Meno di un mese fa Confcooperative Rimini si è fusa con quella di Ravenna. Da Forlì-Cesena, rimasta fuori dall'operazione, arrivano oggi parole non proprio accomodanti: "L’aggregazione della costa è stata fatta sulla spinta di una necessità di natura economica". Se nascerà Confcooperative Romagna non sarà "per andare incontro al bisogno di qualcuno ma per creare sviluppo".
Il 17 settembre è nata a Cervia Confcooperative Ravenna-Rimini, le prime della galassia Confcooperative in regione a fondersi. Presidente Luca Bracci e direttore Andrea Pazzi, sede legale a Ravenna e uffici operativi nei due comuni e a Faenza, la nuova realtà mette insieme 336 cooperative per 127.700 soci, 17.400 occupati e un fatturato complessivo che arriva a 2,6 miliardi di euro.
Tutto bene il matrimonio e magari c’è in vista una famiglia ancora più allargata? Da Confcooperative Forlì-Cesena arrivano oggi parole un po’ spigolose: «Queste operazioni di solito vengono fatte per due motivi: sulla base di un’urgenza o di un progetto. L’aggregazione della costa è stata fatta sulla spinta di una necessità di natura economica, noi invece vogliamo puntare su una progettualità di sviluppo, visto che non abbiamo tali urgenze», dichiara al Carlino di Forlì Mauro Neri, a capo di Confcooperative Forlì-Cesena. E alla domanda “siete favorevoli o no a un’intesa su scala romagnola?” la risposta è la seguente: «Abbiamo dato piena disponibilità purché si ragioni in termini di sviluppo sul territorio, che è l’unica mossa sensata per far nascere Confcooperative Romagna». Ma si farà oppure no? «Il progetto lo studieremo, ma che sia chiaro che non si fa per andare incontro al bisogno di qualcuno, ma per creare sviluppo. Una pura sommatoria dell’esistente non avrebbe senso». Cosa direbbe al vostro associato forlivese o cesenate che vi chiede le motivazioni di tale scelta? «Abbiamo consultato degli esperti che hanno già tracciato una ‘fotografia’ delle forze in campo. Da quanto è emerso, ci sono spazi per un progetto che porterà alle imprese più servizi, a costi inferiori. Si può fare molto, in termini di qualità, welfare aziendale, mutue alternative, cooperative di comunità e iniziative di ‘workers buyout’». Neri aggiunge che «il progetto dovrà chiarire in modo molto definito chi farà cosa» mentre sui tempi la pensa così: «Se ci sarà la volontà comune di andare in questa direzione, nel giro di qualche anno nascerà Confcooperative Romagna».
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