Colpito dalla variante “anti cemento” l’ex Corial resta un relitto coperto di amianto

Colpito dalla variante “anti cemento” l’ex Corial resta un relitto coperto di amianto

Sulla pericolosa copertura l'Ausl ha promesso una risposta che non arriva

Nel 2013 la giunta Gnassi ha dichiarato guerra alla cementificazione del territorio. Con quali risultati? Nel caso dell'ex Corial si è bloccato un progetto di riqualificazione che avrebbe fatto piazza pulita anche di una enorme massa di materiale fibroso, che mostra rotture e buchi, e queste fibre se respirate possono provocare il carcinoma polmonare.

Sull’ex Corial si è abbattuta la cosiddetta variante “anti cemento”. Non solo sull’ex Corial ovviamente (un altro esempio clamoroso è quello di Santa Giustina, col recente pronunciamento del Tar regionale, e la decisione della giunta di ricorrere al Consiglio di Stato), ma questo caso è particolarmente significativo per diverse ragioni: la prima, perché il sindaco Gnassi lo portò ad esempio per appuntarsi una stella sul petto a dimostrazione della bontà della sua guerra al cemento. La seconda: la guerra ha lasciato sul campo, almeno per ora, solo un cadavere, in pericoloso stato di decomposizione. L’ex Corial, infatti, è coperto di amianto, con vistosi buchi.

La variante anti cemento creò un acceso dibattito politico, provocò ricorsi e denunce (il cui esito è stato favorevole al Comune). In sede di confronto consiliare (11 aprile 2013) anche dai banchi della maggioranza erano piovute accuse durissime al provvedimento: Pironi (Pd) parlò di una “delibera ingiusta e iniqua”. La minoranza disse che si andavano “a colpire solo determinati soggetti” e la effettiva riduzione del cemento sarebbe stata irrisoria.

Un passo alla volta. “Abbiamo deciso di far vedere ai cittadini, con i fatti, le fotografie…che cosa avverrà. Nel 2013 noi abbiamo avuto il coraggio di fare la variante anti cemento, abbiamo rotto un tabù. C’era un piano di espansione dell’ex Corial, che aveva chiesto un ampliamento per arrivare fino a 36 mila mq. Noi, anche nell’interesse della Corial, che si sviluppa, si amplia, ma senza andare a devastare il territorio, e darà anche dei posti di lavoro, con la variante anti cemento abbiamo ridotto l’espansione” E il sindaco Gnassi sventolava i disegni alle telecamere. Il tutto avveniva in una conferenza stampa, poco più di due anni fa, era il dicembre del 2015.

Tradotto. Siamo dei fenomeni. Sul territorio ricadranno solo benefici (arriva sul mercato una nuova realtà commerciale e con essa nuovi posti di lavoro) ma non la cementificazione prevista, perché il “taglio” ha ridotto i 32.625 metri quadri di commercio all’ingrosso e i 3.375 di commercio al dettaglio, di ben il 48%, a parità di standard (parcheggi, viabilità e verde).

Se alla teoria fosse seguita la pratica, il ragionamento del sindaco non avrebbe fatto una piega. Invece a due anni di distanza cosa è successo all’ex Corial? Nulla. L’edificio, diventato rifugio di sbandati (nel 2015 un senzatetto di nazionalità romena ci è morto dentro), è ancora lì in tutta la sua desolazione. E’ ancora lì anche l’amianto, in un pessimo stato.

Abbiamo chiesto all’Ausl lo stato dell’arte su quell’amianto. Ci era stata promessa una risposta (era il mese di ottobre) ma ad oggi non è arrivato niente.
A chi deve rivolgersi il cittadino per segnalare la presenza di amianto in edifici, qualora si presuma che quell’amianto possa comportare un pericolo di dispersione di fibre? All’Ausl. Sul sito di Arpae si legge che nei casi di “pericolo di rilascio di fibre di amianto” (a seguito di danneggiamenti e deterioramenti del materiale per cause diverse) “si determina la necessità di un’azione specifica da attuare in tempi brevi, per eliminare il rilascio di fibre di amianto nell’ambiente”. E’ questo il caso? Non spetta a noi dirlo. Di certo da una osservazione sommaria si nota che la copertura in amianto è anche perforata. Vorremmo sapere dall’Ausl se esiste un pericolo oppure no.

All’interno del referto urbanistico relativo al piano particolareggiato ex Corial, già nel 2015 il dirigente comunale scriveva: “Preso atto del fatto che la copertura dell’edificio esistente denominato “Ex Corial” è in amianto (asbesto) e che dovrà essere opportunamente rimosso a termini di legge, considerato che l’Amministrazione Comunale ha in corso un procedimento per la rimozione coattiva dello stesso, con oneri a carico dei proprietari, si prescrive che detta rimozione avvenga entro il termine fissato dai competenti uffici”.

Cosa dice l’amministrazione comunale al riguardo? Il procedimento va avanti ma le procedure sono complesse (regolamentate dalla normativa sui contratti dei lavori pubblici). “Sulla copertura dell’edificio denominato “Ex Corial” sono presenti lastre di eternit, e a seguito di ordinanza di rimozione non ottemperata dalla proprietà, l’amministrazione si è attivata per procedere all’esecuzione coattiva con refusione delle somme spese per i lavori di rimozione da parte del privato”. Aggiunge palazzo Garampi che “il fabbricato è ricompreso in un’area all’interno di un Piano particolareggiato di iniziativa privata e dopo revisioni da parte della proprietà è stato approvato dagli uffici comunali preposti con l’obbligo di rimozione preordinata al ritiro del permesso di costruire. La proprietà pertanto doveva procedere alla rimozione della copertura, punto di partenza obbligato prima di realizzare la trasformazione urbanistica. Ma la proprietà non ha mai dato inizio ai lavori di rimozione delle lastre di amianto e quindi pur avendo completato l’iter progettuale non ha sottoscritto la convenzione con l’amministrazione comunale per la trasformazione urbanistica”. Pertanto gli uffici comunali stanno “portando avanti la redazione del progetto relativo al procedimento coattivo, con un iter che deve seguire la normativa dei contratti dei lavori pubblici. In particolare, si sta terminando la redazione del progetto per i lavori di rimozione della copertura che servirà a definire il costo necessario per finanziare la copertura di spesa che sarà così inserita nei capitoli di spesa del prossimo bilancio comunale. Dopo questa fase si passerà alla scelta del contraente, dell’operatore economico qualificato per l’affidamento dei lavori, naturalmente con gara di appalto in conformità alla normativa vigente in materia di lavori pubblici”. Così ci spiegava l’amministrazione a novembre. L’iter è proseguito ma i tempi per la rimozione dell’amianto non saranno celeri.

Così come per nulla celere fu la risposta dell’amministrazione comunale sul piano particolareggiato in questione, presentato nel 2007. I ritardi nella risposta da parte del Comune di Rimini portarono anche alla nomina di un commissario ad acta da parte della Provincia. Con tempi di “reazione” diversi e senza lo stop della variante, probabilmente la società Barbara srl avrebbe portato a termine l’opera e oggi non ci sarebbe più nemmeno l’amianto.

Sta di fatto che l’amministrazione decise di alzare la bandiera anti cemento. Era la priorità? Rimini ha un pauroso deficit di verde, 220 ettari di standard, come hanno evidenziato i tecnici che hanno redatto il Psc. E il deficit rimane. Ma nel caso dell’ex Corial, un progetto che era in dirittura d’arrivo, non sarebbe stato meglio consentirgli di tagliare il traguardo? Ma ora, almeno, se quell’amianto è davvero un pericolo, che venga al più presto tolto di mezzo.

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