“Amici del tempo che è stato, amici di sempre”

“Amici del tempo che è stato, amici di sempre”

Sottomano tengo la guida dell'Espresso presentata qualche giorno fa a Firenze.

Fra i tanti (sic!) piaceri che ancora mi concedo, ritrovarmi a tavola con gli amici, è forse quello che più mi intriga. L’altro giorno un signore mi ha chiesto: lei fa il ristoratore? No ma vado spesso per i cosiddetti pranzi di lavoro, o come si dice in inglese working lunch.
Cornelianum me genuit, e le trattorie degne di nota erano il Castello del Conte Fioraio a Passano, il Rustichetto della Maria di Galiano al Paradiso, e la Greppia nunc et semper nella piana di Bardinen. Ma i locali fighi, quelli che andavano di moda allora, albergavano a Sant’Andrea in Besanigo. I signori di Bologna e Reggio che villeggiavano a Riccione li frequentavano assiduamente. Noi, ragazzotti rurali, esauriti i tentativi spesso fallimentari in Viale Dante, passavamo dopo la mezzanotte per consolarci con i tortellini alla panna, e chi non poteva con la convenzionale insalata. Munden era tra i più gettonati, ma Bruno (Celentano) con la Vecchia Fonte fece il salto di qualità; ho portato anche mia moglie, la prima sera che siamo usciti, 41 anni fa.
Sottomano tengo la guida dell’Espresso presentata qualche giorno fa a Firenze. Poco di nuovo, ma molto di buono, dice il Direttore della prestigiosa testata che recensisce 2200 ristoranti ed assegna i cinque cappelli ai 10 locali al vertice della classifica. L’unico che ho avuto il piacere di sfiorare in bicicletta nelle amate Marche, è la Madonnina del Pescatore a Marzocca di Senigallia. Oggi, dicunt, sia necessario un portafoglio da calciatore di serie A, o da manager di Stato che per far fallire ripetutamente Alitalia, vengono liquidati con cifre da capogiro. Siamo quello che siamo, e ci meritiamo questa palude. Un popolo di somari, che non legge, non si documenta, destinato ad essere islamizzato e fare la fine della rana bollita.
Rurali sempre.

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