Ecco spiegato l’esilio imposto dalla giunta alla statua di Cesare: Anpi non la vuole in piazza

Ecco spiegato l’esilio imposto dalla giunta alla statua di Cesare: Anpi non la vuole in piazza

L'associazione partigiani di Rimini esce allo scoperto e sul ritorno del bronzo donato alla città dal capo del governo nel 1933 parla di «offesa alla memoria del sacrificio dei Tre Martiri e di tutti coloro che hanno combattuto per la Democrazia e la Libertà». Ma i partigiani sanno che una statua come quella che concepiscono solo confinata nel lapidario del museo si trova a fianco dell'Altare della Patria?

Che sul tema del posizionamento della statua di Giulio Cesare (custodita in tutti questi anni all’interno della caserma) la giunta in carica fosse più attenta alle sensibilità ideologiche della propria famiglia politica di appartenenza che non alla storia, l’avevano ormai capito tutti. Ma a rendere tutto chiarissimo arriva oggi il comunicato stampa dell’associazione partigiani di Rimini. Siccome Anpi non gradisce che la statua che «fu donata alla città di Rimini da Benito Mussolini» vada a sporcare la piazza intitolata ai tre partigiani, allora va emarginata e nascosta altrove. Nel lapidario del Museo. Perché posizionarla in piazza «sarebbe un’offesa alla memoria del sacrificio dei Tre Martiri e di tutti coloro che hanno combattuto per la Democrazia e la Libertà». La tesi non sta in piedi, e sarebbe sufficiente che i partigiani di Rimini si facessero una gita a Roma per capirlo. Ma ci arriveremo fra poco.
Anpi ribalta su chi sta chiedendo a gran voce il ritorno del bronzo che risale al 1933, l’accusa di voler «dare un valore storico e politico legato a colui che la donò a Rimini». Ma è una lettura “partigiana” perché salta a piedi pari le motivazioni chiaramente espresse da Aries e dai non pochi riminesi (fra i quali sono numerosi coloro che partono da posizioni politiche “di sinistra”) che hanno spiegato le ragioni all’origine della richiesta di riposizionare la statua in piazza Tre Martiri.

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Scopriamo invece che Anpi considera piazza Tre Martiri qualcosa che somiglia ad un mausoleo della sinistra.
Che questo sia lo spartito che Anpi ama suonare non è una novità. Quello che lascia basiti è l’obbedienza dell’amministrazione comunale a logiche di parte che non hanno più motivo di esistere.
Si sta parlando di una statua, che va valutata come tale, senza attribuirle significati politici attorno ai quali imbastire la danza tribale della contrapposizione ideologica.
«Piazza Tre Martiri è la piazza Antifascista. Piazza Tre Martiri è la piazza dei Tre giovani Partigiani. E’ in quella piazza che sorge il Monumento ai Caduti per la Libertà. E’ in quella piazza che ogni anno ANPI, Amministrazione Comunale, personalità politiche ed Istituzionale, cittadine e cittadini celebrano e ricordano il sacrificio dei Tre Martiri e di tutti i caduti nella lotta di Liberazione» sostiene Anpi. E’ stomachevole, nel 2021, questa lettura komunista di piazza Tre Martiri e della Liberazione. «…il 25 aprile è patrimonio di tutta l’Italia, la ricorrenza in cui si celebrano valori condivisi dall’intero Paese»: sono parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che Anpi dovrebbe conoscere.
Ma è soprattutto ridicola l’intemerata di Anpi contro il bronzo di Cesare per una ragione molto semplice: è una copia dell’originale in marmo esposto in Campidoglio. Nel Municipio della capitale, non in un covo di fascisti.

L’Aula Giulio Cesare in Campidoglio.

Wikipedia: «Aula Giulio Cesare.
L’aula Giulio Cesare, nota anche come aula consiliare, ospita le sedute dell’Assemblea Capitolina e nella sua storia ha mantenuto invariata la funzione di sala riunioni per i vari organi collegiali che si sono avvicendati nell’amministrazione di Roma.
[…] Ai due antipodi della sala, lungo i lati più piccoli, sono poste una statua loricata raffigurante Gaio Giulio Cesare, da cui il nome della sala, e un’altra, del I secolo, raffigurante un navarco romano non identificato. Sul pavimento al centro della sala è posto un mosaico del II secolo proveniente da una villa in zona Casal Morena.
La scultura da cui prende nome la sala è di grandi dimensioni (è alta più di 3,1 m) e forse proviene dal Foro di Cesare. Risale al I secolo a.C. ed è in marmo grechetto. Nel 1936, dalla statua è stata tratta una replica bronzea che poi è stata collocata in via dei Fori Imperiali. Altre repliche bronzee sono state poste negli stessi anni a Rimini e ad Aosta».

I Fori Imperiali con una copia della statua di Cesare pari a quella arrivata a Rimini, si trovano a due passi dall’Altare della Patria.
Wikipedia: «Le celebrazioni più importanti che hanno luogo al Vittoriano [Il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II o (mole del) Vittoriano, chiamato per sineddoche Altare della Patria], si svolgono annualmente in occasione dell’Anniversario della liberazione d’Italia (25 aprile), della Festa della Repubblica Italiana (2 giugno) e della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate (4 novembre), durante le quali il Presidente della Repubblica Italiana e le massime cariche dello Stato rendono omaggio al sacello del Milite Ignoto deponendovi una corona d’alloro in memoria dei caduti e dei dispersi italiani nelle guerre».
Chiaro compagni dell’Anpi? Studiate! Mettete da parte la partigianeria. Non imbastite le barricate sulla fuffa. Ci sono ben altri – e ben più alti – campi di impegno a Rimini per una Associazione che voglia richiamarsi alla Resistenza. Se è vero ciò che ha sostenuto Norberto Bobbio, ovvero che la Costituzione è “l’espressione politica fondamentale” della Resistenza, allora dedicate il vostro impegno ai valori inattuati della nostra Costituzione piuttosto che inseguire i fantasmi.

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