La legge ‘fascistissima’ contro i gadget fascisti? Tutta opera di Andrea Gnassi

La legge ‘fascistissima’ contro i gadget fascisti? Tutta opera di Andrea Gnassi

Il Sindaco di Rimini, l’onorevole Fiano e il consigliere regionale Nadia Rossi pensano di poter scrivere la Storia come piace a loro. Chi divulga la foto del Duce via Internet è degno di galera, chi inneggia a Stalin e al ‘Che’ merita gli applausi. Benvenuti nella fantapolitica, dove un paio di turisti e quattro tifosi del Verona calcio riescono a far modificare il codice penale.

La dittatura del buonismo colpirà crocefissi e santini
Tra poco metteranno al bando la Croce e vieteranno la vendita dei ‘santini’ e delle catenelle con crocefisso appresso, appeso. Perché? Beh, sapete quanta gente è andata all’altro mondo – senza avere particolare fede nell’al di là – a causa della Croce, vi devo ricordare gli stermini operati dai bravi soldati ‘nel nome di Cristo’? La dittatura del buonismo non ammette deroghe. E ora, i buonisti radunati in falange, si sono inventati una legge ‘fascistissima’ con cui riscrivere la storia.

Mussolini niet, Stalin yes
Veniamo ai fatti. Ieri la Camera ha approvato la proposta di legge dell’onorevole Emanuele Fiano, affiliato al PD. La proposta di legge, presentata due anni fa, il 2 ottobre 2015, punisce “Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici”. Insomma, rischi il carcere se stappi con gli amici una bottiglia di vino con su affissa l’immagine del Duce. Rischi il carcere se vendi simile bottiglia. Rischi il carcere se mandi via mail una foto del faccione del Duce ai tuoi amichetti di Rete. Anche se ‘propagandi’ una immagine di Mussolini agli amici, allo scopo, chessò, di fare una goliardata, rischi il carcere. Insomma, la Camera si è arrogata il diritto – che di solito si pigliavano i dittatori, i ‘mussoliniani’ – di decretare cosa, nella storia universale e patria, è degno di memoria e cosa è degno di carcere. Il fatto è gravissimo perché costituisce un precedente che fa rabbrividire e potrà essere strumentalizzato, con sonora serenità, a destra e a manca. La Camera ha deciso che il fascismo è brutto&cattivo, che divulgare immagini del Duce è un gesto di propaganda che vale la reclusione, ma accetta l’etica sovietica, la vendita dei manifesti di Stalin e delle spillette con sopra Lenin, accetta le maglie con sopra l’icona del ‘Che’, uno che ha ucciso una quantità di poveracci, e accetta i simboli dell’Islam, perché, guarda un po’, nel nostro Paese vige la libertà di professare la religione che più ci piace ma non c’è la libertà di studiare la Storia.

I 4 tifosi che fecero la storia…

La cosa grottesca è che se si leggono le motivazioni e le ‘prove’ schiaccianti redatte da Fiano a introduzione della proposta di legge, ci si rende conto che sono davvero sciocche. Fiano fa riferimento a “quattro tifosi scaligeri ripresi dalle telecamere nell’atto di compiere il saluto romano durante la partita di calcio Livorno-Hellas Verona del 3 dicembre 2011, valida per il campionato di serie B”, e chi se li ricorda?, ma che razza di prova provata è questa tale da interferire con il codice penale? Infine, cita le bottiglie di vino con il faccione del Duce impresso sopra. “Altrettanto grave e non derubricabile a un mero fatto di folklore è tutta la complessa attività commerciale che ruota intorno alla vendita e al commercio di gadget o, ad esempio, a bottiglie di vino riproducenti immagini, simboli o slogan esplicitamente rievocativi dell’ideologia del regime fascista o nazifascista. Sono ormai frequenti i fatti di cronaca che riportano la denuncia e lo sconcerto da parte di turisti in viaggio nel nostro Paese che si trovano di fronte a vetrine che pubblicamente espongono oggetti o immagini che si richiamano a tali ideologie”. Occorre che Fiano specifichi cosa intenda per l’aggettivo complessa connesso alla vendita delle bottiglie di vino con su il Macellone. E che faccia degli esempi un po’ più dettagliati dei frequenti fatti di cronaca che riguardano turisti inorriditi di fronte alle vetrine che propongono le bottiglie di vino con su il visone del Dux. Se non ti piace quel vino e quell’immagine – e a me, lo ribadisco, non piace né quel vino né quel viso – cambia negozio. Detto altrimenti: la Camera introduce un articolo nel codice penale (il 293-bis) perché nel 2011 quattro tifosi del Verona hanno fatto il saluto romano durante una partita di Serie B e perché qualche turista si è sentito offeso nel vedere che alcuni negozi vendono i poster del Duce e le bottiglie di vino ‘fasciste’. Che minchiata colossale. Il povero Vittorio Ferraresi, giovane (classe 1987) deputato del M5S, relatore di minoranza, nonostante il buon senso (“Ebbene, va subito detto che il testo all’esame dell’Assemblea, se pur con intenti astrattamente condivisibili, introduce una norma che contraddice la prevalente giurisprudenza, dando luogo a misure potenzialmente e sostanzialmente arbitrarie o liberticide, che mal si coordinano con la vigente normativa ‘anti-fascista’”) non è riuscito a frenare le orde barbariche del PD. Speriamo ci pensi il Senato.

Tutta colpa di ‘Gnassing’ e di due turisti stranieri

Ovviamente, i governanti riminesi esultano. Nadia Rossi, già fida ‘assessora’ durante la dittatura, pardon il governo Gnassi Uno, è dal novembre 2015, fedelissima all’onorevole Fiano, che spinge in Regione, convinta che “il commercio e la diffusione di tali beni e prodotti, evocanti il regime nazista e fascista, ha una funzione evidentemente propagandistica”, “affinché il reato di apologia del fascismo venga inserito nel codice penale”. Nel luglio di quest’anno, poi, il Sindaco Andrea Gnassi, dopo gli inchini all’onorevole (“con grande soddisfazione, approda finalmente alla Camera dei deputati la proposta di legge presentata dal parlamentare Emanuele Fiano”), spavaldamente si è preso la paternità della proposta di legge, ‘fascistissima’: “Esattamente due anni fa, nel luglio 2015, decisi di prendere carta e penna e sottoporre ai parlamentari italiani, e agli esponenti riminesi per primi, la necessità di intervenire per ampliare, aggiornare e rendere più stringente la legge Scelba (del 1952) per il contrasto ai reati di propaganda e apologia del fascismo, anche tramite il divieto di realizzare e vendere gadget e immagini. L’episodio che allora innescò l’intervento del Comune di Rimini fu la protesta di due giovani stranieri per le immagini evocanti Mussolini e Hitler, veicolate attraverso gadget e mercanzia varia in alcuni negozi della città”. Ergo: quattro tifosi del Verona che fanno il gesto romano e la “protesta di due giovani stranieri” danno avvio a una proposta di legge e all’aggiunta di un nuovo articolo nel nostro codice penale. Alla faccia, è più facile far passare una legge alla Camera che avere un appuntamento da Gnassi. Il trio dei neofascisti dell’antifascismo, Fiano-Gnassi-Rossi, ricordano tanto il pio Palmiro Togliatti che si felicitava per la barbara uccisione di Giovanni Gentile (nella cui riforma scolastica, sostanzialmente, navighiamo ancora, nessuno ha saputo fare meglio), definito “una canaglia”, “il traditore volgarissimo”, il “bandito politico”, il “camorrista corruttore di tutta la vita intellettuale italiana”, il “traditore della patria”, il “gerarca corruttore e corrotto”. “L’esecuzione di Giovanni Gentile”, scriveva Togliatti su l’Unità, “è una vittoria del nostro paese nella tragica lotta in cui esso è oggi impegnato; è un trionfo della causa della giustizia”, l’uccisione del filosofo è descritta come un “atto di risanamento della vita del nostro paese”. Togliatti era felice che i ‘suoi’ avessero ucciso Gentile, la Camera sarà fiera di aver ucciso la Storia.

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