Quattro domande sull’albero di Natale di piazza Cavour

Quattro domande sull’albero di Natale di piazza Cavour

Nella scelta di uno dei simboli delle festività natalizie, l'albero di Natale, il Comune di Rimini avrà dato prova di attenzione all'ambiente e in particolare al territorio del Trentino-Alto Adige (come stanno facendo molte istituzioni e privati cittadini) che ha visto migliaia di piante abbattute dal vento, tanto da essere definita la strage degli abeti?

Nella giornata del 30 ottobre scorso, raffiche di vento a 140 chilometri l’ora sconquassano il nord Italia. Solo nel territorio boschivo del Tentino-Alto Adige, cadono al suolo circa tre milioni di metri cubi di legname. Nemmeno il “vento Matteo” del romanzo di Dino Buzzati “Il Segreto del Bosco Vecchio”, se liberato dalla grotta in cui era prigioniero, avrebbe sortito effetto altrettanto catastrofico.
Schiantati a migliaia, come stuzzicadenti, vengono messi al tappeto abeti rossi, abeti bianchi e faggi. Lo scrittore Mauro Corona, montanaro doc, pur amante della vite (e derivati), esperto di valli montanare e della natura “tout court”, fa appelli via radio e TV. Invoca il buon senso delle Autorità, dei Sindaci, di chiunque abbia qualche potere decisionale, affinché facciano di tutto per recuperare almeno in parte il bene prezioso che giace immobile, sradicato e vinto, a terra. Sembrano soldati morti, dopo una battaglia perduta.

Rimini, 28 di novembre. Mentre attraversiamo piazza Cavour, vediamo alcuni operai trafficare con mezzi meccanici. Stanno ultimando il posizionamento di un abete per le prossime feste natalizie. Nonostante l’ignoranza in campo botanico (e non solo…), riteniamo che l’albero in oggetto sia un abete rosso. Un abete rosso? Udiamo una specie di trillo: è il campanellino delle idee: stai a vedere, riflettiamo, che il nostro “primo cittadino” ha pensato bene di raccogliere il suggerimento del noto personaggio televisivo. Speriamo che non abbia confuso un Corona per “l’altro” ma, fiduciosi della verde saggezza del Sindaco, sloggiamo senza indugio il malizioso pensiero. Osserviamo meglio l’abete. Ricorda un po’ lo “Spelacchio” romano dello scorso anno. Non ci pare molto in forma; denuncia un certo diradamento della chioma. Che sia proprio uno degli alberi tormentati dall’Eolo furioso? Il Palazzo del Comune è a pochi metri. D’un balzo divoriamo gli scalini e facciamo nostra la maniglia d’ingresso all’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico). Vogliamo sincerarci se veramente a Rimini l’Amministrazione si sia fatta carico di utilizzare uno degli sventurati abeti del Trentino. Entriamo, e con un sorriso che metterebbe in ridicolo quello di Gwinplaine, ci pariamo davanti alla scrivania della prima impiegata che troviamo. Le confessiamo di avere enormi aspettative. Questa, ascoltate le domande, rinvia eventuali risposte alla tarda mattinata. Si informerà presso Anthea, società partecipata del Comune di Rimini che si occupa anche del verde pubblico. Quando richiamiamo, la medesima cortese signora, ci informa che “Anthea telefonicamente non intende comunicare cifre e precisa che l’abete proviene dall’Appennino”. Informazioni piuttosto scarne, ma tant’è. Ci viene fornito il nome di un dirigente con cui parlare. L’indomani tentiamo di farlo. Il funzionario purtroppo è fuori sede. La segretaria lo avvisa telefonicamente; questi le consiglia di fornirci il numero dell’addetto stampa dell’azienda. Avvertiamo la (maliziosa?) sensazione di essere “ceduti ad altri”, ma il desiderio di conoscenza è forte.

Al nuovo contatto poniamo gli stessi quesiti: di che tipo è l’abete, da dove proviene, quanto è costato e se mai sia stata presa in considerazione la possibilità di reperirlo tra quelli caduti in montagna. “Sicuramente verrà da un vivaio di rimboschimento. Mi informo con Anthea, la chiamo appena so qualcosa”. Non richiama. Dopo un giorno e mezzo lo facciamo noi. “Ancora nessuna risposta”, ci comunica. Replichiamo che i quesiti posti non ci sembrano così impegnativi da richiedere tempi tanto lunghi. Questa, l’articolata replica: “Dipende dalle priorità e dagli impegni”. Sorbole! Là per là, inchiodati dall’inusitata rivelazione, non riusciamo a dire altro. Il giorno appresso ritentiamo un aggancio telefonico. Silenzio. Dopo qualche minuto arriva un SMS: “Salve, sono ad un convegno e non riesco a rispondere. Ma non ho novità”. Interpretiamo la cosa come un commiato definitivo. Un pietrone tombale. E’ mercoledì 5 dicembre. Da quel messaggio in poi, di “news” neppure l’odore. Mentre scriviamo è sabato 8. Oggi ancora nulla. Dal 28 del mese scorso stiamo tallonando due o tre risposte facili facili. Ci ritroviamo con la “pienezza del vuoto”, si potrebbe dire, pur rifuggendo dall’avventurarci su un terreno filosofico che non ci appartiene.

Ci sentiamo tuttavia di fare un paio di considerazioni: i cittadini hanno il diritto di porre domande all’Amministrazione della cosa pubblica, la quale è tenuta a rendere conto di come vengono adoperate le risorse dei contribuenti. Serviva un documento ufficiale di “accesso agli atti”? Lo presenteremo, ma al momento, costi dell’operazione albero di Natale a parte, ci saremmo accontentati di riferire ai lettori la provenienza, il tipo di pianta e se, come richiesto, fosse stata valutata una via differente per reperire l’abete. Giusto per informazione, i giornali locali, ma non solo quelli, il 29 scorso riportano la notizia che Rilegno (Consorzio nazionale per il riciclo degli imballaggi di legno), d’accordo con l’amministrazione comunale di Cesenatico e con la collaborazione del Sindaco trentino di Tre Ville, ha provveduto al recupero della pianta che utilizzeranno come albero di Natale.

Un “albero ferito” illumina il Natale di Cesenatico

Trasportata fino in Romagna, viene posizionata e addobbata con decorazioni lignee e luci. La campagna dell’albero di Natale ha un risvolto certamente di grande impatto promozionale per entrambi, ma non sfugge neppure ai meno attenti che vi è comunque un concreto corrispettivo di carattere ecologico. Ben vengano iniziative del genere. Magari lo avesse fatto anche Rimini. Può essere che, essendoci una convenzione con un fornitore, la cosa non fosse possibile. In ogni caso, non è questo il punto. Il cuore del problema sta nel fatto che non si capisce perché il cittadino debba rincorrere (inutilmente) per giorni le banalissime informazioni che richiede. Il sospetto è che vogliano prenderci per stanchezza.
A Rimini tutti gli anni si svolge una manifestazione internazionale: non a caso, si chiama Ecomondo. Per la nostra città, un albero completamente realizzato con materiali riciclati sarebbe in linea con la sbandierata vocazione ambientalista. In seguito avremo modo di parlare anche di questo tema. Nel frattempo, in attesa della prossima diligenza con la posta, rimaniamo in trepidante attesa di comunicazioni ufficiali da parte di Anthea. Non appena avremo le sospirate notizie, vi terremo informati. Sarete da queste parti, verso Ferragosto?

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