Colpi di coda di fine mandato

Colpi di coda di fine mandato

«Note più stonate del solito, forse complice lo scivolamento del mayor dal 24esimo al 42esimo posto della classifica di gradimento dei sindaci italiani». Lettera.

Nonostante si sia giunti agli ultimi sgoccioli del mandato sindacale, protrattosi per il rinvio delle votazioni quando nel mondo si svolgevano regolarmente, continuiamo ad assistere al protagonismo dell’attuale primo cittadino. Non è cosa nuova, vive di questo, ma negli ultimi casi escono note più stonate del solito, forse complice il suo scivolamento dal 24°al 42° posto della classifica di gradimento dei sindaci italiani edita da un noto e serio mezzo di informazione.
Il primo tema è l’intervento circa la “mala movida” per cui il sindaco chiede al Governo più rinforzi di forze dell’ordine per contrastare il fenomeno, e per dare più sicurezza all’apparato turistico. Strano che dopo decenni in vetta alle negative classifiche del predetto mezzo di informazione, ci si accorga solo ora di quel fenomeno che i cittadini ben conoscono e affrontano da sempre. Ma anche perché lo stesso è il frutto di una politica commerciale tanto cara a questa amministrazione, che ha ridotto il Centro di Rimini a soli locali in cui la “movida” è cresciuta e prospera sempre più con tutti i negativi effetti collaterali che molti dei frequentatori di questa – quasi – “religione” portano; schiamazzi, degrado in genere; basti pensare solo agli assembramenti seppur vietati ed altro. Oltre alle sagre da strapaese nella marina, che ponevano in crisi e in difficoltà la circolazione stradale per vari giorni, foriere di tanti disagi, finite le quali si riscontravano conseguenze di vario genere non proprio edificanti. Tutto ciò ha sempre portato a credere che a Rimini si possa fare impunemente tutto ciò che si vuole, e con grande facilità.
Probabilmente quello che i riminesi sopportano da tempo, oggi è giunto assai tardivamente agli occhi di chi non lo ha mai visto; forse perché la città dove tutto si immagina gli è sfuggita di mano o per motivi elettorali legati al prossimo candidato sindaco democraticamente designato dal partito regnante.
Poi la manifestazione a Roma, in cui si richiede che i sindaci siano messi in condizione di fare il proprio lavoro. Non credo che il sindaco abbia avuto problemi in questo a Rimini. Ha fatto e disfatto a proprio piacimento senza alcun confronto con la città, ha diviso anziché unire senza cercare punti di incontro, e coloro che dissentivano da quell’operato venivano posti al margine come ostili, ed incapaci di comprendere le meraviglie che si stavano materializzando a Rimini. E se qualche – inefficace – esposto alla Magistratura per lo scempio ai monumenti cittadini vi è stato, lo si prenda come espressione democratica di chi sa ancora porre su due diverse e lontane basi culturali i monumenti storici e il circo equestre.
Quindi due colpi di coda di fine mandato di cui non se ne sentiva certo il bisogno, anche perché già stanchi di sentir narrare sempre le solite storielle autocelebrative lontane anni luce dalla realtà, per lo meno a quelli potevamo essere, per carità e buon gusto, risparmiati.

Salvatore de Vita

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