Il nuovo Piano spiaggia fa marcia indietro sugli accorpamenti

Il nuovo Piano spiaggia fa marcia indietro sugli accorpamenti

Da anni viene ripetuto che la rigenerazione del comparto balneare deve passare anche attraverso l'aggregazione degli stabilimenti balneari, ma lo strumento urbanistico al quale la giunta Sadegholvaad sta lavorando va in un'altra direzione. Stravolgendo i fondamentali normativi del Pubblico Demanio Marittimo. L'intervento di Stefano Casadei, segretario provinciale di Azione Rimini.

Per comprendere le linee guida di questo Piano è sufficiente leggere le poche righe sotto riportate estrapolate dal Piano stesso a pagina 4:

MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI INTERVENTI
«Vengono presentate le modalità di attuazione previste dal Piano, e le relative premialità in caso di micro-aggregazione e macro-aggregazione. In questa fase si prevedono micro e macro-aggregazioni definite dal piano. I partecipanti, rispetto a tale impostazione, fanno notare che i motivi di fallimento del vecchio piano sono stati dovuti proprio all’imposizione delle aggregazioni tra bagni. Per cui gli accorpamenti dovrebbero avvenire in maniera naturale a seconda delle esigenze dei concessionari. Si mostrano favorevoli alla creazione di schemi tipologici di indirizzo, ma con la possibilità di adottare altri schemi laddove si presenti la necessità. Si consiglia di non imporre le aggregazioni, ma puntare sulla premialità, incentivando i bagnini ad unirsi e creare situazioni nuove ma senza essere indotti da un “obbligo”».

Nel testo citato c’è tutta l’assurdità e l’inadeguatezza politica di questo Piano che in qualche modo configura come “diritto naturale” le esigenze dei concessionari.
Si potrebbe obiettare che l’enunciazione citata è riferita a dei “generici partecipanti alla fase costitutiva del Piano”, ma se quella che dovrebbe essere una semplice osservazione diventa poi de facto il principio fondante e sostanziale del Piano, significa che in pratica si sono stravolti i fondamentali normativi del Pubblico Demanio Marittimo.
È bene ricordare che trattandosi di pianificazione avente come oggetto beni pubblici il principio a cui ci si dovrebbe ispirare è ovviamente l’interesse pubblico, ossia gli interessi generale dei cittadini e non della categoria dei concessionari.
Leggendo il testo si evince invece che persino quel 20% di spiagge libere imposte dalle norme non viene definito, rimanendo subordinato alla teorica evoluzione dell’aree concesse.
C’è poi anche da sottolineare che ponendo le aggregazione (macro e micro zone) come prerogativa volontaristica, il Piano ha obbligato a porre come base organizzativa formale l’attuale stato di fatto, ciò significa che in caso di bandi, i lotti di gara non potranno che fare riferimento alle singole concessioni già in essere e quindi ad una frammentazione assai poco funzionale allo sviluppo di idee e realizzazioni di ampio respiro in grado di competere nel mercato turistico nazionale ed estero.
Una strategia organizzativa rigida e miope soprattutto se si pensa che con la normativa europea Bolkestein tutte le concessioni verranno azzerate, il nuovo piano avrebbe potuto svilupparsi su un foglio bianco, definendo gli stabilimenti balneari con dimensionamenti e modalità costruttive predeterminate in funzione delle esigenze di una moderna offerta turistica, rendendo il progetto davvero appetibile per i futuri concessionari/imprenditori e quindi creando i presupposti per una reale concorrenza di mercato di cui avrebbe beneficiato tutta la comunità.
Tralasciamo solo per necessità di sintesi le problematiche legate alla mobilità e viabilità che questo Piano lascia sospese e che probabilmente aggraverà ulteriormente, così come rimandiamo ad ulteriore approfondimenti le idee alternative che il gruppo Azione Rimini avrebbe potuto offrire nella fase costitutiva del Piano per renderlo davvero uno strumento efficiente di crescita e progresso per la nostra Città.

Stefano Casadei
Segretario provinciale Azione Rimini

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