Quale messaggio può trasmettere un simulacro del genere, solitario, messo dov’è tanto per appiccicarlo da qualche parte senza un contesto logico?
Rieccolo. Dopo la versione calpestabile spiaccicata su qualche marciapiede cittadino, ora Sigismondo Malatesta – il vero e unico signore di Rimini – festeggia mestamente il proprio anniversario di nascita pure in quella appesa; come un salume a maturare. Ci si chiede quale messaggio possa trasmettere un simulacro del genere, solitario, messo dov’è tanto per appiccicarlo da qualche parte senza un contesto logico. Difficile da capirsi per la persona comune e non solo, poi sorge spontanea una domanda.
Chi non conosce il personaggio, non si pone alcun problema di chi sia ma del perché se ne stia appeso lì senza un senso; coloro – pochi – che ancora amano il pericolante patrimonio storico cittadino, pur conoscendo la figura storica, si pongono la stessa domanda. Tutti d’accordo quindi, anche se ognuno dal proprio punto di vista; e tutti concordi poi nel rilevare la banalità di certe operazioni e dei costi con i quali sono sostenute. Ma in questo caso è poca cosa rispetto ai danari che si stanno gettando in operazioni di sfregio ai nostri beni culturali, e qui trattasi solo di una piccola tessera che, assieme a quelle più grandi, compone il mosaico della cultura nell’era gnassiana; e fa comprendere quale essa sia, casomai ce ne fosse ancora la necessità.
Salvatore De Vita
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