Sarà presidente anche del nuovo polo che nascerà dalla fusione fra Ieg e Bologna. Sul quale è praticamente già stato deciso tutto, anche se Italian Exhibition Group è a controllo pubblico. Politica, associazioni di categoria, piani strategici, tutti silenti sulla scelta che riguarda l'asset più strategico rimasto a Rimini per impatto economico e turistico?
Matteo Marzotto avrebbe voluto pensionarlo, invece a dover fare le valigie è stato lui. E a quanto pare, il parón, in sella praticamente da sempre, continuerà a rimanerci. Lorenzo (il Magnifico) Cagnoni (ma noi lo preferiamo in versione Tutankhagnon) classe 1939, si prepara ad un’altra fusione, quella con BolognaFiere, e a un altro giro di giostra sulla tolda di comando. Sfida il tempo e sfida anche la città di Rimini, ma non si tratta di novità. Nel merito, quello che sta accadendo e che accadrà di qui a brevissimo è ben riassunto da un articolo del Corriere di Bologna in edicola ieri, che si può leggere qui sotto. «La nuova realtà dovrebbe debuttare sul listino di piazza Affari all’inizio di maggio». Ma a Rimini chi sa qualcosa dell’operazione? Ieg è a controllo pubblico, anche se quotata in Borsa, come ha sottolineato di recente anche l’Autorità Garante per la Concorrenza e per il Mercato che ha alzato il cartellino rosso in materia di allestimenti fieristici “in esclusiva”. E dunque una decisione come quella della fusione per incorporazione con BolognaFiere non dovrebbe essere condivisa con la città, in primis con il consiglio comunale e con il consiglio provinciale, con le associazioni di categoria e con tutti i diversi portatori di interesse? A quale prezzo Lorenzo Cagnoni sta decidendo il futuro di un asset così strategico per l’economia di Rimini e la sua provincia, anche dal punto di vista turistico? Speriamo non solo in base al suo nuovo personale trofeo: «il dominus di Rimini, Lorenzo Cagnoni, sarà il presidente mentre il numero uno di Bologna, Gianpiero Calzolari, il vice».
«BoRn», Bologna e Rimini insieme, nel settore fieristico: con quali ripercussioni per il territorio. Se non parte da oggi (questa sera è in programma il consiglio comunale di Rimini) il dibattito su questa cruciale, e densa di conseguenze, prospettiva, che ci stanno a fare amministratori, presidenti di associazioni di categoria, piani strategici e compagnia ululante?
Il piano per la grande Fiera, a maggio il debutto in Borsa
Una società unica (riminese) per la ristorazione, solo un soggetto (Bf servizi) per gli allestimenti e poi una serie di sinergie sui mercati esteri per provare a evitare sovrapposizioni nella cinquantina di società partecipate. Così sta nascendo la grande Fiera dopo la fusione (per incorporazione) di BolognaFiere con Ieg, la società quotata che mette insieme i quartieri di Rimini e Vicenza. Il via libera del cda di via Michelino dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno (il board dovrebbe essere convocato il 29 dicembre). Poi, entro la fine di febbraio, saranno i soci ad approvare l’operazione. La nuova realtà dovrebbe debuttare sul listino di piazza Affari all’inizio di maggio.
Intanto il management sta lavorando al nuovo piano industriale che delineerà lo sviluppo della società nel prossimo futuro. Per esempio, della ristorazione nell’azienda che gestirà i quartieri fieristici di Bologna, Modena, Ferrara, Bari, Rimini, Vicenza, Cesena e Forlì si occuperà Summetrade. La società di Rimini — nella quale Camst (socia di BolognaFiere) è azionista di minoranza — già opera nei quartieri Ieg, nei palacongressi di Rimini e Vicenza e in altre realtà come il centro congressi di Riva del Garda e il circuito di Misano. Altre sinergie arriveranno sul mercato americano dove Bologna organizza diverse manifestazioni e Rimini ha una società di allestimento. Sul mercato interno, invece, in quel comparto la capofila sarà Bf servizi, la società bolognese sotto accusa da parte dei sindacati per aver assorbito 97 dipendenti a tempo indeterminato.
Ad occuparsi del piano di sviluppo integrato sarà Kpmg che dovrà immaginare i possibili percorsi di crescita della nuova realtà. In queste settimane i consulenti sono al lavoro perché il tempo stringe. Bologna come advisor finanziario ha scelto Bper, Rimini e Vicenza hanno optato per Banca Imi del gruppo Intesa Sanpaolo. Al lavoro per conto di BolognaFiere c’è anche Mediobanca, mentre Rimini e Vicenza hanno individuato Banca Equita.
Impegnati sul dossier gli studi legali BonelliErede (per Bologna) e Gianni & Origoni (Ieg). Per la perizia finanziaria, Bologna ha scelto Ernst&Young mentre Rimini ha messo sotto contratto PricewaterhouseCoopers. Il tribunale bolognese, infine, ha già individuato la società (la milanese Audirevi) incaricata di valutare la congruità del progetto di fusione e il concambio «pari ad 1:1» stabilito dai soci. Un documento che sarà depositato per 45 giorni e che rappresenta una tutela per gli attuali creditori delle società. Le due compagnie stanno anche lavorando sul futuro management. Confermati gli attuali vertici; il dominus di Rimini, Lorenzo Cagnoni, sarà il presidente mentre il numero uno di Bologna, Gianpiero Calzolari, il vice. La nuova società avrà due amministratori delegati: Antonio Bruzzone (BolognaFiere) e Corrado Peraboni (Ieg). Restano da capire le rispettive deleghe.
C’è accordo anche sulla composizione del nuovo consiglio a 13 che dovrebbe essere diviso così: una lista di maggioranza con i soci pubblici (Comune, Città metropolitana, Camera di commercio di Bologna e gli azionisti di Rimini Congressi) che dovrebbe avere otto posti. Un altro spetterà alla Regione e un altro consigliere lo eleggerà Vicenza. Se i soci privati bolognesi si metteranno d’accordo dovrebbero riuscire a eleggere due componenti della lista di minoranza. Almeno in teoria, un posto andrebbe all’asse Confindustria-cooperative mentre l’altro consigliere dovrebbe essere espresso da Confartigianato e Fondazione Carisbo. L’ultimo seggio andrà alla seconda lista di minoranza espressione degli altri soci privati. La strada dunque è tracciata.
La via della fusione è stata scelta dalla politica regionale e dalle due società per affrontare il disastro causato dalla pandemia. I numeri dell’ultima relazione finanziaria di Ieg (terzo trimestre dell’anno) confermano che il valore della produzione del gruppo si è attestato a 68,2 milioni di euro, in calo del 46,8% rispetto ai primi nove mesi del 2019. BolognaFiere, invece, dovrebbe chiudere l’anno con una perdita tra i 40 e i 45 milioni di euro.
Marco Madonia
Corriere di Bologna
9 Dicembre 2020
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