"Il Comune di Rimini non ha fatto un ‘censimento’ su base etnica della popolazione rom e sinti presente sul territorio comunale". Ha censito la popolazione sinti di via Islanda. Come intende fare il ministro dell'Interno su scala nazionale per disinnescare una vera e propria bomba a orologeria. Lasciata crescere dal buonismo della sinistra.
“In barba alle ormai classiche strumentalizzazioni o confusioni ‘ad arte’, va ribadito come il Comune di Rimini non abbia fatto un ‘censimento’ su base etnica della popolazione rom e sinti presente sul territorio comunale”. Lo scrive l’amministrazione comunale di Rimini, che però per “superare” il campo nomadi di via Islanda il censimento l’ha fatto, e adesso, scoppiata la polemica nazionale a seguito delle parole di Salvini, tenta di smarcarsi. Comunque la si rigiri la frittata, di censimento si tratta anche a Rimini. Di censimento su base etnica non ha parlato nemmeno Salvini.
“E’ sufficiente citare quanto già espresso ieri dalla vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini: non ci sono state schedature, ma si tratta di ricognizioni demografiche, di monitoraggi utili a fini informativi, ma soprattutto necessari per raggiungere l’obiettivo indicato dall’Unione Europea e recepito dalla sia dall’Italia sia dalla Regione di superare i grandi insediamenti, come quello presente in via Islanda. Obiettivo per altro presente anche nel contratto di governo ‘del cambiamento’ firmato da Movimento 5 Stelle e Lega”, scrive l’amministrazione di Rimini. E chi ha parlato di schedature? Non il ministro dell’Interno.
“E’ evidente che per andare a sanare una situazione vergognosa e non più accettabile come quella di Islanda, fosse indispensabile capire quanti nuclei famigliari vivessero nell’area, quanti fossero i minori e gli anziani presenti e le loro condizioni (dalla scolarizzazione ad eventuali disabilità). Non si prendono impronte digitali, non si incidono numeri sulle braccia; è un’analisi demografica, identica a quelle che periodicamente riguardano l’intera cittadinanza. Ed è ben distante dagli obiettivi, dalla filosofia e dai metodi evocati dal leader della Lega nonché vicepremier Matteo Salvini, che ha ipotizzato un censimento globale esclusivamente su base etnica per successive ‘cacciate’”, aggiunge il Comune di Rimini. E forse gli stessi problemi di condizioni degradanti e pericolo per la sicurezza pubblica non si presentano in tante parti d’Italia per altri e ben più grandi campi nomadi? Proprio per mettere mano a questa bomba a orologeria il ministro Salvini ha deciso di accendere i riflettori sui campi nomadi. E’ di oggi la notizia del mercato nero della spazzatura che vedeva i residenti del campo nomadi di Lamezia Terme raccogliere enormi quantità di rifiuti pericolosi e non, per poi venderli e dare alle fiamme gli scarti della lavorazione, provocando l’inquinamento del suolo. Una operazione che ha visto l’esecuzione di 39 misure cautelari, di cui cinque custodie cautelari in carcere, disposte dall’autorità giudiziaria nell’ambito di una indagine su reati in materia ambientale e una serie di delitti contro il patrimonio. E’ già tardi per correre ai ripari, perché i campi nomadi sono stati lasciati buonisticamente crescere fino a diventare territori incontrollati e degradati, come dimostra quello di Rimini.
“Questa precisazione si rende opportuna per il consigliere della Lega Matteo Zoccarato che, in affanno per le ‘sparate a sfondo razziale’ del suo leader, tenta maldestramente di creare confusione”, prosegue l’amministrazione comunale. “Possiamo però rassicurare il consigliere: i ‘metodi’ di questa Amministrazione sono e continueranno ad essere ben lontani da quelli di Zoccarato e del suo partito, il quale però per dirla tutta è il primo in queste settimane a richiamare la legge europea per risolvere queste situazioni sui territori italiani. In un certo senso, sono proprio la Lega e il Movimento 5 Stelle a certificare la correttezza del percorso scelto a Rimini per il superamento della vergogna di via Islanda, in piena coerenza con quanto dispone l’Unione Europea, l’Italia e la Regione Emilia Romagna”. Ma l’Europa si è espressa nell’aprile del 2011, quindi più di 7 anni fa, e il campo nomadi di via Islanda è lì da trent’anni.
“Va sottolineato con favore e un brindisi, in tale ottica, il primo vagito da parlamentare locale di Marco Croatti il quale affermando come il tema degli insediamenti dei nomadi sia risolvibile ‘nel rispetto della legge e delle persone’ si iscrive – forse a sua insaputa – fra i sostenitori del programma appena varato da questa amministrazione comunale. Che, appunto, mette al centro legge e persone e non razzismo, discriminazione, luoghi comuni, ipocrisia, benaltrismo allo scopo di lasciare tutto così, invocazioni fideistiche al ‘deus ex machina’ che tutto fa e tutto risolve. Per ora solo sugli organi d’informazione. Si vedrà ai primi provvedimenti ma in questo senso, il ‘contratto’ tra lega e 5 Stelle fa stare tranquilli circa la bontà e la correttezza del percorso attivato a Rimini”, conclude palazzo Garampi. Ma Croatti ha sostenuto che “l’amministrazione Gnassi ha affrontato la questione con un unico obiettivo: il mantenimento del proprio consenso” e non ha saputo confrontarsi con i riminesi prima di varare il piano. Col risultato di scontentare tutti.
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