Come tartassare il piccolo commercio e la ristorazione

Come tartassare il piccolo commercio e la ristorazione

Dalla rassegna stampa mattutina: proseguono i segnali di persecuzione da parte delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. Intendiamoci, quelle piccole e senza padrini.

Riminesiduepuntozero, buongiorno. Mentre prosegue da parte della sinistra il festival degli annunci dal vago sapore elettoralistico (titolo di prima pagina del Carlino: «Lungomare, scatta la rivoluzione. Via ai cantieri che cambieranno il volto e miglioreranno l’accessibilità della zona nord della città»; titolo nell’interno: «Spiagge e divieti, analisi delle acque più brevi. Il ministero riduce la tempistica»), non si placa, ma al contrario si inasprisce, la guerra delle pubbliche amministrazioni nei confronti del piccolo commercio e dei locali del centro città.
Sempre dal Carlino, apprendiamo quali siano le bellicose intenzioni della giunta Gnassi nei confronti di esercenti senza difese: «Ultimatum del Comune ai locali: “Via i tavoli o scatta la chiusura”». In dettaglio: «Dopo le sanzioni, sono partite le prime diffide contro le attività presenti nella Vecchia pescheria: licenza sospesa da 3 a 5 giorni per bar e ristoranti sorpresi ancora con gli arredi esterni».
Diffide, chiusure, multe. Poi dicono che le attività erano state rese libere dalle lenzuolate di Bersani…
Quali sarebbero le infrazioni, i peccati mortali, i disastri resi dai commercianti alla cittadinanza? Leggiamo sempre dal Carlino: «Lo scorso 20 dicembre, in occasione del blitz di funzionari comunali alla Vecchia pescheria» un locale «era stato sorpreso con 8 tavoli e 16 sedie all’esterno», poi «altri locali sono stati multati, sempre per essere stati sorpresi con i tavolini fuori». Ullallà.
Sono seguiti:
un esposto in Procura «che accusa le attività della Vecchia pescheria di ostruire il passaggio pedonale con sedie e tavolini esterni»:
controlli serrati da parte della Soprintendenza alle Belle Arti;
le diffide dell’amministrazione comunale, con minaccia di sospensione dell’attività per un periodo fino a 3 giorni, o per un periodo non inferiore a 5 giorni in caso di indebita occupazione di suolo pubblico.
Dice al Carlino uno dei gestori in difficoltà: «E’ da mesi che cerchiamo di dialogare con Comune e la Soprintendenza per arrivare a una soluzione. Senza la possibilità di avere i tavoli esterni, noi saremo costretti a licenziare e altre attività rischiano di chiudere».
Sono passati mesi, ma le istituzioni e l’amministrazione non hanno saputo risolvere il problema di otto tavoli e sedici sedie.
Nelle stesse pagine leggiamo di un altro atto ostile delle amministrazioni pubbliche di sinistra, in questo caso nei confronti di un commerciante storico, la ferramenta Angelini di via Flaminia Conca. «Siamo aperti dal 1947, ma il Comune ci ha negato l’iscrizione all’Albo delle botteghe storiche. Ci sentiamo umiliati», dichiarano i titolari Pierpaolo e Riccardo.
Qual è la mancanza loro ascritta dagli zelanti funzionari municipali? Nel 1984 è stato rifatto lo stabile, e anche l’arredo, questa sarebbe la motivazione per cui «l’esercizio non soddisfa il requisito per l’iscrizione all’Albo». Eppure, ribattono gli Angelini, nella bottega aperta nel 1947 «c’è un bancone vecchio, originale, che usiamo ancora come punto di appoggio per fare le copie di chiavi». «Se il Comune vuole un Museo non va», conclude il titolare. Ma appunto, Gnassi e la sua maggioranza puntano ai Musei. Se un negozio continua nella tradizione familiare, rinnovandola, non merita premi, ma botte nei denti (da segnalare anche le proteste in zona Borgo San Giuliano dalla rassegna di due giorni fa).

APPENDICE

Quello che il mainstream non capisce (del voto in Emilia Romagna)
Rassegna stampa nazionale, 24 gennaio 2020

Corriere della Sera: «In Emilia gli epicentri del disagio come piazza Verdi a Bologna sono tutto sommato pochi».

la Repubblica: «Proprio perché sazia e appagata questa regione è alla ricerca di qualcosa di diverso, del brivido della novità, e persino dell’indicibile».

la Repubblica: «Ai bordi della piazza leghista senti gridare frasi terribili da alcune madri vittime di situazioni di disagio sociale mal gestito».

la Repubblica: «E per chi dovrebbe votare, scusate, un nazionalista serbo, amico del comandante Arkan, uno che nei modi e nel pensiero sembra il sergente istruttore di Full Metal Jacket?».

Il Fatto Quotidiano: «L’ex ministro sfrutta fattacci di cronaca estranei alla campagna elettorale. E poi va in disco»

Il Foglio: «La Lega … si è messa fuori gioco da sola (tra suonare la campanella a Palazzo Chigi e suonare un citofono a Bologna qualche differenza c’è)».

Buona giornata a tutti i giornalisti, in occasione della festa del patrono, san Francesco di Sales. Sveglia!

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