Cassonetti leonardeschi

Cassonetti leonardeschi

Contenitori della raccolta differenziata posti al contrario e non sono pochi girando per Rimini. Chi gestisce il servizio si sente un po' come il genio che scriveva da destra verso sinistra?

Il momento di transizione tra l’anno che sta per tirare le cuoia e i primi strilli di quello nuovo è tutto uno sbruffare auspici a raggiera. Naturalmente, il più delle volte vengono poi traditi con tempismo e precisione. E sia, ma dato che anche alla Speranza alla fine è stato permesso di lasciare il vaso aperto da Pandora, sperare resta sempre un ottimo gancio a cui aggrapparsi. Per cui, una volta ancora, beneficiamo della possibilità di farlo. Grati che non sia riparata verso il più attraente Olimpo, invochiamo (e non sarà l’ultima volta) la Speranza. Vedremo in seguito per cosa. Abbandoniamo i “piani alti” dell’aristocrazia divina, per la più prosaica delle rogne terrene: l’immondizia, il problema dei problemi. Tanto che, trasportati da gelide folate di realismo, potremmo dire che il mondo rischia di venire soffocato dai suoi stessi rifiuti. Lo chiamano “il prezzo del progresso”. Alla faccia! Questo per definire con due parole l’incomoda questione. Vero è che se fosse, a ognuno di noi è demandato il compito di allontanare il più possibile l’infausto momento. Si può tentare di rimediare solo grazie a comportamenti virtuosi. La catena di montaggio dello smaltimento rifiuti è complessa. Nelle prime fasi prevede la perizia di chi conferisce il pattume, ma anche quella di chi è preposto alla sua raccolta. In seguito avviene il trasporto, il trattamento con tre tipi di recupero, quindi tocca allo smaltimento. Fermiamoci alla primissima fase.

Chi osservi i cassonetti lungo le strade di Rimini, si accorgerà che troppo di frequente gli utenti conferiscono malamente i rifiuti. Questo accade a causa di una serie di motivi: per malavoglia o pigrizia, ignoranza, scarso senso civico, menefreghismo, mancanza di riguardo verso il lavoro altrui e così via. Diciamo che purtroppo tra noi c’è un certo numero di incivili. Bisogna ammetterlo e non abbiamo alcuna remora a farlo. Ora arriva il “ma”. Anche chi è incaricato della raccolta rifiuti ha il dovere di svolgere il lavoro nel migliore dei modi. Come deve farlo chiunque prenda uno stipendio. Ma succede che non sempre ciò accada. Non va affatto bene. La tassa per la raccolta dei rifiuti incide non poco sui bilanci delle famiglie ed è quindi lecito che si avanzino pretese.

Nel corso del 2018 abbiamo più volte fotografato alcuni dei bidoncini della raccolta differenziata posti al contrario rispetto a chi debba metterci dentro il rifiuto, vale a dire, contro ogni logica, con l’apertura non rivolta a favore di chi volesse aprirlo. Mero appunto estetico, si dirà. No, semplice esame di una cosa fatta male. Per aprire il bidone bisogna allungarsi sul coperchio, talvolta lercio, per riuscire a dischiudere la valva e gettarvi il sacchetto dei rifiuti. Non si capisce il motivo per cui si debbano fare contorsioni.

La manovra è disagevole per tutti, ma ci è accaduto di aiutare una persona in carrozzella che non riusciva ad alzare il coperchio e in altra circostanza lo abbiamo fatto per una signora anziana che, pur in salute, aveva le stesse difficoltà. In un paio di situazioni che mostriamo in foto, per accedere alla parte in cui sarebbe agevole aprire i coperchi, si dovrebbero aggirare i cassonetti (un’assurdità) e passare sul prato. Pericolosissima manovra, oltretutto. C’è grande probabilità, dato l’aumento esponenziale di popolazione canina, di pestare una corposa cacca. Anche se dicono porti fortuna, di persone divenute milionarie per avere avvertito il caratteristico morbido spiaccichìo sotto i piedi, non ne conosciamo.

Ciò detto, non si capisce perché chi maneggia i bidoni non debba metterli nel verso giusto. Per farlo correttamente, tempo e fatica sono identici. A questo punto, considerato che l’estroso riposizionamento dei bidoni non è privilegio di una sola strada di Rimini, a meno che non ci sia un burlone che gira la città e si diverte a invertirli, forse bisognerà pensare che uno degli operatori, escludendo patologie particolari, o emulazioni di Orso Giovane, l’indiano che nel film “Il Piccolo Grande Uomo” cavalcava al contrario, sia semplicemente affetto da poca “vöia de laurà”, come si dice a Milano. La cosa è rimediabile con facilità. Hera, “la più grande società nel settore del trattamento dei rifiuti”, come sostenuto dall’azienda, localmente dà in appalto la raccolta della spazzatura ad altra azienda. Quest’ultima, potrebbe prendere provvedimenti in merito al disservizio, porvi rimedio e controllare meglio l’operato dei dipendenti. Facile.

Ecco, la “Speranza” di cui si accennava in apertura di articolo è quella di trovare le fauci dei bidoni nella corretta posizione. Se poi, in un impeto di iperattività igienica gli stessi potessero essere lavati con regolarità, potremmo cominciare il 2020 con il marchio del più fulgido ottimismo stampato in fronte. Buon anno!

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