Patto Civico per Gnassi: segnali di fronda interna alla maggioranza

Patto Civico per Gnassi: segnali di fronda interna alla maggioranza

Sicurezza, gara per la gestione dei rifiuti, elettrodotto, cultura. Gli uomini di Patto civico scalpitano in maggioranza e sempre più spesso si mettono di traverso su temi importanti, quasi con un ruolo di oppositori interni a palazzo Garampi. L'idillio si è rotto? Di certo dalle elezioni del 4 marzo la strategia dei civici è cambiata. Perché essere troppo schiacciati su Gnassi non paga.

Sembrano lontani i tempi in cui Patto civico per Gnassi andava d’amore e d’accordo col sindaco. Dopo le elezioni politiche del 4 marzo, che non hanno certo premiato la lista tenuta a battesimo da Sergio Pizzolante e da alcuni esponenti del Pd riminese, è iniziata una fase nuova e problematica nei rapporti fra i civici e Gnassi. Andare troppo al traino non paga, nemmeno in termini elettorali.

L’assessore espressione dei civici, Anna Montini, è considerata “molto preparata su certi argomenti” ma “ci vorrebbe un po’ di peso in più” in giunta, dichiarò Mario Erbetta nella intervista che ci concesse. Su alcuni temi, a partire da quello della sicurezza, Erbetta non è affatto contento del comportamento del sindaco e dell’assessore competente. In quattro anni non si sono nemmeno trovate le poche risorse che sarebbero necessarie a dotare la polizia municipale delle unità cinofile per pattugliare il territorio. C’è una delibera del 2014 che ne prevedeva l’istituzione ma è rimasta lettera morta. Erbetta ne reclama la “immediata applicazione” e andrà all’attacco con una interrogazione. Ormai interroga a raffica su tante questioni e dà l’impressione di voler tenere il fiato sul collo alla maggioranza.

Nel consiglio comunale del 3 maggio ha rispolverato il tema dell’interramento dell’elettrodotto: “In attesa della prossima sentenza del Tribunale di Rimini sezione Civile chiedo quale sia la posizione dell’amministrazione a riguardo, in particolare quali siano state le conclusioni degli Avvocati del Comune di Rimini nella causa in corso e comunque in che modo voglia procedere l’amministrazione concretamente e cioè se è stato studiato dai tecnici comunali un interramento della linea e dove ed eventualmente quali azioni intende il Comune intraprendere affinché si tuteli la salute dei cittadini riminesi che si trovano ad ammalarsi per colpe non loro. Se possa essere fattibile un interramento della linea nel terreno adiacente all’autostrada che eviterebbe interramenti che provocherebbero fasce di divieto di coltivazione ampie e se sia in programma un incontro con i vari Sindaci dei Comuni coinvolti dall’elettrodotto Forlì – Fano, Terna e le popolazioni interessate affinché si risolva velocemente questo annoso problema e si evitino ulteriori malattie anche cancerogene ai cittadini”. Alla risposta del “suo” assessore non si è dichiarato soddisfatto, “non per le risposte fornite dall’assessore ma perché è interesse della comunità tenere alta l’attenzione sul tema” e ha deciso di trasformare l’interrogazione in mozione, annunciando che sarà Patto civico ad instaurare un tavolo “al quale chiameremo tutti i sindaci, i tecnici e Terna (proprietario della rete di trasmissione nazionale dell’elettricità in alta e altissima tensione, ndr) a discuterne”. Una decisione che suona come un giudizio di insufficienza verso l’operato della giunta sul problema.

Interroga come un professore un po’ scontento del rendimento dei suoi alunni anche sul monopolio di Hera, tema già sollevato dalle opposizioni a marzo, e al nostro articolo seguì la replica di Atersir che rispetto allo “scaricabalire” dell’assessore Brasini puntualizzò che gli amministratori locali non sono immuni da responsabilità perché il Consiglio locale di Atersir, coordinato da Stefano Giannini, ha in mano i documenti per compiere la scelta dal luglio del 2016 e dal novembre del 2017 ed è il Consiglio locale che ha il compito di formulare una proposta e deliberare sulla modalità di affidamento del servizio. “Io sono per principio un liberista in economia ritenendo giusto che il mercato debba stabilire il prezzo per un bene o per un servizio in particolare per un servizio pubblico. A Rimini oggi però esiste un monopolio di fatto che non consente di sapere quale sia il prezzo giusto per il servizio della raccolta della raccolta rifiuti“, attacca ora Erbetta. “Infatti dal 2011 l’assegnazione del servizio ad Hera è in prorogatio cioè è scaduta la concessione originale. Paghiamo all’anno circa 36 milioni di euro più Iva . E’ il prezzo giusto? Quest’anno siamo stati costretti ad un aumento della Tari del 2.9% a causa dell’alta evasione del tributo. In pratica dei 36 milioni da incassare ne incassiamo di media 8 in meno e circa la metà non riusciamo a recuperarla per vari fattori. Quindi ogni anno abbiamo un passivo di 3/4 milioni di euro e solo una minima parte vengono recuperati aumentando le tariffe…” Anche in questo caso Erbetta dà l’impressione di battere di pugni sul tavolo “affinché si proceda velocemente ad indire una gara europea per l’affidamento del servizio”.

Poi ci sono le sortite disallineate di Davide Frisoni, altro esponente di Patto civico. “Chissà perché la cultura è l’unica voce in capitolo che tutte le volte vede spostare economie (sempre poche) da un progetto ad un altro, senza mai affrontare seriamente il tema di come vengono utilizzate”, ha scritto sulla sua pagina Facebook. “Basta centri sociali a carico dell’amministrazione che tra una cosa e un’altra ci costano oltre 100.000 euro all’anno. Quei soldi usiamoli per la cultura. Tema scottante lo so, perché da sempre nella nostra città quello è considerato un bacino di voti importante. Ma io sono dell’idea che dare le cose gratis, non educa chi le riceve e lo de-resposabilizza. Infatti non solo occupano immobili in cui non pagano affitti ma pretendono che gli si paghino anche le bollette e i danni che loro stessi fanno alle strutture e attrezzature messe a loro disposizione”.
Sempre da Frisoni è venuto un sonoro rifiuto al nuovo regolamento di palazzo Garampi che permette agli animali di accedere liberamente in spiaggia. “Solo perché la Asl si dice favorevole, non vuol dire che i bagnini “debbano” farlo. Chi porta animali in spiaggia in piena estate non ama gli animali. Non credo sia necessario portare avanti questa ordinanza senza pensare anche a quelli che gli animali sotto l’ombrellone non li vogliono per molteplici motivi, altrettanto e forse più validi di quelli di chi li vogliono. Sono loro a doversi adattare ad una spiaggia pensata, organizzata e voluta per le persone”. Concludendo che “la cosa più assurda è che una regolamentazione che riguarda milioni di bagnanti tra residenti e ospiti non dovrà passare dall’approvazione del consiglio comunale… Farò una interrogazione in aula!”. Avanti con le interrogazioni. Sperando che i compagni di viaggio al comando si dimostrino preparati. Presto per dire se i litigi si trasformeranno in separazione, ma tira un’aria molto frizzantina.

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