Non basta un arredo per la zona stazione di Rimini

Non basta un arredo per la zona stazione di Rimini

Di sera è pericoloso frequentarla. All'uscita non c'è nemmeno più la presenza rassicurante dei taxisti, allontanati in zona bike park. Ubriachi, spacciatori e senza dimora si impossessano di questo luogo. Il degrado, purtroppo, continua anche col nuovo look.

Ore 21.50 di ieri. In stazione per aspettare chi torna da Bologna. Un vistoso “guardaroba viaggiante” (coperte e altro difficile da identificare) parcheggiato a fianco dell’ingresso principale (lo si vede nella foto d’apertura). Tre persone disfatte dall’alcol si muovono come zombie nell’area antistante, fermandosi ogni tanto per non crollare a terra, armati di bottiglia e sacchetti al seguito. Dall’altro lato del marciapiede un gruppo di una decina ragazzi in una lingua incomprensibile si spintona e urla. Grida anche da dentro la stazione: è una ragazza, impossibile capire se ce l’abbia col mondo intero o con qualcuno di preciso. Altri si muovono in cerca di un luogo di fortuna dove trascorrere la notte, pieni di borse piccole e grandi. Sulle nuove sedute piazzate nel riqualificato spazio esterno che, come sostiene l’amministrazione comunale, ha “rivoluzionato l’affaccio alla città per i milioni di viaggiatori che giungono a Rimini col treno”, bottiglie di birra vuote. Non ci sono più nemmeno i taxisti ad incoraggiare con la loro presenza chi deve frequentare questa stazione quando cala la notte. Sono stati spostati in zona bike park. Due ragazze escono a passi rapidi e sfoderano il sorriso quando si accorgono che c’è qualcuno ad attenderle. Nemmeno un agente con indosso qualunque tipo di divisa: polizia municipale, polizia di Stato, carabinieri, esercito. Le giovani leve del ministero della Difesa che si sono viste in passato stazionare coi loro mezzi davanti alla stazione, non potranno nemmeno più farlo con il nuovo arredo che è stato realizzato. Una grande piazza pedonalizzata, che vorrebbe lanciare un messaggio rassicurante mentre invece fa risaltare il vulnus: specialmente di sera, quando finisce in mano a questa umanità pencolante, riesce a far risaltare quello che non va come un evidenziatore giallo elettrico.

E’ la scena che si presenta ogni sera. Tristissima cartolina sporca in una Rimini che si sforza di mostrare sempre il lato migliore di sé ma a volte scende allo stesso livello delle metropoli alle prese con i problemi di tutte le metropoli. Mentre attendiamo il “conto alla rovescia per la fine lavori di riqualificazione dell’area stazione” e soprattutto aspettiamo la fine dell’allarme Covid-19, senza la quale andremo verso la desertificazione, non restiamo con le mani in mano. C’è una stazione da ripulire nel profondo, non basta una pavimentazione nuova. Suonano un po’ come una beffa queste parole messe nero su bianco dagli amministratori comunali per annunciare l’imminente inaugurazione: “Una nuova piazza quella della stazione ferroviaria di Rimini, che rappresenta la prima fase del protocollo di intesa per la riqualificazione e la trasformazione urbana dell’intera area sottoscritto tra Comune, Rfi e Regione Emilia Romagna, dove fino a ieri era il degrado a prendere il sopravvento”. Il degrado che offusca la stazione di Rimini non è stato cancellato da una piazza nuova. Sono sparite le biciclette accatastate, il giardinetto imbarazzante davanti alla vecchia sede dello Iat e altre forme di degrado. Rimane quello più pericoloso, che si “attacca” alla vita delle persone e che genera anche paura, che impedisce di vivere appieno i luoghi della città, creando sacche di periferia in pieno centro.

La riqualificazione ha fatto sparire anche un certo numero di posti auto, secondo una logica non nuova a palazzo Garampi. Nessuno però ne sentiva il bisogno. Erano anche stalli borderline, certo, a servizio di forze dell’ordine e chissà di chi altro, ma utilizzati ampiamente per brevi soste. Preziosi come scialuppe di salvataggio. Eliminati. C’è il Metropark con molti stalli vuoti, ma non certo a buon mercato.

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