Dopo anni di propaganda e di cantieri aperti a spese dei cittadini, il brusco risveglio: quasi 9 km di costa vietati dopo la pioggia di stanotte. Nel resto della regione non c’è una sola zona off limits: e allora a cosa è servito spendere milioni per il raddoppio del depuratore di Santa Giustina?
L’inquinamento fognario fa sventolare le bandiere rosse di divieto di balneazione in quasi 9 chilometri di costa nel Comune di Rimini: questo il brusco risveglio per cittadini e turisti oggi 8 giugno 2018, dopo anni di propaganda di palazzo Garampi e di apertura cantieri – pagati dai cittadini con le bollette – su di un problema ben lungi dall’essere risolto.
Nove specchi d’acqua per un totale di 8.225 metri lineari di spiaggia sono capitolati uno dopo l’altro in orari diversi: Brancona (Torre Pedrera) alle 3:51 di stanotte; La Turchia (Viserbella) alle 2:50; La Sortie (Viserba) alle 2:49; foce Marecchia nord e foce Marecchia sud alle 2:50; Rimini-Ausa alle 3:01; Bellariva-Colonnella 1 alle 4:56; Bellariva-Colonnella 2 alle 5:25; Miramare-Rio Asse nord alle 6:50. I rispettivi sfioratori di piena sono stati aperti per lo scarico in mare delle acque nere, dato il temporale – del resto annunciato da giorni.
I divieti di balneazione valgono fino a 18 ore dopo la chiusura.
La stagione 2018 non parte sotto i migliori auspici: lo sfioratore di Viserbella aveva già scaricato in mare il 23 maggio scorso, ne seguì il divieto di balneazione; stessa cosa per Viserba, già vietata ai tuffi due volte, il 22 e il 23 maggio; Rimini-Ausa il 22 maggio; Bellariva-Colonnella 2 il 23 maggio.
Ma tenendo da parte gli “episodi occasionali di inquinamento” – secondo la definizione dell’Arpa, l’agenzia ambientale regionale, la qualità delle acque di balneazione, catalogata come “eccellente” in via ufficiale, ha una serie storica di campionamenti programmati che presenta vari nei.
Dal 2015 al 2017 nei campionamenti effettuati a cadenze regolari, pioggia o non pioggia, alcuni specchi d’acqua sono stati trovati varie volte non conformi ai limiti di legge: Brancona (Torre Pedrera) e Rio Asse nord (Miramare) il 13 giugno 2016 (enterococchi e escherichia coli pesantemente oltre il limite); per gli stessi parametri sforati il 15 giugno 2015 anche Bellariva-Colonnella 2; per identici motivi ben 12 volte la zona foce Marecchia sud e 5 volte quella nord.
C’è infine un altro punto da rilevare, ed è tutto politico: uno sguardo alla cartina della costa adriatica emiliano-romagnola basta per rendersi conto che le bandiere rosse di divieto (al netto delle zone permanentemente vietate perché portuali o militari) sono solo nella zona sud, cioè nella provincia di Rimini dove si contano uno specchio d’acqua off limits a Riccione e uno a Cattolica oltre a quelli del comune capoluogo.
Sorgono spontanee alcune domande: che ne è stato del “raddoppio del depuratore di Santa Giustina” tanto strombazzato? Possibile che solo le province ed i comuni di Forlì-Cesena, Ravenna e Ferrara sappiano fare depurazione? E quali sono le responsabilità politiche di questa diversità? Quesiti che vale la pena approfondire.
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