A proposito di “purghe” gnassiane

A proposito di “purghe” gnassiane

Cieca e incondizionata obbedienza. Oppure sei fuori. Il dogma del decennio amministrativo che si chiude. Lettera

La storia decennale della città ci ha insegnato che lo gnassismo è una sorta di religione laica, che ha un unico dogma: la cieca ed incondizionata obbedienza. E come in ogni “regola”, chi la trasgredisce è prontamente ostracizzato poiché divenuto inutile. In altri tempi e paesi, dette anche epurazioni.
Lo sa bene Erbetta per, se non rammento male, avere osato criticare alcuni aspetti della sagra strapaesana detta anche molo street parade; una delle varie sacre vacue celebrazioni “liturgiche”. E ciò sebbene egli rappresentasse il principale esponente di quel raggruppamento politico che permise al sindaco di accedere al secondo mandato.
Poi incolse al presidente della Commissione Cultura resosi conto, seppur tardivamente, dello scempio in atto da tempo ai monumenti riminesi, e segnatamente alla Piazza Malatesta e dintorni.
Ora tocca alla ex vicesindaco, rea di candidarsi alle prossime elezioni con una propria lista. E qui non solo gli strali del segretario provinciale del PD, ma la pronta revoca delle deleghe da parte del dominus in carica. Uno schiaffo istituzionale, ma anche al mondo che ella rappresenta.
Atti di protervia assoluta ed irriconoscenza, privi peraltro di buon gusto, verso coloro che gli hanno permesso la elezione/rielezione a sindaco, e il suo solitario operato. Oltremodo nessuna gratitudine, e completa assenza di dialogo o della ricerca delle possibili cause.
Questo quindi è. Casomai qualcuno non se ne fosse accorto, nell’ultimo decennio Rimini è stata governata da una monarchia assoluta; neppure costituzionale.
Il siparietto si completa con l’assoluto silenzio del partito maggiorente, dimostratosi in perfetta confusione, tanto da non essere stato mai in grado di intervenire in modo critico sulle tante controverse avventure del suo designato alla carica della guida della città. In pratica tutto si decide e accade nel PDG (acronimo del partito di Gnassi), in cui egli stesso ha designato apoditticamente il suo successore. Per il resto, quel partito qui a Rimini di fatto non esiste più.
Annichilito, assente e latitante, riemerso solo per appoggiare la scelta della designazione del successore del regnante, fatta peraltro “democraticamente” dallo stesso.
Quali poi le cause che hanno determinato la perdita di importanti pezzi della Giunta e della maggioranza per strada, e specie in vista della scadenza dei tempi.
La prima è che costoro pensavano di contare, di potere incidere con le loro esperienze e proposte nella vita politica cittadina. Poi la constatazione dell’amara realtà di dovere solo approvare senza condizioni ogni volere supremo. Ed infine, forse, l’avere capito che tutto il meraviglioso operato millantato dall’impareggiabile macchina pubblicitaria sindacale, non è poi stato come raccontato; fiumi di denaro malamente spesi in improbabili progetti senza un futuro certo, degrado, protagonismo della città in classifiche non proprio edificanti, banalizzazione dei monumenti e forte divisione della città.
Non credo che questo epilogo, dato dal fatto che importanti membri della maggioranza oggi prendano le distanze da quel passato, costituisca un’immagine positiva del decennale periodo sindacale, e del partito che di fatto ha sostituito. E nella narcosi generale, nessuno si aspettava che qualcuno si svegliasse all’interno della maggioranza stessa, per constatare l’amara realtà dei fatti.
Qualora poi, come si spera, vi saranno innovazioni nella politica locale in occasione delle prossime elezioni, non ci sarà più il tempo per analisi politiche, faide interne ed altre sceneggiate tipiche della politica stessa, ma solo teste da tagliare; metaforicamente ovviamente. Perché quando le cose vanno bene sono tutti bravi, ma se poi va male … inizia la resa dei conti.

Salvatore de Vita

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