Il Comune di Rimini non esce dal Ceis, chissà se Frisoni uscirà dalla maggioranza

Il Comune di Rimini non esce dal Ceis, chissà se Frisoni uscirà dalla maggioranza

Nel consiglio comunale di ieri il rappresentante di patto civico Davide Frisoni è tornato a chiedere che l'amministrazione comunale esca dal cda dell'asilo Italo-Svizzero e che la giunta decida in fretta sul trasferimento del Ceis. Ma si è sentito rispondere picche da due assessori.

Altro round fra Davide Frisoni di patto civico, che com’è noto fa parte della maggioranza di centro sinistra, e la giunta Gnassi. E’ accaduto ieri sera in consiglio comunale, quando Frisoni ha presentato una interrogazione sul tema che lo aveva già visto spingersi molto avanti nella commissione congiunta che si era tenuta ai primi di gennaio: “Fuori l’amministrazione comunale dal cda del Ceis”, aveva detto. E si era chiusa lì.

Lo ha ripetuto anche ieri: “Nei giorni scorsi si è tenuta la commissione congiunta su anfiteatro e Ceis dove ho messo in evidenza come la presenza nel cda di membri designati dal sindaco, forze politiche e sindacati, creino confusione di ruoli e non aiutino una serena valutazione di tutto ciò che riguarda questa esperienza educativa. Quando nel 1946 la giunta decise di mettere nel consiglio del Ceis un rappresentante delle istituzioni cittadine, questa scelta si giustificava col fatto che solo un politico all’epoca poteva mantenere rapporti istituzionali con lo Stato svizzero, per potersi garantire da quel Paese l’arrivo delle economie necessarie per sostenere un progetto umanitario e gratuito. Già da tempo questa funzione non è più esercitata quindi la presenza della politica non ha più ragion d’essere, ritengo dunque che si tratti di una situazione da risolvere subito per procedere verso un rapporto chiaro tra privato e pubblico, che vada a stabilizzare una situazione da troppo tempo ambigua. Oppure si decida il contrario: siccome tutte le scuole private sono di interesse pubblico, visto il loro servizio alla collettività, si proceda con la presenza pubblica in tutte le istituzioni private”, ha aggiunto parlando di una “provocazione”.
E poi: “Ribadisco bene due concetti fondamentali: salviamo il Ceis dandogli una sede adeguata e definitiva, salviamo e valorizziamo l’anfiteatro romano, che ricordo essere l’unico recuperabile in Emilia Romagna, attraverso un percorso da concordare con il soprintendente e l’università di Bologna per la campagna di scavo. Lo stesso direttore del Ceis Giovanni Sapucci le scorse settimane ha dichiarato che loro il progetto ce l’hanno già pronto e aspettano di sapere solo dove poter costruire, addirittura hanno manifestato l’intenzione di partire già a giugno. Procediamo allora con le ferrovie per l’area di fianco al Settebello, purché celere e senza costi per il Comune. Vista la vitale e interessante discussione pubblica che si è aperta in quest’ultimo anno, domando quali siano le intenzioni della giunta, quindi chiedo: l’uscita della politica e dei sindacati dal cda del Ceis individuando il percorso più veloce per poter da subito procedere con un nuovo cda, per renderlo finalmente e totalmente privato quale dovrebbe essere; di individuare subito una locazione alternativa adeguata per far sì che da giugno 2019 il Ceis possa iniziare l’iter per la costruzione della nuova sede; fare un protetto di massima sullo scavo, recupero e valorizzazione dell’anfiteatro”. Il tutto in linea “col chiaro percorso tracciato in questo mandato: la cultura al centro della città e del turismo”.

A buttare acqua fresca sulla bollente interrogazione ci hanno subito pensato gli assessori Roberta Frisoni e Mattia Morolli.
La prima ha detto: “Stiamo parlando di due interessi pubblici fondamentali… Non stiamo parlando di una istituzione qualsiasi ma che ha contributo alla rinascita di questa città nell’immediato dopoguerra. E’ necessario fare una campagna di scavi che è tutt’altro che poco costosa, bisogna trovare innanzitutto le risorse, e poi risorse ben più ingenti per un vero e proprio progetto di valorizzazione. Non è che semplicemente si deve liberare l’area, bisogna prima avere un progetto di valorizzazione di quel luogo supportato anche dalle risorse economiche. Nel dopoguerra è stato fatto un patto pubblico-privato col Ceis per dare risposta immediata alle esigenze di orfani e famiglie che venivano dalla guerra. Non trovo affatto scandaloso che come istituzione, non come politica, il Comune di Rimini sieda nel cda del Ceis come siede da altre parti. La invito a leggere lo statuto e a capire le motivazioni per cui il Comune è presente negli organi di direzione del Ceis”.

Poi è toccato all’assessore alla scuola Mattia Morolli: “Anche nel ‘Baldini’ il Comune ha un suo rappresentante…, l’amministrazione non deve uscire dal Ceis perché questa realtà porta avanti un percorso didattico, sanitario, di cura, di attenzione, che è unico in Europa. Il comune di Reggio Emilia ben si guarda dall’uscire da Reggio Children, che come il Ceis promuove progetti internazionali ed educativi in tutto il mondo. Uscire dal Ceis sarebbe un grave errore strategico

Davide Frisoni non ha mollato la presa: “Non credo sia necessaria la presenza delle istituzioni perché il Ceis continui a svolgere la propria esperienza. E gli scavi possono essere fatti in maniera quasi gratuita attraverso un accordo con l’università di Bologna. Mi leggerò lo statuto…”. Pare evidente che i compagni di viaggio dell’esponente di patto civico non abbiano fretta di mettere mano all’anfiteatro, men che meno di interrompere la nomina di rappresentanti pubblici nel consiglio di amministrazione dell’asilo Italo-Svizzero. Chissà se Davide Frisoni incasserà in silenzio senza rompere le fila, oppure se non accetterà di essere trattato come un consigliere dell’asilo.

Fotografia: Anfiteatro romano, antro sotto le gradinate. Fotografia Soprintendenza alle Antichità dell’Emilia e della Romagna, [1937 o 1938], archivio Biblioteca Gambalunga.

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