Cna: Bugli lascia, la famiglia resta

Cna: Bugli lascia, la famiglia resta

Intervista al presidente provinciale dell'associazione di categoria, Fabrizio Moretti.

Salvatore Bugli è stato il condottiero di ferro della Cna di Rimini. Sotto il suo “regno” l'associazione di categoria è più che raddoppiata per numero

Salvatore Bugli è stato il condottiero di ferro della Cna di Rimini. Sotto il suo “regno” l’associazione di categoria è più che raddoppiata per numero di imprese associate, grazie anche ad una politica di “espansione” che ha sconfinato nel campo di battaglia di altre associazioni di categoria. Ma si è anche gonfiata di “quadri” (dirigenti e funzionari), una cinquantina, in parte formati da ex assessori di giunte comunali, ex segretari di partito, Pd e prima Ds, ex sindaci e figli di sindaci, più familiari di altri volti noti della politica locale. Basta dare un’occhiata nelle varie sedi: Misano, Cattolica, Riccione e Rimini. Bugli ha avuto un occhio di riguardo anche per i propri familiari, se è vero che moglie e figlio da anni ricoprono ruoli dirigenziali in Cna.
Ora Salvatore Bugli ha lasciato l’incarico di direttore – ma al momento moglie e figlio restano ai loro posti – per andare a ricoprire quello di presidente della Camera di Commercio, e in Cna si è aperta una fase molto difficile, segnata da un buco di bilancio che si aggira su 1 milione di euro e che rende necessari tagli al personale per una trentina di dipendenti, la cassa integrazione ed anche il mancato pagamento della quattordicesima, compresa quella del 2012. Sacrifici in vista per tutti? Chissà. Di certo a farne le spese è anche Chiamami Città, già trasformata da quindicinale a mensile, ma sul cui futuro sono in corso riflessioni approfondite. Al comando di Cna un nuovo gruppo dirigente, con Davide Ortalli in testa.
Abbiamo intervistato il presidente di Cna provinciale, Fabrizio Moretti, e con lui oltre ai temi interni più scottanti, abbiamo affrontato anche le questioni economiche e imprenditoriali riminesi.

Allora, presidente Moretti, con le dimissioni di Salvatore Bugli, che è stato designato alla presidenza della Camera di Commercio, si chiude un’epoca per Cna. Cosa cambia anche dal punto di vista organizzativo per voi?
Per il dopo Bugli abbiamo pensato non ad un’unica figura ma ad un gruppo dirigente, anche se sarà l’assemblea provinciale che dovrà ratificare i nuovi assetti. Nella sostanza il gruppo dirigente è formato da Davide Ortalli, che ne è il coordinatore e con la funzione di segretario, da Silvia Morotti che si occupa delle risorse umane, da Ermanno Zanzani, responsabile amministrativo-finanziario insieme a Renzo Lazzari che è stato il braccio destro di Bugli per tanti anni e che si occuperà soprattutto delle relazioni col mondo economico e bancario.

A proposito di gestione finanziaria, il bilancio 2013 di Cna evidenzia un buco consistente, si parla di circa 1 milione di euro. Qual è la realtà?
In questo momento la realtà è dinamica perché stiamo valutando alcune situazioni. La difficoltà finanziaria c’è ed è stata causata dagli stravolgimenti avvenuti nel mondo delle imprese, che sono i nostri soci e i nostri clienti.

Cioè?
Imprese che hanno chiuso o che hanno ridotto in maniera strutturale il personale, che hanno difficoltà a pagare o che sono fallite o in concordato, hanno messo in difficoltà anche la nostra associazione, ma da quello che mi risulta anche le altre associazioni non è che siano messe tanto meglio. La conseguenza di tutto questo è stata un calo di erogazione dei servizi, che sono quelli che determinano il fatturato dell’associazione. E’ stato fatto un grande sforzo per mantenere tutta la struttura dei dipendenti ma oggi purtroppo è sovradimensionata. Attualmente ci sono 205 dipendenti fra le varie società del sistema Cna, con un volume d’affari che nel 2011 arrivava agli 11 milioni e mezzo di euro circa (complessivamente) mentre nel 2013 è sceso a circa 9,2 milioni di euro, e il previsionale 2014 si aggira sugli 8-8,5 milioni. Questo ha fatto si che abbiamo dovuto chiedere ulteriori pesanti sacrifici ai nostri dipendenti.

Esattamente quali?
Per tutti, aumento della cassa integrazione da 24 a 28 ore mensili, e per alcune funzioni che non sono più strategiche per la nostra associazione stiamo tentando di fare una riduzione che va anche oltre al 50% delle ore di lavoro. Poi rinuncia alla 14esima e alla retribuzione dei permessi. In base alle proiezioni che stiamo sviluppando risulta un sovradimensionamento della stuttura rispetto all’attuale volume d’affari e quindi dovremo pensare anche a degli accordi sindacali che portino all’uscita di 20-30 dipendenti fra quelli più anziani.

Torniamo al buco di bilancio: si parla di una cifra che si aggira fra gli 800 mila e 1 milione di euro, è vero?
Si, anche se in questo momento i numeri non sono ancora definiti perché dipenderà dagli accordi che si raggiungeranno. Cna sta chiedendo la rinuncia alla 14esima del 2013 e anche a quella del 2012 che era stata portata a bilancio come non pagata ma messa in liquidazione col Tfr. Questo però comporterebbe un appesantimento del bilancio di 250 mila euro e perciò stiamo cercando di chiedere la rinuncia definitiva anche alla 14esima del 2012. Ecco perché dicevo che in base agli accordi che riusciremo a raggiungere coi dipendenti si potrà definire l’esatto bilancio.

A proposito di personale non avete nessuna autocritica da fare? C’è stato un periodo in cui i dipendenti sono aumentati anche per far posto ad ex amministratori o politici, figli e familiari.
Sono elementi che non conosco e su cui non posso dare delle risposte.

Perché lei non era presidente quando sono state compiute queste scelte?
Sono diventato presidente da giugno dello scorso anno ma faccio parte della presidenza provinciale di Cna da circa 10 anni. Le scelte di operatività quotidiana erano di competenza della direzione, che aveva tutte le deleghe in tal senso.
A Bugli va riconosciuto senza ombra di dubbio che quando è diventato direttore di Cna, nel 1997, l’associazione contava circa 2500 iscritti e nel corso del suo mandato è arrivata ad averne circa 5600. Oggi ne contiamo 5200 nonostante la crisi e Cna è diventata la prima associazione di categoria sia per numero di iscritti e sia per volume d’affari della provincia Rimini. Di questo va dato merito a Bugli.

Per la presidenza della Camera di Commercio, l’accordo siglato a novembre sembra stia subendo qualche attacco e si alzano voci che cominciano a mettere in discussione quell’accordo, compreso il nome di Bugli. Le ha sentite anche lei queste voci?
Voci di corridoio si ma niente di più. Se si ascoltano le voci non si ha la percezione della realtà oggettiva, comunque staremo a vedere.

C’è però ritardo nella scelta perché era stato annunciato che il nuovo presidente sarebbe stato eletto ad aprile, invece si parla di fine maggio.
Non è così. La raccolta delle firma per le deleghe entro il 23 aprile, cosa che è stata fatta, poi sono state inviate alla Regione che deve deliberare e ci sono circa 30-40 giorni per definire gli incarichi. Qualcuno fomenta voci ed altri interessi? Staremo a vedere cosa succederà. Come Cna sosterremo la candidatura di Bugli se ci sarà una condivisione da parte di tutti i componenti della Camera di Commercio. Bugli mi ha detto che se in fase di votazione finale dovessero esserci dei voti contrari, rinuncerà all’incarico. Poi ovviamente spetta a lui la decisione finale.

E’ vero che anche Chiamami Città rischia di chiudere?
Per il momento non è vero. Certamente quella di Chiamami città è stata una scelta strategica importante nel settore della comunicazione sul territorio riminese. Ma essendo anche un costo, che negli anni l’associazione ha sostenuto e quando i bilanci erano positivi questo non era un problema, oggi non possiamo sostenere delle perdite. Con Chiamami Città stiamo facendo dei ragionamenti per trovare soluzioni che possano permettere al giornale di autosostenersi. Di certo abbiamo dovuto ridimensionare le uscite da quindicinale a mensile e abbiamo dovuto chiedere sacrifici a chi lavora all’interno del giornale. Stiamo valutando ma per il momento non c’è la decisione di chiudere.

Fin qui Moretti. A proposito del ritardo nella scelta del presidente di CCIAA, per dovere di precisione, va detto che il comunicato stampa della Camera di Commercio che porta la data del 8 ottobre 2013, dal titolo “Al via le procedure per il rinnovo degli organi camerali”, così si concludeva: “Ad aprile 2014 il nuovo Consiglio poi provvederà all’elezione del nuovo Presidente della Camera di commercio di Rimini. Poi, con scrutinio segreto, si procederà all’elezione dei membri della Giunta”.

Rimini batte in testa

federico-morettiCon il presidente Moretti (nella foto) abbiamo anche passato in rassegna la situazione della economia riminese e le sfide, difficili, con le quali la classe dirigente è chiamata a confrontarsi.
Moretti, nel primo trimestre di quest’anno in provincia di Rimini hanno chiuso 1.441 imprese.
Purtroppo la situazione è pesante e tutto nasce a caduta dalla crisi finanziaria del 2008. Tutti ci illudevamo che avremmo superato in più breve tempo questo periodo di crisi invece i segnali di ripresa per il momento continuano a non essere percepiti. Aziende più solide hanno tenuto duro per alcuni anni ma poi l’ossigeno è finito, nonostante i sacrifici, … il mercato non tira.

Questo a livello generale, ma ci sono anche ragioni locali che segnano la crisi che sta vivendo Rimini?
Fisiologicamente Rimini ha meno capacità imprenditoriale rispetto alle altre città della nostra regione. Sulla capacità di innovazione, sulla internazionalizzazione ed altro, la provincia di Rimini è sempre stata un fanalino di coda in regione. E’ un territorio che ha basato la propria economia sul turismo, e su questo siamo stati bravi fino agli anni 80 e poi è iniziato il declino. Inoltre ha conosciuto un grosso sviluppo urbanistico e molti, a mio parere a ragione, hanno criticato l’eccessiva cementificazione avvenuta. Finché il comparto immobiliare ha tirato, ha premiato anzitutto le imprese immobiliari e di costruzione e a caduta tutto il sistema legato all’abitare e al costruire. Quando si è fermato è un po’ crollata l’economia del territorio. Purtroppo anche il sommerso è un fattore negativo di cui tenere conto, ed ha pesato non poco. E’ perché siamo vicini a San Marino? Perché le infiltrazioni mafiose legate al turismo e ai locali notturni del divertimento si fanno sentire? Sicuramente la vicinanza di San Marino non ha agevolato la crescita di una economia trasparente e pulita nel riminese.

Qual è il difetto dei riminesi che rende più difficile uscire dalla crisi?
Cominciamo dai pregi che ci vengono riconosciuti: una grande dinamicità e capacità imprenditoriale. Un difetto di noi riminesi è quello di essere piuttosto individualisti mentre dobbiamo cominciare veramente a fare sistema: tra le aziende, nelle filiere produttive, nelle associazioni di categoria e nei rapporti fra mondo imprenditoriale, sociale e politico. Se continuiamo a costruirci delle barriere non ne veniamo fuori.

L’ex presidente Api, Massimo Colombo, nella intervista a Rimini 2.0 ha sostenuto che il percorso di fusione che ha dato vita a Unindustria Rimini dovrebbe essere seguito anche dalle altre associazioni di categoria. Cosa ne pensa?
Sono pienamente d’accordo. Come associazioni della piccola e media impresa qualche anno fa siamo finalmente riusciti a costituire Rete Imprese Italia, che raggruppa Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Casartigiani. A livello nazionale sta lavorando e sta dando buoni risultati e riesce finalmente ad incidere. Sui territori questa unione ancora non siamo riusciti a svilupparla. Cna e Confartigianato da tanti anni a Rimini portano avanti iniziative comuni e io sono dell’idea che la piccola e media impresa, così come ha fatto Unindustria Rimini, dovrebbe unirsi e l’esperienza di Rete Imprese Italia essere portata sui territori. Auspico che si possa riuscire a costituire una sola associazione di categoria per la piccola e media impresa a Rimini, e questo sia per il commercio che per artigianato e professioni… Come Cna stiamo anche lavorando per un’area vasta della Cna della Romagna, unendo Rimini con Forlì, Cesena e Ravenna. E’ un dialogo che abbiamo iniziato da qualche mese e che stiamo portando avanti con impegno.

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