Convention Bureau alla resa dei conti

Convention Bureau alla resa dei conti

Si tiene oggi, in un quadro di notevole incertezza, l'assemblea dei soci chiamata a ricostituire il capitale sociale e ad approvare il bilancio 2013

Si tiene oggi, in un quadro di notevole incertezza, l’assemblea dei soci chiamata a ricostituire il capitale sociale e ad approvare il bilancio 2013 che segna una perdita di 1.067.356 euro. Ad annebbiare un po’ l’ottimismo di Cagnoni ci pensa il socio Alfad ma anche la relazione al bilancio che porta la firma del presidente di Convention Bureau. E c’è anche un colpo di scena: lo studio legale marchigiano che aveva quantificato i danni legati al ritardo nell’apertura del nuovo Palas, ha rinunciato all’incarico. Ecco tutti i contenuti che bisogna conoscere per sapere cosa bolle in pentola.

L’occasione per tastare il polso ai protagonisti e capire cosa dovrà accadere per Convention Bureau, ma anche per il futuro del nuovo Palacongressi, si avrà oggi con l’assemblea dei soci. Il bilancio 2013 si è chiuso con una perdita di 1.067.356 euro, che porta ad un patrimonio netto negativo, al di sotto del minimo legale, per 115.766 euro. Da qui la necessità di ricostituire il capitale sociale.
Il presidente Lorenzo Cagnoni come al solito ostenta sicurezza (a differenza dei suoi soci pubblici, presidente della Provincia in primis), non fa nessuna autocritica sulle scelte compiute e assicura che gli utili della Fiera pagheranno anche i debiti del palacongressi. Anzi, si permette la polemica con i tanti che invece fanno notare segnali di scricchiolamenti.
Cagnoni dà l’impressione di voler tirare diritto e come socio di maggioranza di Convention Bureau fa sapere che intende ricostituire il capitale sociale qualunque sia la decisione degli altri soci. E’ anche possibile che Convention Bureau diventi una “business unit” di Rimini Fiera.
Ma qual è la reale situazione in cui versano Convention Burea, il Palacongressi e il congressuale?
Cominciamo col dire che alla assemblea odierna dei soci qualcuno metterà molti puntini sulle i. E’ il socio Alfad che, dopo aver già presentato un esposto in Procura, non approverà il bilancio e nemmeno la decisione di ridurre il capitale sociale per le perdite avvenute. Voto contrario. Ed ha certo le sue buone ragioni per farlo, visto che ha investito 180 mila euro nel 2006 in Convention Bureau acquistando una quota dell’8,22%, ed oggi se lo ritrova svalutato a 104.840 euro.
Alfad sfodera quindi le unghie e oggi motiverà il suo dissenso su una serie di questioni che afferma di avere ribadito nel corso degli anni, incontrando però “totale disinteresse e disattenzione” nel cda di Convention Bureau. Dalla esigenza di abbattere i costi di produzione alla necessità di mettere a punto criteri più concorrenziali nella scelta dei fornitori, non da ultimo considerata la provenienza pubblica dei capitali investiti. Ma un capitolo caldissimo delle lagnanze di Alfad è anche quello della azione risarcitoria verso la Società Palazzo dei Congressi, “responsabile del ritardo nella consegna dell’immobile, anche con la rinegoziazione dei canoni di locazione”.
E qui arriva il colpo di scena perché Alfad sostiene che l’azione risarcitoria, commissionata da Convention Bureau ad uno studio legale marchigiano, che quantificò anche la cifra che ragionevolmente sarebbe potuta essere ottenuta (come anticipò Rimini 2.0), è finita in un vicolo cieco in quanto lo studio legale avrebbe rinunciato all’incarico. Forse perché sono trascorsi circa due anni dalla avvenuta consegna del parere legale (s’immagina anche retribuito) senza che sia stata presa nessuna decisione concreta?
Strano, perché su questo punto anche il presidente di Convention Bureau, Roberto Berardi, sembra pensarla come Alfad: “La mancata apertura della nuova struttura rispetto ai tempi previsti e recepiti dal Business Plan, rappresentano il primo ed evidente momento di crisi della progettualità industriale e gestionale del Palacongressi”, si legge nella relazione sulla situazione patrimoniale ed economica che porta la firma di Berardi e che oggi viene soppesata in assemblea. “Il ritardo, si è passati da un’inaugurazione prevista prima nel maggio poi nel settembre 2010, all’ottobre 2011, si è infatti tradotto in mancati introiti, danni d’immagine e parziale vanificazione degli oneri di promo commercializzazione sostenuti. Fatti che hanno determinato la scelta operata nel febbraio 2014 dai componenti del Consiglio di amministrazione di CBRR (perché poi così tardi?, ndr) di avviare idonea procedura legale di richiesta rimborso danni nei confronti della Società del Palazzo proprietaria del nuovo Palacongressi di Rimini”.
Convention Bureau e Rimini Fiera hanno sempre sostenuto che siano state la crisi economica e la contrazione del mercato a far saltare i piani contenuti nel business plan. Ma più volte Rimini 2.0 ha portato voci e studi diversi, che già nel 2001 affermavano la insostenibilità economica dei business plan. E’ il caso dello studio di Trademark e di alcune prese di posizione nel consiglio comunale di Rimini, come quella di Renato Capacci ed altri.
Ma andiamo avanti. Sempre nella relazione di Roberto Berardi si legge che una stagione si è chiusa per sempre nel mercato congressuale e non ci si trova in presenza di una frenata “di natura congiunturale e destinata quindi a riallinearsi, prima o poi, col passato”, ma davanti ad “un cambiamento irreversibile” e ad una riduzione di durata e numero dei partecipanti del settore congressuale. Ovviamente Convention Bureau ipotizza anche una reazione per rispondere alle mutate condizioni, e per il 2014 prevede un incremento dei volumi di fatturato, ma non nasconde nemmeno la possibilità che si verifichino “eventuali elementi di rischio”: mancato raggiungimento dei volumi di fatturato (“un eventuale calo del 10%, a parità di tutti gli altri elementi, potrebbe generare sul 2014 una maggiore perdita di circa 320 mila euro”), e poi un ulteriore calo della marginalità e, legato al mancato sviluppo del fatturato internazionale, “un ulteriore ritardo sugli obiettivi di fatturato e margine”. Da qui il rilancio della richiesta di ridurre il canone di locazione che “abbasserebbe la percentuale d’incidenza dei costi fissi su quelli variabili consentendo quindi una minor rigidità nella struttura dei costi ed una maggiore flessibilità nella fase di formulazione delle offerte ai clienti”. Convention Bureau ha già formalizzato a Cagnoni la richiesta di ridurre del 50% tale canone sia per il 2013 e sia per i tre anni successivi ma per ora ha ricevuto risposta negativa.
A proposito di mercato internazionale Convention Bureau ha deciso di puntare su due aree geografiche e commerciali specifiche, Gran Bretagna e Benelux, stringendo accordi con “due grandi promoter internazionali: in tali territori sono infatti presenti le direzioni delle maggiori associazioni internazionali dalle quali dipende la scelta delle location dove svolgere i propri congressi e a cui noi possiamo offrire la nostra candidatura”.
Già, ma come conciliare l’obiettivo di attrarre la clientela internazionale con un aeroporto che versa nella ben nota situazione? Non è un caso che Convention Bureau chieda collegamenti frequenti e stabili con “l’aeroporto di Bologna, da rafforzare nei giorni di svolgimento degli eventi”.
Una situazione per niente rosea quella che il congressuale deve fronteggiare a Rimini come altrove, nonostante l’ottimismo di Cagnoni. Anche nel prossimo esercizio Convention Bureau – si legge sempre nella relazione al bilancio – “dovrebbe peggiorare la propria posizione finanziaria netta, assorbendo maggiori risorse rispetto a quelle generabili dalla gestione caratteristica”. Con prospettive di mercato “che potrebbero consentire di raggiungere il pareggio di bilancio nell’arco del prossimo triennio”.

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