Nell'approssimarsi della scadenza già fissata al 2023 si è aperto un dibattito surreale tutto finalizzato a predisporre una ulteriore proroga. Ora si aggiunge anche il tentativo di mettere in difficoltà la premier. Lettera.
Tutti i partiti fino ad oggi, seppur con strategie diverse, hanno fatto a gara a chi era più amico dei bagnini proponendo sostanzialmente una Bolkestein adeguata alle volontà italiane, ma dopo tante promesse da parte di un po’ tutti i partiti, nulla si è mosso a livello europeo, anzi durante questi incontri/scontri è stata messa in gioco, da parte italiana, anche la Corte Europea, la quale nel riconoscere la validità della norma UE, ha stabilito anche che le norme nazionali in materia di demanio, se in contrasto con la norma europea, sono da considerarsi nulle.
Già questi primi passaggi istituzionali avrebbero dovuto far desistere i partiti dall’inventare norme fantasiose, ma purtroppo ha vinto la solita politica del basso consenso, che ha finito per produrre una prima proroga al 2030 del Governo 5 Stelle e Lega, poi rafforzata con una proroga fino al 2033 prodotta dal Governo 5 Stelle e Pd.
In questo marasma amministrativo ovviamente sono entrate in campo le Istituzione italiane interessate alla materia, come: Corte Costituzionale, Antitrust ma, soprattutto, il Consiglio di Stato che con una lunga sentenza emanata a sezioni riunite, ha decretato che la Bolkestein è la sola norma valida in materia demaniale, imponendo una proroga operativa limitata al 31.12.2023 necessaria per la preparazione dei bandi e l’effettuazione delle relative gare di assegnazione.
Nell’approssimarsi della suddetta scadenza si è aperto un dibattito politico surreale tutto impostato a predisporre una ulteriore proroga, in specie da parte di Forza Italia e Lega, con una novità importante: 5 Stelle e Pd sembrano aver cambiato idea, giocando ora a chi dimostra di essere più di sinistra.
Personalmente sono più che convinto che tutti questi partiti sappiano benissimo che non esiste alcuna possibilità di varare una norma in contrasto con l’Europa, quindi usano gli operatori di spiaggia come scusa per mettere in difficoltà la Meloni.
Per capirci, Lega e Forza Italia, in particolare Salvini e Berlusconi, si muovono per cercare di fermare l’erosione del loro elettorato, ponendo sempre più distinguo rispetto alla Meloni per avere una propria visibilità, poi se quanto promesso non si avvera, tutta colpa di Fratelli d’Italia.
Onestamente una pratica assai pericolosa perché cercare di fare continui sgambetti al proprio primo Ministro, apre alla prospettiva, per entrambi, che possa finire male, essendo sufficiente che la Meloni chieda direttamente ai parlamentari di entrambe le forze, che ovviamente non vogliono andare a casa, con chi stanno, dopo di che Salvini il giorno dopo perde lo scettro di comandante e Silvio se esce con qualche fedelissimo rischia di avere un partito del 2%.
Le ragioni che potrebbero aprire questo scontro radicale stanno nel fatto che se la Meloni non concorda il Decreto Concorrenza con l’Europa rischia di perdere le risorse del P.N.R.R. che diventerebbe un istante dopo la sua morte politica.
Parimenti va considerato che già di suo l’Italia non può permettersi che a partire dal 1 gennaio 2024 si crei un caos generale su tutte le spiagge italiane, in quanto è facile prevedere che presto arrivino tanti signori Rossi, grazie anche alle nuove posizioni di M5S e Pd, che chiedano in concessione terreni demaniali per aprire bagni e/o stabilimenti, diventando pressoché impossibile per i Dirigenti interessati motivare un ipotetico rigetto in assenza dei riferimenti normativi, che automaticamente bloccherebbe anche il rinnovo ai vecchi concessionari.
In buona sostanza alla Meloni non rimane che andare in Europa e concordare un impegno serio, che significa avere via libera dall’Europa proponendo la cessazione delle attuali concessioni entro il 31.12.2023, ma con la possibilità di rilasciare nuove concessioni ai vecchi concessionari subordinate ai soli tempi necessari per espletare gare ed assegnazioni, il tutto supportato da apposita normativa che eviti i soliti strumentali ricorsi.
Giulio Grillo
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