Forze dell’ordine e uffici pubblici a Rimini: 5 milioni all’anno di canoni di locazione

Forze dell’ordine e uffici pubblici a Rimini: 5 milioni all’anno di canoni di locazione

Mentre la nuova questura resta chiusa, per le sedi di polizia di Stato e Guardia di Finanza si spende più di 1 milione all'anno. Il Comune di Rimini sgancia 1 milione 200mila euro per i vari "affitti", la Provincia quasi 240mila euro. L'Ausl 850mila, l'Inps 805mila e adesso cerca una nuova location per risparmiare. Poi ci sono l'Alma Mater e la Regione, quest'ultima elargisce una cifra alta: paga anche una quota per ogni suo dipendente che lavora in via Dario Campana e per la superficie occupata, ma deve fare fronte anche al canone (a favore di palazzo Garampi) per la Destinazione turistica in piazzale Fellini.

Che business i canoni di locazione pagati dagli enti pubblici! Mentre la “nuova” questura va in disfacimento, inutilizzata (e l’amministrazione comunale pensa di farci le case popolari spostando la cittadella della sicurezza nella caserma Giulio Cesare) si spendono montagne di soldi che escono dalle tasche dei contribuenti per le sedi in affitto.
Cominciamo dalle forze dell’ordine, che oltretutto in qualche caso devono lavorare in uffici inadeguati, come hanno denunciato più volte i loro sindacati e i questori che si sono succeduti in città.
Per la questura di corso d’Augusto, la location della polizia stradale, i locali di via Bonsi e qualche altro vano partono ogni anno 735.256,98 euro (il dato è pubblicato sul sito della polizia di Stato e risale al 2019).
La Guardia di Finanza si trova in via Grassi e versa un canone di 310.469 euro.
Per la prefettura nel palazzo Massani in via IV Novembre il conto è di 477.379,96 euro all’anno secondo i dati consultabili (anno 2019, al 30 settembre) sul sito del ministero dell’Interno.
Morale: il ministero dell’Interno non siglò l’accordo con Da.Ma. nemmeno per 900mila euro l’anno (a questa cifra si era arrivati nelle ultime trattative, dopo che nel 2005 l’intesa firmata stabiliva un canone annuale di 3.366.000 euro) che avrebbe consentito di dare a polizia di Stato e Guardia di finanza tutta la nuova questura, con dotazioni all’avanguardia: uffici, alloggi, palestre, sale piccole e grandi, parcheggi e tanto altro. Invece, solo per le sedi di polizia e Gdf, i canoni corrisposti in un anno superano il milione di euro.
Per i carabinieri a Rimini occorrono 145.328,46 euro , se invece si conteggiano tutte le sedi dell’Arma in provincia si vola a 962.930,64 e sono tutti canoni di cui beneficiano dei privati, tranne che a Misano Adriatico dove l’affitto va ad un ente pubblico.
Per quanto riguarda i Vigili del fuoco il dato è fermo al 2017 e risulta un’unica sede, il distaccamento di Novafeltria: 33.775,06. Poi c’è la nuova sede della polizia di Stato in fase di preparazione in piazzale Bornaccini (nella foto), per un contratto d’affitto di nove più nove anni, a carico del ministero dell’Interno e a favore di una immobiliare di Cesena: si parla di una cifra compresa fra 500mila e 600mila euro l’anno.

Passiamo all’Ausl. Per varie sedi sparse in provincia di Rimini l’Ausl Romagna spende annualmente circa 850mila euro. Qualche esempio: le aule per la formazione universitaria vengono utilizzate da Sgr in via Chiabrera e partono 76mila euro. Altre aule di formazione 54.102 euro. Una sede del Distretto di Riccione costa 202.200 euro, un’altra quasi 20mila. I servizi territoriali del Distretto di Rimini, nella sede di proprietà di palazzo Garampi, 63.580 euro, e in quella che fa capo ad una immobiliare, altri 26.380 euro. Un locale-archivio al Gros 50.294 euro, un altro nella stessa zona 25.147 euro. Il magazzino Raibano di Riccione 54.380 euro. La residenza psichiatrica il Glicine a Bellaria Igea Marina drena a favore di una srl 123.250 euro.
Usciamo un attimo dai confini riminesi perché merita una parentesi la spesa che l’Ausl Romagna affronta per le sedi sparse da Ravenna alla provincia di Forlì-Cesena a Rimini: 6 milioni 160mila euro.
Solo per il laboratorio di analisi dell’area vasta e il magazzino farmaceutico, che si trovano a Pievesetina, vengono pagati ad una immobiliare di Cesena qualcosa come 3 milioni e mezzo di euro l’anno (in passato ci furono anche interrogazioni sul tema).

Quando all’inizio del 2000 prende corpo il progetto del nuovo Dipartimento di emergenza e accettazione (Dea) di Rimini, collegato con la restante struttura dell’Infermi, c’è ben chiara anche l’esigenza di ottimizzare le sedi aziendali disseminate per la città. Non a caso vengono previsti circa 40mila mq complessivi e a quanto pare di spazi liberi ce ne sono ancora. Una ipotesi era quella di trasferire gli uffici e gli ambulatori dislocati nel Colosseo (via Coriano, 38) all’interno dell’ospedale, nelle parti lasciate libere da quei servizi che sono stati e saranno gradualmente spostati nella nuova palazzina del Dea, con successiva alienazione del Colosseo. Ma le prospettive sono mutate strada facendo, per i cambiamenti nell’offerta clinica intervenuti negli anni, per l’ampliamento degli spazi previsti per le attività presso l’Ospedale “Infermi”, lo spostamento di servizi in via Coriano. L’alienazione del Colosseo non è più stata giudicata fattibile e utile, anche perché venderlo con profitto oggi non sarebbe facile. L’Ausl sta pensando invece di portare all’ospedale alcuni servizi territoriali come quelli della ex Mutua di via Circonvallazione Occidentale, che potrebbe così essere messa in vendita con potenzialità superiori al Colosseo di trovare una collocazione sul mercato immobiliare. Ma tutto è ancora in fase progettuale e dunque i tempi prevedibili saranno medio–lunghi.

L’Inps ha pubblicato un bando per reperire la nuova sede della direzione provinciale, preferibilmente in posizione centrale. Intende lasciare quella di via Macanno, dove paga 805.272 euro l’anno. Ne cerca una più piccola: tremila metri quadri, mentre quella attuale ha dimensioni più che doppie. Entro il 9 marzo scadono i termini indicati nella indagine di mercato e la nuova sistemazione dovrà essere disponibile, pronta all’uso, dal primo settembre del 2022, perché nello stesso anno scade il contratto di locazione in via Macanno. L’obiettivo è ridurre notevolmente la spesa (anche quelle di funzionamento e gestione).

Il Comune di Rimini spende (dati 2019) quasi 1 milione 200mila euro in canoni, soprattutto sgancia nelle sedi di via Rosaspina (652.319 euro). Per il Centro per l’impiego di via Farini 112mila euro. Locali ad uso archivio li va a prendere in via IV Novembre e sono di proprietà della Curia (13mila euro). Poi ci sono affitti per scuole, il canile comunale (oltre 26mila euro), parcheggi e giardini pubblici.

La Provincia di Rimini ha speso nel 2019 238.971 euro in locazioni: le due voci principali riguardano 152.082 euro per la sede del Liceo Giulio Cesare/Valgimigli in vicolo Montirone (a beneficio della Congregazione Missionari Preziosissimo Sangue) e 79.553 euro per la sede della protezione civile. Nella lussuosa ex sede della Provincia in corso d’Augusto è stato collocato l’Ufficio scolastico provinciale. Spetta alle amministrazioni provinciali (D.Lgs. 297/94) sopperire a proprie spese ai locali destinati a sede degli uffici scolastici di ambito territoriale. Ma è la scelta più economica e vantaggiosa per la Provincia quella individuata?

Neppure la Regione Emilia Romagna si risparmia in canoni. Ne paga per gli uffici di via Rosaspina (186.011,22 euro). Poi alla Provincia per i dipendenti ospitati in via Dario Campana e fino a tutto lo scorso settembre anche per la Destinazione Turistica Romagna: nel 2018 il contributo veniva calcolato nella misura del 10% del costo del personale della Destinazione Turistica, mentre nel 2019 i criteri sono stati rivisti per tutte le province e la somma da riconoscere viene conteggiata tenendo conto del numero dei dipendenti regionali distaccati o che svolgono funzioni regionali e della superficie occupata. Nel 2019 il conto finale a favore della Provincia dovrebbe essere di circa 700mila euro. Ora la Destinazione Turistica Romagna si è spostata in piazzale Fellini, edificio di proprietà del Comune di Rimini, al quale la Regione versa 42mila euro (iva compresa) annui, oltre a spese (consumi utenze ed altro).

Siamo all’università. L’Alma Mater bolognese consegna ogni anno alla Fondazione Carim 256.594,04 euro per il palazzo di via Angherà, 316.089,51 euro per palazzo Ruffi in corso d’Augusto, per la biblioteca di via Vittime Civili-Corso Papa XXIII, 176.347,72 euro, per l’edificio di via Clodia 72.589,98 euro. Totale: più di 800mila euro.

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