Centrale eolica: l’organismo tecnico del ministero dell’Ambiente chiede una sfilza di integrazioni

Centrale eolica: l’organismo tecnico del ministero dell’Ambiente chiede una sfilza di integrazioni

Occorre capire nel dettaglio gli impatti del progetto dal punto di vista ecologico, della biodiversità, della sicurezza, ed anche economico, senza dimenticare la salute umana.

È corposa la lista delle richieste di approfondimento avanzate dall’organismo tecnico del ministero dell’Ambiente a Energia Wind 2020 srl in merito al controverso progetto della centrale eolica offshore.
Le dichiarazioni del ministro dell’ambiente Pichetto Fratin a Ecomondo avevano lasciato di stucco molti osservatori di questa vicenda. Si era infatti lanciato in valutazioni che non avevano nulla di tecnico e che suonavano come una approvazione “politica”, quando invece è in corso la valutazione nel merito. «Tutti vorrebbero un mondo bucolico», aveva detto, ma in materia di energia occorre «trovare un punto di equilibrio personale per non avere decrescita», e l’obiettivo indicato era stato quello di «autorizzare entro cinque-sei anni, il tempo di una legislatura, 70-80 gigawatt da rinnovabili». Ma in realtà l’imperativo di «passare alle rinnovabili», indicato dal ministro, deve fare i conti con la concretezza dei singoli progetti per non correre il rischio di provocare più danni che benefici ai territori.
E i territori hanno un modus operandi molto diverso da quello del ministro, come dimostra l’incontro promosso dal parlamentare della Lega, Jacopo Morrone, che ha coinvolto le categorie economiche e del turismo riminesi, le quali «hanno spiegato i motivi delle loro preoccupazioni al ministro dell’Ambiente» che principalmente «vertono sulla presenza ritenuta impattante dal punto di vista paesaggistico». Secondo Morrone «l’installazione a 6 o 9 miglia manterrebbe in ogni caso un consistente impatto visivo».

Ma gli organismi tecnici si muovono invece, e giustamente, con i piedi di piombo. Si tratta della sottocommissione Pniec, che ha il compito di seguire lo svolgimento delle procedure di valutazione ambientale di competenza statale dei progetti che afferiscono alle opere che rientrano nella attuazione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima.
Si apprende infatti che nei giorni scorsi questa commissione ha inviato ai promotori del progetto previsto davanti alla costa – e che collide soprattutto col tratto di mare antistante i comuni di Rimini, Riccione e Cattolica – cioè Energia Wind 2020, ma anche al ministero della Cultura, al settore del ministero dell’Ambiente deputato alla valutazione ambientale e, per conoscenza, ai comuni interessati, alla Regione Emilia Romagna ed altri ancora, un circostanziato elenco di integrazioni.
Riguardano il progetto generale della centrale eolica, ma anche aspetti ambientali, economici, paesaggistici, gli effetti che le enormi pale eoliche potrebbero avere dal punto di vista ecologico, della biodiversità e della sicurezza, senza dimenticare la salute umana.
Vediamole un po’ più da vicino. Anzitutto viene chiesto di dettagliare tecnicamente gli aerogeneratori che dovrebbero essere impiegati, aggiungere un piano di emergenza da far scattare di fronte al verificarsi di eventi imprevedibili che dovessero malauguratamente concretizzarsi, ma anche una precisa tabella di marcia sui tempi necessari ad installare i componenti di ogni aerogeneratore e delle altre parti di cui si compone il complesso progetto.
Particolare attenzione viene posta naturalmente alle tematiche ambientali: le modificazioni che la centrale eolica potrebbe indurre nel campo ondoso e delle correnti e pure nei fondali sabbiosi con eventuali ricadute, così come sulle specie ittiche e quelle che vivono a contatto con il fondo marino; è poi richiesta una valutazione dell’eventuale riduzione della ossigenazione dell’acqua nei punti interessati dalla centrale; ancora: la gestione dei rifiuti nelle fasi di cantiere, ma anche di esercizio e dismissione; quali vernici saranno utilizzate e il loro influsso sull’ambiente. Ma il progetto dei 51 aerogeneratori previsti è ancor più un osservato speciale perché ricade in un’area marina significativa dal punto di vista ecologico e biologico e dunque occorre capire con precisione quali ripercussioni potrebbero esserci.
Ancora: il comportamento dei campi elettromagnetici, che andranno monitorati, il trattamento dei materiali di scavo, nuovi fotoinserimenti delle pale per ulteriormente indagare l’impatto sul paesaggio, le ripercussioni sulla pesca e sul naviglio. Nel capitolo economico non manca la questione delle ricadute sulle attività turistiche e balneari e più nello specifico su hotel e ristoranti, anche in termini di possibili cali di presenze durante l’estate. Insomma, tanto lavoro aggiuntivo che evidentemente è stato ritenuto necessario per analizzare meglio il progetto.
Mentre il Pd locale organizza una conferenza dal titolo cinematografico (via col vento?, ma si sa che il vento soffia quando vuole), dove gli originari no al progetto si trasformano in sì, l’unica speranza di un ragionevole affronto dell’argomento è quella di mantenersi saldamente legati ai dati oggettivi e scientifici.

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