprio in quel buio che fino al loro arrivo era sinonimo di paura e oggi è invece trasformato in gioco, condivisione, scambio. Alcuni di loro mi avvicinano per raccontarmi la loro storia e farmi capire che tante cose erano cambiate; alcuni di loro accompagnano gli ospiti della struttura in centro o nelle associazioni in cui qualcuno di loro svolge ore di volontariato, altri preparano il mangiare, altri ancora li invitano e condividono con loro il pranzo o alcuni momenti della giornata. C’è anche chi ha proposto di raccogliere insieme le olive, visto che il periodo è quello giusto e da quelle parti non manca certo il lavoro. Un ospite della struttura oggi è diventato a tutti gli effetti un volontario della Croce Rossa e indossa la loro divisa.
Non solo, Casa Solferino (una struttura colonica indipendente e multifunzionale con spazi verdi) è diventata anche un riferimento per la comunità, visto che al suo interno di alternano educatori e personale specializzato della Croce Rossa, che in qualche caso è intervenuto anche per curare ferite dei vicini di casa. Una struttura dunque che porta in una zona isolata anche un presidio sociale e sanitario. I profughi che si alternano sono circa una ventina, tutti adulti che seguono programmi di inclusione, socializzazione e apprendimento della lingua italiana”.

Il quadro idilliaco tratteggiato dall’assessore, si conclude con la rassicurazione che “attraverso la conoscenza diretta, i timori hanno lasciato gradualmente il campo alla fiducia e alla condivisione. Una bella storia che, nel silenzio di tutti i giorni, racconta il concreto di una integrazione e di una accoglienza possibile, da noi come in tante altre zone d’Italia”.

Evidentemente Gloria Lisi racconta una eccezione che conferma la regola. Vicende come questa accadono, fortunatamente, e non solo a Rimini. Ma se questo racconto da libro Cuore dell’immigrazione avesse lo scopo di convincerci che sia questa la normalità nell’accoglienza dei profughi nelle nostre città, e che i problemi legati ad una accoglienza a buon mercato non siano invece realtà quotidiana, beh, allora saremmo in presenza di una clamorosa fake news.

Ma l’assessore sorvola totalmente su una notizia di stretta attualità che offre un’altra luce sul “mercato” dei profughi a quanto pare redditizio. Un albergatore (indagato per tentata corruzione) voleva ‘ringraziare’ per l’assegnazione dei profughi al suo hotel, scrive il Carlino.
“Quello che gli investigatori dovranno accertare è se sono corse bustarelle per l’assegnazione dei profughi”. Qualche dettaglio in più: “Il fatto risale a qualche tempo fa, quando si presenta in prefettura un albergatore. Il quale va da un funzionario e consegna una busta, ringraziando del fatto che lo Stato gli ha pagato il ‘conto’ per i profughi: 40mila euro. Il ringraziamento, fa intendere, è nella busta che passa con noncuranza nelle mani dell’impiegato, come se fosse una cosa da niente. Questo sbircia dentro e scopre che contiene dei soldi, pare 1.500 euro. Subito gli restituisce la busta esterrefatto, e lo rimanda a casa. A quel punto però il funzionario mette al corrente il prefetto di quello che è successo”.

“Una ‘bustarella’ a tutti gli effetti, ma quello che i poliziotti dovranno scoprire è se c’è dietro qualcosa. Dovranno accertare se si tratta di un’«abitudine» e qualcuno prende quattrini per distribuire profughi ad amici o simili, se l’albergatore ha sbagliato persona e doveva consegnare i quattrini a qualcun altro, o se invece si è trattato, come è probabile, di un’iniziativa estemporanea che l’ha spinto a credere che l’unico modo per ringraziare dei soldi ricevuti dallo Stato, e quindi dell’assegnazione dei profughi al suo hotel, fosse quello di fare un ‘regalo’ anche alla prefettura, equiparando una busta piena di soldi a una scatola di cioccolatini. Senza immaginare lontanamente in che razza di guaio andava a cacciarsi. Un ‘giallo’ che può finire in una bolla di sapone o trasformarsi in una patata bollente”.
Parla della accoglienza dei profughi l’assessore, ma non esprime nessuna valutazione su questa patata bollente, che magari anche solo incidentalmente avrebbe potuto commentare.

Commenta invece Matteo Zoccarato, Lega Nord, e lo definisce “un gesto vergognoso che purtroppo non mi stupisce ma non mi troverebbe sorpreso l’ipotesi, eventualmente convalidata dai rilievi investigativi, che i fatti così come prospettati portino a presupporre un modus operandi abituale dell’albergatore. Nel caso potrebbe anche non essere il solo. Il circuito dell’accoglienza, infatti, conta cifre da capogiro che fanno gola a cooperative, onlus, associazioni di vario tipo, alberghi ma anche privati”. Soldi ‘facili’, fatturati milionari “che gravitano attorno all’accoglienza dei migranti”. “La presunta bustarella dell’albergatore è un brutto segnale, potrebbe trattarsi di un gesto sporadico privo di rilevanza penale, frutto di congetture e iniziative personali ma potrebbe anche non essere così”. Meglio non correre troppo, però il fatto qualche riflessione costringe a farla.

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