Bordate dal governo sul Ceis: il vincolo archeologico va rispettato

Bordate dal governo sul Ceis: il vincolo archeologico va rispettato

Una netta presa di posizione del sottosegretario Borletti a seguito della interrogazione di Palmizio

Carlo Rufo Spina ha posto chiaramente il tema nell'ultimo consiglio comunale. O il Comune si dà una mossa o dovrà risponderne nelle opportune sedi. "Se palazzo Garampi non interviene, anche alla luce della risposta del governo, è evidente che siamo in presenza di una omissione d'atti d'ufficio, ancor prima degli eventuali reati commessi dal Ceis rispetto al Codice dei beni culturali".

Forse il nodo del Ceis, insediato su di un’area archeologica, da lunga data al centro di polemiche accese, è arrivato definitivamente al pettine. Sull’asse Rimini-Roma, in un dialogo che non sembra fra sordi, anche se vede da una parte esponenti di Forza Italia e dall’altra il governo Gentiloni, qualcosa di muove.

Ricordate l’interrogazione parlamentare dello scorso marzo, “suggerita” dal capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, Carlo Rufo Spina, all’onorevole Palmizio (la si può leggere qui sotto), che portò all’attenzione del ministro Franceschini la questione Ceis-Anfiteatro romano? Il governo ha risposto, attraverso il sottosegretario al ministero per i Beni culturali, Ilaria Borletti Buitoni, molto sensibile a certi temi, come dimostra il suo curriculum: nel recente passato è stata presidente del Fai, Fondo ambiente italiano, ha una spiccata sensibilità verso la difesa del patrimonio paesaggistico e culturale. Nel volume “Per un’Italia possibile. La cultura salverà il nostro Paese?” si è occupata proprio  della ricchezza del patrimonio artistico, archeologico e naturale che l’Italia può vantare, e della necessità di proteggerlo e valorizzarlo laddove le istituzioni latitano. E cosa dice il sottosegretario? Le sue parole, lette l’altra sera in consiglio comunale Carlo Rufo Spina, pesano. Significativamente prende le mosse, rispondendo alla interrogazione di Palmizio, dai vincoli statali posti sull’area archeologica nel 1913 e 1914, poi sentenzia che “l’eliminazione delle costruzioni poste all’interno dell’area dell’anfiteatro consentirebbe certamente il ripristino delle condizioni prescritte nel decreto del 1914” e che “le strutture del Ceis impediscono la piena fruizione di un monumento tanto significativo per la storia non soltanto riminese, nonché l’accesso da parte della cittadinanza ai valori storico-artistici di cui tali resti sono testimonianza”. Ilaria Borletti Buitoni conclude così: “La ricostruzione delle vicende che hanno interessato in questi ultimi decenni il monumento riminese dimostrano come le strutture periferiche del ministero hanno più volte rivolto al Comune di Rimini sollecitazioni verso la presa in carico di una organica progettualità in merito manifestando il proprio pieno sostegno a progetti che riqualifichino e valorizzino l’anfiteatro”.

Il vincolo c’è e va fatto rispettare. L’anfiteatro deve tornare nella piena disponibilità della città. Invece, ha detto Rufo Spina, “le strutture antiche sono ancora lasciate alla incompleta incuria e degrado e da tempo immemore, l’occupante Ceis, ente privato sovvenzionato dal Comune di Rimini con oltre 5 milioni e mezzo negli ultimi dieci anni, ha nei decenni edificato numerosi fabbricati in muratura all’interno dell’area di proprietà comunale, nonché un campetto da calcio a bordo delle antiche mura”.

Perché dicevamo che potrebbe ora, grazie a questo fuoco incrociato, arrivare una svolta? Stante la presa di posizione del governo, e quello che ha in mente di scatenare Rufo Spina, palazzo Garampi farà molta fatica a continuare nella tattica sin qui seguita. “La perdurante occupazione dell’area, con violazione dei vincoli archeologici di inedificabilità posti nel 1913 e 1914, ha concretizzato i reati permanenti (in quanto non suscettibili di cadere in prescrizione) di cui al Codice dei beni culturali”, dice l’esponente riminese di Forza Italia.

E veniamo alle prossime mosse. In consiglio comunale Rufo Spina ha chiesto al sindaco (assente) e all’assessore Pulini (assente) che gli vengano forniti entro cinque giorni: copia della planimetria di tutti i fabbricati in muratura esistenti nell’area dell’anfiteatro romano occupata dal Ceis, corredata dei permessi edilizi, dei titoli abilitativi e soprattutto dei dati catastali; copia del titolo di godimento rilasciato al Ceis per l’utilizzo dell’area; e quali misure l’amministrazione comunale intende adottare nell’immediato per adempiere alle sollecitazioni del ministero e conformarsi così agli obblighi inderogabili di legge. Ma è stato anche più esplicito: ha detto che “bisogna arrivare finalmente ad una soluzione” perché “siamo in presenza di una violazione di legge” e “se l’amministrazione non si dà una mossa dovrà risponderne nelle opportune sedi”. Quindi attenderà la documentazione dal Comune, e poi? “Presenterò una mozione con proposta deliberativa”, annuncia il capogruppo di Forza Italia. “Se verrà bocciata in consiglio comunale mi vedrò costretto a procedere con un esposto a procura della Repubblica e Soprintendenza. Se il Comune non interviene, anche alla luce della risposta del governo, è evidente che siamo davanti ad una omissione d’atti d’ufficio, ancor prima degli eventuali reati commessi dal Ceis rispetto al Codice dei beni culturali”.

L'interrogazione parlamentare di Massimo Palmizio

Venerdì 3 marzo 2017, seduta n. 752
PALMIZIO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo .
— Per sapere – premesso che:
l’Anfiteatro romano di Rimini fu eretto tra il 119 e il 138 d.C per ospitare spettacoli gladiatori;
di forma ellittica (come la maggioranza degli anfiteatri che Roma costruì in tutto il suo Impero), conteneva fino a 14.000 spettatori in uno spazio originario di 118 x 88 metri;
per queste caratteristiche risulta essere uno dei più grandi in Italia, con il triste primato di essere anche quello conservato in maniera peggiore;
nel corso del Medioevo l’area fu usata come terreno dedicato a orti, e i documenti raccontano che nel 1600 vi fu ricavato persino un lazzaretto, collegato a un monastero;
il celebre storico riminese Luigi Tonini riscoprì il valore storico dell’area e nel 1843 diede inizio agli scavi e disegnò la prima mappa ufficiale della zona archeologica, ma, nonostante il rinvenimento, l’anfiteatro è rimasto lì, abbandonato a sé stesso, per oltre un secolo;
sull’area archeologica dell’anfiteatro fu posto un vincolo nel 1913;
in base a tale vincolo è «proibito fare qualsiasi costruzione» nell’area in questione;
nonostante ciò, nel 1946, il Soccorso operaio Svizzero dona alla popolazione riminese, fiaccata dai bombardamenti, 13 baracche in legno con i relativi arredi smontabili, che inizialmente dovevano essere temporanee, ma che oggi, dopo vari ampliamenti, costituiscono il Ceis (Centro educativo italo svizzero), situato nell’area archeologica dell’anfiteatro;
nel 1969 l’allora sindaco di Rimini, Walter Ceccaroni, scrisse alla Soprintendenza regionale assumendo un impegno formale (mai onorato), inteso a «trasferire, allorché necessario, la sede del Centro Educativo Italo-Svizzero in altra ubicazione diversa dall’attuale»;
negli anni ’70, senza che, a quanto consta all’interrogante, fosse stata informata la Soprintendenza nell’area vengono addirittura eretti i primi edifici in muratura, con fondamenta in calcestruzzo, che vengono ampliati negli anni e sono tuttora esistenti;
la coesistenza tra Ceis e zona archeologica non può persistere, se si vuole valorizzare l’anfiteatro romano, ma l’attuale presidente del Ceis, Giovanna Filippini, ha spesso ribadito il seguente concetto: «il Comune ci deve mettere a disposizione un’altra area e una struttura che sia adeguata alle nostre esigenze. Non abbiamo mai preso in considerazione l’idea di spostarci, se lo faremo dovremo avere in cambio delle garanzie. Anzi ho intenzione di fare la richiesta perché il sito diventi patrimonio mondiale dell’Unesco»;
negli anni, sono giunte innumerevoli esortazioni al comune di Rimini per valorizzare l’antica arena di epoca romana, oggi «soffocata» da una delle strade di maggiore traffico della città (via Roma), dalle case costruite intorno e dallo stesso Ceis;
si ricorda che il Ceis è un’associazione privata e i membri del suo consiglio di amministrazione sono nominati su proposta del comune di Rimini, che, ogni anno contribuisce cospicuamente con denaro pubblico alle sue attività;
in 70 anni per salvaguardare l’area dell’anfiteatro è stato solo realizzato un percorso verde tra i resti dell’anfiteatro, negli anni ’90, e, dopo un lungo braccio di ferro, la rimozione del distributore di benzina che occupava una parte dell’area;
è veramente troppo poco, a giudizio dell’interrogante, se si considerano il valore e il potenziale di un’area collocabile tra le più importanti della regione Emilia-Romagna e del nostro Paese per importanza storica, simbolica ed archeologica –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa, davvero incomprensibile per un’area di tale valore simbolico, storico e archeologico e se intenda assumere, per quanto di competenza, per risolvere le criticità sopra evidenziate, esortando le parti interessate (Ceis compreso) a collaborare affinché venga data priorità alla riqualificazione dell’area e alla valorizzazione dell’area in cui è ubicato l’anfiteatro romano.

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