Fuori la politica dal consiglio di amministrazione del Ceis. Che va trattato come qualunque altra scuola privata della città. Basta preferenze sleali. Parole e musica del consigliere di Patto civico. Che è stato contestato dai banchi della maggioranza e quasi applaudito da quelli della minoranza. Una maggioranza che sarà messa a dura prova dalla querelle su Anfiteatro e asilo Italo-svizzero.
“conflitto” di un Comune che esprime il presidente del Ceis. Comunque da oggi è tutto chiaro: “Sinceramente io non sapevo che il sindaco nominasse alcuni membri del cda del Ceis”, ha detto questo pomeriggio Frisoni prendendo la parola nella IV e II commissione consiliare congiunta che si è riunita per tornare ad occuparsi di Anfiteatro e Ceis con un “aggiornamento in merito alla situazione urbanistica e regolarità dell’occupazione degli immobili siti sull’area archeologica dell’anfiteatro romano di Rimini e progettualità futura per il recupero archeologico, utilizzo e promozione turistico/culturale dell’area medesima”. Così recitava il chilometrico ordine del giorno. E una volta appreso che c’è la manina del Comune fin dentro la gestione di un Ceis sul quale stanno venendo a galla opere realizzate senza titoli edilizi, Frisoni ha sentenziato: “Questa cosa non mi piace devo essere sincero, se una scuola è privata è privata, per cui io chiedo di valutare l’uscita del Comune da questa scuola privata. Io capisco che è una scuola storica, però ci sono altre scuole private che hanno 40 anni di vita e sempre nate da privati”. In un secondo intervento è stato ancora più netto: “Via la politica dal consiglio di amministrazione del Ceis. Il Ceis, in accordo con chi lo gestisce, va spostato, perché bisogna recuperare l’Anfiteatro: questo è il programma. Per fare tutto ciò occorre un progetto, altrimenti si parla di aria fritta. Apriamo un tavolo di discussione congiunto su cosa fare all’Anfiteatro e sullo spostamento del Ceis”.
Davide Frisoni (nella foto), esponente di Patto civico, non sapeva che il sindaco nominasse ben tre rappresentanti nel consiglio di amministrazione del Ceis, l’asilo Italo-svizzero. Strano, perché uno di questi fu anche Mario Erbetta, ex collega di Frisoni nella civica partorita da Sergio Pizzolante insieme a qualche esponente del Pd locale. Noi ci occupammo tre anni fa delNon solo. Frisoni ha definito “sleale” la “preferenza così evidente ad una scuola paritaria“, per cui, ha aggiunto, “su questo bisognerà fare un ragionamento immediato per togliere di mezzo problematiche di connivenze strane tra Ceis e Comune, sindaci e compagnia bella”, perché tutto questo “non aiuta”. Non sazio della mitragliata, ha anche lanciato qualche altra bombetta: “Se è una scuola privata che lo sia a tutti gli effetti e come tutte le altre. Su questo chiedo di valutare e di decidere subito, il tema va assolutamente affrontato”. Ancora: “Il Ceis è un valore per la nostra città” ma “non è l’unica scuola che lavora con l’handicap, lo fanno tutte le scuole”. Ancora: “Sono un grande sostenitore del recupero dell’Anfiteatro, credo che i tempi siano maturi per farlo e la seconda parte del nostro mandato (intendendo della maggioranza che sostiene la giunta Gnassi, ndr) debba andare in questa direzione: lo spostamento di questa scuola privata…” Perché, ha proseguito, “Rimini deve procedere nel recupero della sua identità e dei luoghi culturali. L’Anfiteatro è uno dei primi interventi da fare, da li può partire anche il recupero delle mura”. Fino ad assestare un altro colpo (trattandosi di un privato e anche di opere costruite senza titoli edilizi, “il Ceis deve demolire a proprie spese”) e porre un interrogativo polemico: “Anche per altri privati il Comune si fa carico di andare a recuperare tutta la documentazione come sta facendo per il Ceis? Per gli altri cittadini il Comune si comporta così?”
Le parole di Davide Frisoni sono suonate ancora più forti considerato che gli interventi iniziali degli assessori Roberta Frisoni e Mattia Morolli avevano intonato (soprattutto il secondo) la solita difesa a spada tratta del Ceis. E le espressione del volto dell’assessore alla scuola durante le bordate di Davide Frisoni sono state eloquenti. L’esponente di Patto civico, insomma, sull’Anfiteatro suona la carica e mette alle strette il sindaco e la giunta. E’ convinto fra l’altro che dagli scavi “potrebbero venir fuori molte cose importanti, ma al di là di quello che verrà portato alla luce l’importante è il recupero del luogo”. Frisoni ha detto che “le fondamenta delle strutture del Ceis sicuramente saranno andate ad intaccare le mura storiche dell’Anfiteatro. Non ha nemmeno nascosto la sua preoccupazione per il fatto che non siano state messe in bilancio risorse per passare dalle parole ai fatti su Ceis e Anfiteatro. Il quale “va recuperato per i riminesi, per la nostra storia ma per il mondo intero, considerato che è uno degli anfiteatri più grandi in Italia“.
Che l’aria in maggioranza sia parecchio tesa su questo punto, lo dimostra anche un altro tassello della commissione odierna. In finale ha preso la parola il consigliere del Pd Giovanni Casadei, in aperta polemica con Davide Frisoni: “E’ un diritto della città poter vedere riscoperto l’Anfiteatro, ma pur comprendendo l’importanza del bene in sé, fatico a considerarlo una priorità così assoluta ….non trovo urgente investire mezzi e risorse per l’Anfiteatro romano”. Poco prima l’assessore Frisoni aveva, tirando le fila del dibattito, fatto una apertura politica importante (non a caso sottolineata anche da Gioenzo Renzi di Fratelli d’Italia): “Maggioranza e opposizione hanno deciso che è importante, fondamentale, valorizzare l’Anfiteatro romano, questo mi pare che ce lo possiamo dare come punto condiviso …”. Condiviso dalla minoranza ma non da tutti nel Pd. Un bel caos. E Davide Frisoni ha pure rimbeccato Casadei: “non sarà importante per il consigliere Casadei ma è importante per me recuperare quel luogo storico; l’Anfiteatro non si può spostare ma il Ceis sì. Fuori la politica dal Ceis, basta ideologie su quel luogo, quella è una scuola come tutte le altre”. Torneremo sulla commissione odierna, ricca di altri colpi di scena e di chiarimenti su aspetti cruciali relativi alla struttura che occupa dal 1946 un bene archeologico sul quale non si sarebbe potuto piantare nemmeno un ombrellone.
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