Il conflitto d’interessi di Gloria Lisi “salvato” dalla sentenza salva-casta

Il conflitto d’interessi di Gloria Lisi “salvato” dalla sentenza salva-casta

Le reazioni di Luigi Camporesi e Carlo Rufo Spina alla inchiesta di Rimini 2.0 sull'assessore al Welfare del Comune di Rimini. “Nulla di personale

Le reazioni di Luigi Camporesi e Carlo Rufo Spina alla inchiesta di Rimini 2.0 sull’assessore al Welfare del Comune di Rimini.

“Nulla di personale contro il vicesindaco, tuttavia questo è il genere di conflitti di interesse (de jure o de facto poco importa) che ritengo debbano assolutamente essere combattuti”. Chi parla è Luigi Camporesi, consigliere comunale del movimento 5 stelle fino al novembre 2014 ed attualmente impegnato a presentarsi con un nuovo soggetto alle elezioni amministrative della prossima primavera. “Una nuova amministrazione deve lavorare non solo per fare in modo che questi fatti non accadano più nella pratica, ma anche affinchè la percezione pubblica sia tale. E’ indispensabile anche per rimettere in moto la libera impresa nel territorio”, aggiunge Camporesi.
Dice la sua anche Carlo Rufo Spina, da pochi giorni entrato nel ruolo di responsabile di Forza Italia a Rimini, di professione avvocato e che ben conosce la vicenda del conflitto d’interessi sollevato nel caso di Gloria Lisi, che portò prima alla sentenza del Tribunale di Rimini e poi della Corte d’Appello: “La questione Lisi era stata da noi (al tempo come PDL, e in particolare da me come tecnico) portata all’attenzione dei riminesi 5 anni fa! Il contenuto dell’inchiesta di Rimini 2.0 esprime esattamente quello che avevano provato a dire i ricorrenti popolari con il ricorso ex art. 70 del Tuel”, attacca. “Va fatta una piccola precisazione: in realtà la norma nulla dice sulla disciplina degli assessori esterni (quali la Lisi), essendo la legge sulla incompatibilità ancora modellata al periodo in cui tali assessori esterni non erano contemplati, in quanto gli assessori così come il sindaco dovevano essere prima consiglieri comunali e scelti tra questi. Comunque quando si dice che la forma è salva, è vero. Ma lo è non in virtù di una legge (il che sarebbe una cosa), ma della solita sentenza interpretativa e salva-casta della Cassazione (la n. 2490 del 2000). Questa sentenza a noi era ovviamente ben nota, ma speravamo che il Tribunale, comprendendo l’assurdità dell’interpretazione, fosse tanto coraggioso da sconfessare la Cassazione. Le cose non andarono così e fu un azzardo, lo ammetto. Ma il tema, che è molto tecnico e non si può certo sintetizzare in poche righe, ha messo in luce proprio quello che anche voi scrivete, e cioè che la sostanza non è salva. Ovvero il conflitto di interessi, di cui la sinistra ha sempre fatto una colpa agli altri, non vale quando riguarda se stessa. E si badi bene, in Italia in generale e a Rimini in particolare i conflitti di interesse sono sempre stati appannaggio della sinistra, ma si fa finta di non vederli o, forse, conviene non vederli”.
Un’ultima chiosa da parte dell’esponente di Forza Italia: “Il nuovo amministratore della Madonna della Carità fu nominato solo il 20.06.11, il che vuol dire che le dimissioni della Lisi (presentate come avete giustamente detto voi il 16) non ebbero pieno effetto fino a tale data. Il che vuol dire, quindi, che vi furono tre giorni di sovrapposizione tra il suo ruolo di assessore e legale rappresentante dell’associazione/cooperative in oggetto, e anche questo fu oggetto di discussione al processo. In ogni caso oggi la Lisi non potrebbe essere un consigliere comunale, ma in virtù della sentenza della Cassazione sopra ricordata, può legittimamente fare l’assessore esterno e movimentare tutti quei milioni di euro pubblici”.

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