Bolkestein, iniziamo a mettere in fila la complessità della soluzione al problema

Bolkestein, iniziamo a mettere in fila la complessità della soluzione al problema

Si fa presto a dire "facciamo i bandi". Dalla delimitazione delle aree alla pianificazione, dai criteri per assegnare le concessione a tanto altro, passando per la questione dei vari enti chiamati ad attivarsi per mettere mano a questo enorme mare magnum di norme e competenze, emerge chiaramente che non si tratta di una passeggiata. Che, comunque, non è nemmeno ancora cominciata.

Stranamente quando si parla di Bolkestein si discute solo del balneare che, stando ai fatti, è l’unica realtà nel vastissimo mondo delle concessioni che è stata disciplinata da una normativa discutibile quanto si vuole, ma che c’era e forse c’è, ed è su questo presupposto che diversi organi istituzionali si sono potuti interessare: Corte Costituzionale, Tar, Consiglio di Stato, Antitrust…
Personalmente mi sarebbe piaciuto che dopo 17 anni dall’entrata in vigore della norma Europea, qualcuno avesse sentito la necessità di istituire un organismo di esperti per decidere ed elencare le categorie concessorie interessate dalla Bolkestein.
In primis quelle assimilabili al balneare, come le occupazioni sui laghi, fiumi e boschi, funivie, cave, sorgenti ecc. Poi quelle più significative dal punto di vista dell’importanza economica e sociale, ovvero le concessioni di servizi, come ad esempio: trasporto pubblico locale, ciclo dei rifiuti, ciclo delle acque, reti gas, luce, telefonia e altro. Aziende concessionarie che continuano ad evolversi in sistemi sempre più complicati, dove poi un po’ tutto finisce in un mero dogma di fede a partire dalle tariffe applicate, con una narrazione più o meno strumentale che racconta che tutto funziona benissimo e ai cittadini non resta che dire grazie, un po’ come i discorsi sulle autostrade prima della tragedia di Genova.
Va pure ricordato che dal trattato di Lisbona alla Bolkestein l’Europa parla di libera concorrenza quindi anche coloro che sono detentori di autorizzazioni permanenti a numero chiuso dovrebbero avere lo stesso trattamento delle concessioni e se la discriminante canone non può essere applicata visto che non pagano nulla, meglio sarebbe introdurre qualcosa di simile.

SPECIFICO BALNEARE
Se poi vogliamo parlare solo di balneare, lo facciamo nel rigore della logica e non certo delle varie tifoserie, prendendo atto, come cercherò di spiegare, che fare i bandi è cosa assai complessa dovendo mettere insieme decine e decine di procedure amministrative, dove serve urgentemente impostare una normativa di riferimento a livello nazionale che possiamo definire legge sull’attuazione Bolkestein-ramo demanio marittimo.

LA QUESTIONE DELLE DELIMITAZIONI
Il primo tema è l’individuazione del demanio marittimo dal punto di vista fisico, che per legge è definito dalle Delimitazioni, dove molti di questi provvedimenti risalgono a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento, spesso con cartografie fatte su un pezzetto di carta sbiadita con quattro righe tracciate.
Ancora peggio per quelle mancanti, in ragione del lungo tempo trascorso, ma anche per eventi bellici e disastri naturali che hanno “cancellato” la documentazione.
Per alcuni tratti di costa, poi, sembrerebbe che questi confinamenti non siano mai stati eseguiti.
Una problematica che per essere risolta seriamente deve essere assunta dalla Agenzia del Territorio organizzando regione per regione un lavoro certosino, riconfermando il certo, affidando l’indefinito alle ricognizioni previste per legge e i tratti “scoperti” alle nuove delimitazioni.
Se questa è la situazione, negli arenili più prossimi al mare abbiamo zone un po’ in tutta Italia dove i confini demaniali si perdono in mare, in ragione di aver utilizzato pochissimo la norma che prevede che il confine venga aggiornato in caso di erosioni attraverso una nuova delimitazione, ponendo il nuovo confine demaniale in corrispondenza della linea di arrivo del mare, durante le mareggiate ordinarie. Faccio anche presente che le Delimitazioni sono provvedimenti unilaterali dove il ricorso è solo riferibile a vizi di forma e le aree acquisite non prevedono rimborsi e/o indennizzi.
Una volta definita la fascia del demanio marittimo serve una regola nazionale sul frazionamento in particelle catastali, dove a mio giudizio si dovrebbero uniformare in grandi particelle attorno a 3/4/500 mt di lunghezza, fatto salvo casi particolari, il cui ulteriore frazionamento deve fare riferimento solo agli immobili dello Stato o in procinto di diventarlo (atti formali), un lavoro che si conclude con una revisione completa degli inventari di proprietà (modello 23 D1).

L’ASPETTO DELLA PIANIFICAZIONE
Il secondo aspetto enorme è quello della pianificazione. Per dar vita ai bandi serve determinare in tutta Italia, comprese le regioni a statuto speciale, i singoli lotti da mettere a bando, individuando per ogni lotto anche le capacità edificatorie e le destinazioni esattamente definite.
Inoltre serve definire già a livello di pianificazione il tipo di contratto di concessione, le cui ragioni vengono affrontate nel capitolo successivo.
Infine meglio sarebbe che tutti i pareri vincolanti (Soprintendenza, Dogane, Agenzia del territorio, uffici Genio civile regionali, ecc.) fossero acquisiti nella fase di pianificazione.

ASPETTO DEMANIALE MARITTIMO
L’aspetto saliente è decidere le modalità di concessione in base ai due distinti tipi di contratti stabiliti dal Codice della Navigazione:
– per Licenza, durata massima sei anni, istallazione solo di manufatti di facile rimozione che rimangano di proprietà del concessionario; un modello di contratto da applicare a mio parere quando il lotto messo a gara misura poche centinaia di metri e quindi manca il presupposto per impianti edificatori minimamente importanti;
– per “atto formale/pluriennale” per contratti di durata indicativamente dai 20 a 50 anni, dove i manufatti realizzati dal concessionario al termine del contratto diventano di proprietà dello Stato.
A prima vista questo potrebbe apparire come un discorso fuorviante, ma se non si definisce prioritariamente il tipo di contratto, c’è il rischio che i partecipanti utilizzando entrambi i metodi, facciano saltare la possibilità di comparazione del canone, in ragione delle differenze suesposte.
Una ulteriore problematica all’interno dei contratti per “atto formale”, fa riferimento agli investimenti da sostenere per le superfici edificate, ma anche per la qualità costruttiva e dei materiali utilizzati, dove il rischio certo è che tutti i partecipanti alle gare si orientino verso opere facili da costruire e povere di materiali e tecnologie, che certamente è il contrario di quanto auspicabile.
La soluzione di questa problematica ha due possibili strade:
– una pianificazione a cui si aggiunge anche la progettualità costruttiva e relativi materiali da utilizzare, e in questo caso il rischio a cui si potrebbe andare incontro è quello di avere la solita monotona spiaggia tutta uguale;
– la strada della doppia gara, dove nella prima si definisce la progettazione vincente e nella seconda si mette a gara la concessione con i manufatti della progettazione vincente e con il metodo dei projet, considerando però che in questo modo si creerebbero tempi più lunghi di realizzazione.
Rimane la questione a parte, tutta da risolvere, delle concessioni in cui i manufatti appartengono al concessionario, ma che sono diventati nel tempo “monumentali”.
A mio giudizio la norma applicativa della Bolkestein deve anche occuparsi di organizzare un coordinamento tra Comuni e Regioni, queste ultime anche come riferimento per lo Stato centrale, ma anche eventualmente per assistere i Comuni non attrezzati a svolgere i suddetti compiti.
Va pure considerata nella medesima norma di attuazione della Bolkestein la possibilità di prevedere un periodo transitorio per installazioni provvisorie e/o parziali di quanto previsto, tenuto conto che è praticamente impossibile che in tutta Italia nella stessa stagione invernale si possano realizzare tutti gli stabilimenti balneari, compresa la rimozione delle vecchie strutture e l’installazione di tutti i sottoservizi delle nuove strutture.

CONCLUSIONI
Come credo di aver dimostrato, l’espletamento dei bandi non è certo una passeggiata, e non mi preoccupa neppure che, invece di due anni, come già determinato dal Consiglio di Stato, per la loro realizzazione serva qualche anno in più, ma il sistema basato sulla maggiore offerta di canone ritengo sia qualcosa di profondamente sbagliato, e sarebbe auspicabile che nella legge di attuazione della Bolkestein venisse prevista anche un’alternativa fondata su accordi programmatici, in grado di creare l’opportunità di modificare l’attuale offerta turistica che non risponde più ad una moderna organizzazione del turismo. L’impostazione basica è coinvolgere direttamente stabilimenti balneari e alberghi, che attraverso una seria politica di qualità si possa allargare a tutti gli “attori” del turismo.

LO SPECIFICO RIMINI
Sostengo questa tesi da sempre e la prima grande opportunità di procedere in tal senso fu il passaggio gratuito al Comune del lungomare, dove la scelta scellerata fu una progettazione senza senso finita in un buco nell’acqua, che il Comune ha cercato di “nascondere” con giardinetti inventati dalla sera alla mattina, tanto è vero che nel primo tratto i lavori sono stati fatti due volte.
In buona sostanza serve ragionare in una logica di sistema che significa in primo luogo abbandonare il metodo fin qui adottato del basso consenso, ossia puntare solo ad accontentare tutti. Mentre si è raccontato che si cambiava tutto, di fatto però strutturalmente non si è toccato nulla e l’arenile è lo stesso, immobile, da sempre.
La sintesi perfetta di questo pressapochismo l’abbiamo avuta pochi giorni fa, quando il sindaco ha annunciato di voler modificare il piano spiaggia per dare spazio ad una libera indefinita iniziativa privata riferita sia alla aggregazione dei bagni, sia ai modelli costruttivi.
La ciliegina sulla torta è stata quella di cercare di sfruttare le emozionalità ambientali raccontando che un muretto di un metro salverà Rimini dai cambiamenti climatici, trovata che se arriva all’orecchio di Striscia la Notizia ci fa neri.
Torniamo tutti quanti alla scienza che come noto non propone scorciatoie ma sistemi spesso complessi che però fanno la differenza, vedi la nostra decrescita degli ultimi 20/30 anni in campo turistico.

Giulio Grillo

Fotografia: Claudio Silighini, Apt Servizi Emilia Romagna.

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